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CITTÀ DI TORINO,

Carta Tecnica Comunale

, Quadranti n. 156 09 2 e 156 09 3, tav. n. 16 (riprodotta in scala 1:25000).

PERIMETRO

Fiume Po (corso Casale), corso Giuseppe Gabetti, piazza Hermada, strada comunale Val San Martino, corso Alberto Picco, piazzale

Villa della Regina, corso Giovanni Lanza, via Vittorio Amedeo Gioanetti, fiume Po (corso Moncalieri).

FORMAZIONE

ORIGINE E SVILUPPO

Nel tempo, il borgo presenta un duplice tipo d’insediamento lungo le rive destra e sinistra del Po. Per la zona pedecollinare – in destra

di Po –, il riferimento ai borghi deve, in prima istanza, tener conto di alcuni elementi di aggregazione (cascine o vigne), in vicinanza di

una strada che porta al contado. Per la zona pianeggiante – in sinistra di Po –, il riferimento ai borghi deve, inizialmente, tener conto

di un’edilizia costiera che dà luogo a fragili parti urbane extramurali. Tutto ciò nel senso che, in destra di Po, da un insieme agricolo, di

cascine ed edifici annessi, e manifatturiero o signorile, di vigne (la Vigna della Regina è legata alla corte sabauda), si passa a un sistema

urbano complesso; dapprima, tale sistema urbano è organizzato lungo un itinerario, con aspetti residenziali e produttivi, che parte da

un tratto di corso Moncalieri (già strada di Piacenza), passa per via Monferrato (già via Casale) e continua in corso Casale (percorso già

relativo alla strada Reale di Casale), fino a via Ornato (tratto urbano di strada della Valle di San Martino); poi, nel corso dell’Ottocento,

tale sistema urbano denota anche la presenza di aspetti monumentali e di elementi primari per attrezzature di servizio, che risultano

legate: sia alla costruzione del ponte in pietra, voluto da Napoleone (poi, denominato ponte Vittorio Emanuele I), quale efficiente

infrastruttura di collegamento non solo locale, ma – nella visione europea napoleonica – per dare continuità alla strada che da Parigi

porta a Napoli; sia a tipi di controllo normativo, per il filtro daziario e per i piani regolatori parziali che sono interni alla cinta. In sinistra

di Po, gli elementi di modernizzazione e controllo delle sponde fluviali – quali sono, per esempio, i murazzi – tendono a ridurre le fragili

presenze borghigiane costiere alla stregua di qualche

enclave

, poi demolita (nota come borgo del Moschino).

La normativa daziaria, che sottende le norme urbane di piano ed edilizie di progetto, con l’ausilio della prima cinta nel secondo

Ottocento e della seconda cinta nel primo Novecento individua i limiti di confine del borgo e produce un significativo “effetto città”,

che – entro cinta – si accosta alle parti del citato preesistente nucleo borghigiano: la normativa daziaria ingloba il perimetro del nucleo

borghigiano, riplasmandone le facciate degli edifici e, a volte, anche gli spazi interni.

Soppressa la cinta (1930), le successive indicazioni di piano – ormai libere dal vincolo daziario – precisano l’assetto viario precedente.