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L'isolato lungo corso Moncalieri, a sud della chiesa della Gran Madre di Dio, è costituito da architetture personalizzate dal ritmo delle aperture

di facciata e degli abbaini, mentre sul retro, in via Bonsignore, permangono i tagli irregolari delle antichi lotti, in contrasto con la compostezza

architettonica dell'edificio aulico.

“fuori porta” e uno stretto rapporto con il verde dei giardini e della collina. Un interessante connubio tra realtà diverse, dunque,

in cui l’atmosfera materiale e immateriale caratteristica del borgo unisce in un’unica immagine ambientale gli edifici più antichi,

di semplice fattura architettonica, con le elaborate palazzate ottocentesche (quali quelle di piazza Gran Madre), o ancora con le

palazzine e ville di gusto Liberty o eclettico che caratterizzano in particolare le strade della zona pedecollinare, mentre gli edifici

sorti dagli anni cinquanta del Novecento sino a oggi, pur proponendo soluzioni volumetriche nettamente differenti rispetto a quelle

dell’edificato antecedente, attenuano il contrasto con la mediazione del verde.

La disomogeneità edilizia che caratterizza le strade e gli spazi del borgo testimonia la storia della sua formazione, mantenendo i

segni sia dei fabbricati più antichi appartenenti al nucleo attestato sul ponte di collegamento con la sua appendice in sinistra Po (poi

“borgo del Moschino”) e con la città aulica, sia di quelli delle successive fasi di formazione e completamento del tessuto urbano. Tali

fasi, concretatesi tra Otto e Novecento con tempistiche meno veloci rispetto a quelle di altri borghi, hanno lasciato spazio a quella

musicalità corale di stili diversi che è propria di Borgo Po.

La stessa piazza Gran Madre di Dio, fulcro principale dell’insediamento, propone la convivenza contrastante tra il raffinato rigore

compositivo dell’imponente chiesa e degli edifici che la circondano in parte, progettati da Ferdinando Bonsignore (1823), e alcune

irregolari e minute case tra le più antiche che, sul fronte nord, spezzano l’impostazione aulica ambita dal noto architetto per l’invaso.

Anche in altre parti la piazza è completata da fabbricati con caratteri diversi dal composto neoclassicismo centrale, come ad esempio

il complesso anticamente della fabbrica sul lato meridionale, nonché i blocchi edilizi novecenteschi dell’isolato in affaccio su corso

Casale, posti in pseudosimmetria con quelli del Bonsignore, dall’architettura formalmente semplice, ma con una propria identità

forte, creata principalmente dal ritmo cadenzato e regolare dei fronti strada.

Nel settore che dalla piazza si sviluppa da entrambi i lati sui corsi lungo il fiume Po si riscontrano fronti strada continui, in cui edifici

con caratteri stilistici non sempre omogenei si susseguono con una certa uniformità grazie al ritmo serrato delle aperture di facciata

e degli abbaini, in grado di compattare in un’immagine unitaria costruzioni con altezze disuniformi. Particolarmente caratteristica

è la zona intorno a via Monferrato (antico tratto stradale verso Casale), costituita da edifici per lo più ottocenteschi, all’interno dei

quali si inseriscono singoli interventi di periodi successivi, e si scoprono i resti dei più antichi fabbricati sei-settecenteschi del piccolo

borgo di pescatori e lavandai, individuabili entro il tessuto o nei cortili, o ancora altri settori particolari, come quello intorno a via

Ornato, che hanno conservato integri i caratteri borghigiani. Man mano che ci si allontana dal nucleo centrale, diviene sempre meno

significativa la continuità dei fronti, spezzata dall’alternanza di volumetrie disomogenee e da spaccature con inserti verdi all’interno

degli isolati, che accentuano ancor più le differenze stilistiche dei fabbricati.

Borgo Po è comunque ancora oggi un ambiente affascinante e ricco di storia, che ha mantenuto i segni di quel piccolo borgo che

a partire dall’Ottocento si è ampliato diventando una parte integrante della città: un borgo che ha accolto dapprima i luoghi e le

persone coinvolte nelle lavorazioni artigianali e industriali tipiche di un’area “fuori porta”, e in seguito si è convertito gradualmente

in una delle zone residenziali più prestigiose e ricercate di Torino, dando una risposta formale alle esigenze di trasformazione sociale

prevalse a partire dal XIX secolo nella capitale subalpina.