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CITTÀ DI TORINO,
Carta Tecnica Comunale
, Quadranti n. 156 09 4 e 156 09 3, tavv. n. 11 e 16 (riprodotta in scala 1:25000).
PERIMETRO
Corso San Maurizio, rondò Francesco Rivella, corso Regio Parco, fiume Dora Riparia (lungodora Siena), corso Tortona, piazzale Regina
Margherita, fiume Po (lungopo Machiavelli e via Murazzi del Po).
FORMAZIONE
Il borgo appartiene al tipo del luogo borghigiano esterno e vicino al sedime della cerchia fortificata (cerchia spianata e successivamente
demolita prima dell’insediamento del borgo), e poi interno alla prima cinta daziaria.
Il nome, secondo quanto riprende da altri studi il giornalista Pietro Abate-Daga nel 1926, deriva: o dalla corruzione del vocabolo
“fanghiglia”, in ricordo dello stato paludoso del terreno; o dalla successiva trasformazione di “Gunchilla”, in “Vuinchilla”, “Vinchilia” o
“Vincaja”, luogo pieno di giunchi (in piemontese,
vench
), come dovevano essere tali paraggi acquitrinosi.
Alla fine dell’Ottocento, in Consiglio comunale era stata più volte sollevata la questione della convenienza o meno di sopprimere
la denominazione di borghi per gli ampliamenti della città entro cinta; il Consiglio aveva già discusso il ricorso degli abitanti e dei
proprietari di immobili in Vanchiglia, i quali chiedevano che a quel borgo si desse il nome di regione Regina Margherita; ancora in
Consiglio, si segnalava che per alcune parti della città era conservata la «brutta» denominazione di borgo, e si proponeva di dividere
la città in quartieri; la denominazione di borgo è tuttora in uso comune, anche se soppressa nella cartografia per le parti urbane che
erano interne alla prima cinta daziaria.
La pianificazione di questo luogo è dovuta a Carlo Promis (
Piano per la Regione Vanchiglia
, nell’ambito del
Piano di Ingrandimento della
Capitale
, 1852), ed è attuata secondo una maglia viaria regolare, racchiusa in un triangolo, oggi compreso fra i corsi Regina Margherita
e San Maurizio e il lungopo Machiavelli; l’ortogonalità del reticolo viario si appoggia sia alla preesistente piazza poi denominata
Vittorio Veneto, sia a preesistenti vie, poi denominate Montebello e Rossini: queste due parti urbane si accostano in largo Montebello,
che risulta uno snodo viario in forma di rondò. Il piano di Promis per Vanchiglia – quale parte di un piano più vasto – conferisce una
sorta di
town design
, fondato sul principio dell’addizione integrata, al citato triangolo del borgo: tale piano, che delinea per quella
parte di città una forma definita e chiusa, precede la localizzazione della prima cinta daziaria (1853).
Dopo il progetto e la realizzazione della cinta e l’adozione del
Regolamento per l’Ornato
(1862-1912), alla zona triangolare pianificata si
accosta una zona con qualche attrezzatura, che conferisce all’insieme delle due zone urbane un carattere di connessione borghigiana,
a causa di un
mix
di tipi edilizi con diverse destinazioni d’uso: per la residenza, la produzione e i servizi.
La prima cinta daziaria e le norme a essa connesse definiscono le modalità di costruzione della città entro cinta, attraverso il filtro dei
livelli di controllo normativo e del dazio fiscale: quindi – dal punto di vista della storia urbana –, per la zona destinata alla produzione
e ai servizi – che si accosta a quella pianificata da Promis –, pare plausibile un accorpamento al borgo Vanchiglia, e non alla borgata