

Borgo San Paolo è lo specchio della vita intensa e dei costumi della classe lavoratrice moderna. È come una città
operaia sorta e rapidamente cresciuta a fianco dell’antica capitale d’Italia, non per secessione o per avulsione,
ma per circostanze speciali di lavoro e di economia.
Abate Daga, 1926, p. 9
1. Tre immagini della borgata (borgo) San Paolo, sentita come “Torino Nuova”, emblema della città, eminentemente industriale,
in crescita ed espansione rispetto all’area centrale. Da un lato la vecchia “Barriera di S. Paolo” della prima cinta daziaria, dall’altra
l’importante via Monginevro, già direttrice storica di rilievo, che ricalca, anche nella conformazione attuale, una antica strada vicinale
di collegamento fra la città e il territorio extraforaneo. L’allineamento di piccole palazzine e di edifici di altezze disomogenee pare
ancora oggi confermato.
2. L’incrocio (qui definito “crocicchio”) tra le vie Cesana, Villafranca (oggi Di Nanni) e Monginevro, esempio lampante dell’organizzazione
non a maglia ortogonale, ma secondo un impianto radiale, della struttura urbanistica della borgata.
3. Il deposito e le rotaie interne al grande comprensorio delle OGR (Officine Grandi Riparazioni), all’inizio degli anni ottanta del secolo
passato, esteso comparto produttivo (edificato a partire dal 1884) posto a margine della borgata e di grande rilievo per lo sviluppo della
stessa.
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