Biblioteche scolastiche e biblioteche scolastiche circolanti
Nate spontaneamente nelle classi già a fine Ottocento, le biblioteche scolastiche vengono rese obbligatorie per legge nel 1911. Accanto a queste, le scuole torinesi ospitano anche le biblioteche scolastiche circolanti aperte nel 1914 come “succursali” della Biblioteca civica Centrale.
Se nel 1917 la creazione di “bibliotechine di classe” diventa obbligatoria per legge (d.l. n. 1521 del 2 settembre 1917), le scuole di Torino se ne dotano ben prima, grazie alla volontà degli insegnanti, al supporto dai vari patronati scolastici e ben presto anche dell’Amministrazione Comunale. L’ipotesi di creare biblioteche pubbliche circolanti è avanzata nel 1893 da Alberto Geisser (Deve Torino avere una Biblioteche Pubblica Circolante?, Torino, Tipografia del Collegio degli Artigianelli, 1893) e seguita dal suggerimento di Pomba, che chiede al Municipio di creare una propria biblioteca comunale, non solo a uso degli alunni delle scuole comunali ma di tutti i cittadini. Sulla scia di questi suggerimenti apre a Torino la Biblioteca Civica Pubblica. Pochi anni dopo si avverte la necessità di disporre di sedi decentrate. Nascono così le biblioteche municipali circolanti, che hanno come sede i compartimenti scolastici: nel 1914 si aprono presso le scuole De Amicis, Manzoni e Pestalozzi, l’anno successivo presso le scuole di Regio Parco, Barriera di Nizza e Vanchiglia, nel 1916 in quelle di Borgata Vittoria, Borgata Po, Cavoretto, Pilonetto. Nel 1924 è la volta delle scuole nei quartieri Lucento, Crocetta, Madonna del Pilone, Sassi e Madonna di Campagna; nel 1927 si apre la biblioteca scolastica circolante presso la Rayneri e infine nel 1934 in Regione Barca. Esse sono gestite fino al 1937 -quando passano sotto la direzione della Biblioteca Civica Centrale- dal Consorzio provinciale per le biblioteche di Torino, creato nel 1906 e divenuto nel 1911 Consorzio Nazionale per le biblioteche. Alla guida di questo ente vi sono Paolo Boselli, Ildegarde Occella e Alberto Geisser, quello stesso Geisser che a proprie spese aveva pioneristicamente aperto nel 1896 una biblioteca circolante per docenti e allievi presso la scuola Monviso (attuale Carducci).
Intanto la legislazione nazionale emana nel 1908 e 1909 il regolamento per le Biblioteche speciali governative non aperte al pubblico, situate in Istituti di istruzione superiore e Istituti di belle arti, e nel 1911 le norme per l’istituzione, l’ordinamento e il funzionamento di bibliotechine scolastiche. Si arriva dunque alla citata legge del 1917 che stabilisce che “la biblioteca scolastica e l’annessa biblioteca popolare sono di proprietà del Comune e poste sotto la diretta sorveglianza e responsabilità di ciascun maestro”, rendendole obbligatorie in ogni classe a eccezione della prima elementare.
Se le biblioteche scolastiche circolanti sono quindi destinate a un pubblico generico e aperte a tutti, le bibliotechine scolastiche, talvolta organizzate per ogni singola classe, sono formate con la collaborazione degli alunni e solo a essi riservate: così venivano descritte, già a fine Ottocento, dall’insegnante Serena Faccini della scuola Rosmini di Torino, “sono composte da circa 50 volumetti. Essi sono altrettanto buoni e sinceri amici […], sono cinquanta discreti consiglieri”¹ . Ogni alunno mette a disposizione i libri che conserva a casa e talvolta i genitori ne acquistano di nuovi apposta per la bibliotechina.
Vi è un registro su cui si annota l’entrata dei libri: viene nominata tra le alunne la Segretaria della biblioteca e ogni settimana a giorno fisso si fa la distribuzione dei libri.
L’onere economico delle biblioteche di classe ricade quindi su associazioni di alunni o si appoggia a donazioni: il suggerimento ministeriale è quello di chiedere agli alunni delle scuole urbane il versamento di dieci centesimi ogni mese e di cinque nelle scuole rurali, con esonero per i ragazzi provenienti da famiglie più povere.
Mentre sono note le vicende delle biblioteche scolastiche in anni recenti, quelle municipali circolanti funzionano con sempre maggiore successo fino alla Seconda Guerra Mondiale, quando i bombardamenti sulla città danneggiano gravemente alcune scuole sedi di biblioteche, decretando la dispersione di queste ultime. Nei registri della scuola Gabelli, per esempio, si trova testimonianza dell’impegno degli alunni nel ricostruire la biblioteca di classe dopo la sua distruzione nel corso della guerra.
Note
¹ Direzione Generale delle Scuole, Questioni pedagogiche e didattiche trattate da insegnanti delle scuole municipali di Torino, Torino, Roux Frassati e C., 1898, pp. 150-156.
Bibliografia
- Questioni pedagogiche e didattiche trattate da insegnanti delle scuole municipali di Torino, Roux Frassati, Torino 1898 , pp. 150-156
- Viecca, Giovanni Ildebrando, Biblioteca circolante del civico compartimento Monviso: monografia, Vaccarino, Torino 1898
- Le biblioteche municipali popolari circolanti, in «Torino. Rivista mensile municipale», A. VI, n. 2, giugno, 1926, pp. 85-86 Vai al testo digitalizzato
- Istituto superiore di Magistero, Corsi di preparazione professionale per bibliotecari: anno accademico 1934-1935 - XIII, Bonis, [s.n.] 1934
- Sorbelli, Albano, Piccola guida per le biblioteche scolastiche e popolari, Ente nazionale biblioteche scolastiche e popolari, Roma 1941
- Castrovilli, Angelo - Del Vento, Nunzia - Seminara, Carmelo (a cura di), Scuole Gabelli e Pestalozzi. Registri: anni scolastici 1943-1945, Tipografia Castello, Torino 2005
- Cavallaro, Cristina, Da Alberto Geisser ad oggi, in «Biblioteche oggi», A. XXVII, n. 6, 2009, pp. 57-59
- Vecchiet, Romano, Alberto Geisser dimenticato e il cliché della biblioteca popolare, in «Biblioteche oggi», A. XXVII, n. 6, 2009, Milano, p. 59
- Grammatica, Alvise, Le biblioteche municipali circolanti di Torino, in «Torino. Rivista mensile municipale», A. XXV, n. 5, 1949, Torino, pp. 13-15
- Bedino, Chiara, La proposta di Alberto Geisser per una biblioteca circolante a Torino, Tesi di laurea, Università degli studi di Torino, Facoltà di Lettere e Filosofia, a.a. 2004/05, relatore Paolo Messina
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