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Parte seconda La preminenza sulle comunità del Piemonte (1418-1536)
la vendemmia: «tengono gli alberi così bassi, che il tronco non arriva al-
la cintura dell’uomo; le viti non sono un cubito alte da terra e sono tre
e quattro per albero; così tirate per i rami del detto albero, lo coprono
tutto e pajono tante macchie». Incuriosito, chiede spiegazioni e le ot-
tiene: «Dimandando io per che ragione tenessero quella maniera nel go-
vernare le vigne, mi dissero che a quel modo trovavano che le viti si con-
servavano più morbide, facevano più uva, ed essi facevano minore spe-
sa nel potarle, non avendo bisogno di tirarsi le scale dietro da un albero
all’altro». Appagato, oltrepassa «il fiume dello Stura per il ponte» e ri-
spettando il rigido rituale, entra in città. Uscendone, dopo una nottata
«all’osteria di San Giorgio»
34
e un pranzo ristoratore, per una strada
«molto sassosa», si dirige verso Rivoli; «la campagna intorno e il colle
[…] coperti di vigne»
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, descritti trent’anni prima da Jacques Le Saige,
gli si parano innanzi, ma ora il passo si affretta verso la meta, ancora
lontana.
Al disegno regolare dello scacchiere urbano, tracciato in base a cri-
teri funzionali antichi, la mente del viaggiatore associa la geometria del-
la campagna torinese, costruita sulla scorta di un più recente sapere tec-
nico e agrimensorio
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; più tardi, come è inevitabile, il ricordo confon-
derà nella memoria percezioni e immagini di un paesaggio razionale e di
una città non priva di seduzioni, connotati entrambi tra Medioevo e Ri-
nascimento da caratteri che a poco a poco il tempo e gli uomini hanno
quasi completamente cancellato.
34
Sulla prestigiosa osteria di San Giorgio, «dove usavano anticamente principi e baroni», si
vedano
cibrario
,
Storia di Torino
cit., p. 272;
g. claretta
,
Degli alberghi antichi di Torino e delle
impressioni avutene da viaggiatori illustri
, Pinerolo 1891, p. 14.
35
minucci
,
Descrizione di un viaggio
cit., p. 76.
36
comba
,
Paesaggi della coltura promiscua
cit., p. 31.