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Parte seconda La preminenza sulle comunità del Piemonte (1418-1536)
nommée San Giovanni, laquelle est tres belle, grande et spatieuse» e la
descrive: «il y a deux entrées, l’une qui est tout au bout, et de premie-
re arrivée regarde droict au maistre aultel, à laquelle se monte dix ou
douze marches de pierre de taille. L’aultre porte est petite et à main
droicte, devant laquelle y a un petit perron pour venir en l’eglise, et
soubz iceluy est ensepulturé
Clement Marot
». Del connazionale sepolto
in terra straniera, «le non pareil des mieux disans en vers», riporta per-
sino l’epitaffio in rima che ne celebra le doti poetiche.
La rievocazione della Torino quattrocentesca non si esaurisce tutta-
via con il riferimento alle architetture marmoree classicheggianti del
duomo, ma si completa con la segnalazione di luoghi e cose che ricon-
ducono ad un passato ancora presente e vivo: come la
doira
che scorre
lungo l’antico decumano, «par ceste ville cousle au milieu des principa-
les rues un petit bras d’eau de la Doria», o i mulini allineati lungo il fiu-
me – mulini da grano, battitoi per la canapa, gualchiere sui quali poggia
da secoli l’economia signorile e comunale –, «mesme sur ladicte eau, y
a dix ou douze molins tous proches et de suitte» o ancora come la mag-
gioranza delle strade, «carlées de brique», e delle case, «couvertes de
tuiles rondes en gouttierres l’une dans l’aultre», quasi tutte prive di ve-
tri alle finestre, protette la più parte da «chassyz de papier, ou bien de
toyle cyrée»
28
.
Indifferente alle testimonianze di una stagione conclusa, colpito sol-
tanto dallo scorrere della vecchia
doira magna
medievale, che ancora di-
vide per tutta la lunghezza come un solco, ripulendola, l’antica
strata pu-
blica
, «un ruisseau qui en emporte les immondices», il celebre Michel de
Montaigne sembra cancellare nel 1581, con il suo giudizio, le impres-
sioni positive degli osservatori che l’hanno preceduto
29
. Torino, di mo-
deste dimensioni, «petite», non tanto adagiata tra fiumi generosi, quan-
to «située en un lieu fort aquatique», edificata senza gusto né stile, non
accogliente né gradevole, «n’est pas trop bien bâtie, ni fort agréable», è
dunque nuovamente relegata nella mediocrità, da cui un modesto ver-
seggiatore veneziano la risolleverà, sul finire del Cinquecento, «bella Au-
gusta d’Italia alma Regina», seppure con diverso, soverchio intento
30
.
28
Sui caratteri della Torino bassomedievale si veda
comba
e
roccia
(a cura di),
Torino fra Me-
dioevo e Rinascimento
cit., in particolare i contributi di
m. t. bonardi
e
m. viglino
. Sull’attività
molitoria torinese tra
xiii
e
xvi
secolo, si veda
g. bracco
(a cura di),
Acque, ruote e mulini a Tori-
no
, Torino 1988, in particolare i contributi di
r. comba
,
m. t. bonardi
,
g. alliaud
e
a. dal ver-
me
,
s. benedetto
,
r. roccia
.
29
m. de montaigne
,
Journal de voyage en Italie
, in
id
.,
Œuvres complètes
, Paris 1962, p. 1336.
Sul giudizio relativo a Torino si veda
l. cibrario
,
Storia di Torino
, II, Torino 1846, pp. 751-52.
30
giulio cesare de solis
,
L’origine di molte città del mondo
, Venetia 1592, cc. 62-63.