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Parte seconda La preminenza sulle comunità del Piemonte (1418-1536)

C’è da chiedersi tuttavia se l’occhio critico dei due osservatori di ini-

zio secolo rifletta, senza deformarla, la realtà o non sia piuttosto velato

dal preconcetto. Un paio di testimonianze coeve contraddicono infatti

apertamente sia il viaggiatore lombardo, sia quell’altro di cui tutto igno-

riamo; l’una appartiene a Sir Richard Torkington, nobile inglese che nel

1517 include Torino tra le tappe del suo

pilgrimage

, riscontrandovi un

fascino che altri hanno ignorato

19

. Il piacere della sosta è riassunto in

una sorta di epigrafe, «bella città e università», ove al giudizio estetico

fa eco il compiacimento. La seconda attestazione è data da Jacques Le

Saige, devoto mercante di seta di Douai, al ritorno da un pellegrinaggio

a Gerusalemme

20

. Il mattino del 22 novembre 1518 egli lascia Chivas-

so, «Quas», e percorre i pochi chilometri che lo separano dal capoluo-

go subalpino osservando che «le païs est assez plain, mais le chemin est

assez penable». La fatica tuttavia è premiata: «la ville de Turin est gran-

de et belle» ai suoi occhi, che in lunghi mesi hanno incontrato luoghi

memorabili; è ben protetta, «se est forte»; è colta, «y a estude», ed è

inoltre «assez sortie de marchandise». Compiaciuto, il pellegrino fran-

cese, più sensibile al richiamo degli affari che alle seduzioni dell’arte,

nota che alle attività commerciali si affiancano servizi efficienti: cosic-

ché, rifocillato dalla buona cucina piemontese e sicuramente ritempra-

to dall’ottimo vino locale

21

, «nous demourasmes la au disner et fusmes

bien servy», riprende di buon grado il cammino.

Quindici anni più tardi spetta alla penna di un poeta mettere in lu-

ce, con generosa adesione, alcuni caratteri inediti di Torino. La suadente

epistola in versi latini, composta il 13 agosto 1533 a Torino da Cl[aude]

Desachius per l’amico lontano, il giurista e umanista francese Jean de

Boyssoné

22

, esordisce con una pennellata efficace, che delinea un cielo

19

r. torkington

,

Pylgrymage

(1517), citato in

battilana

,

Viaggiatori di lingua inglese

cit.,

p. 55.

20

j. le saige

,

Vojage de Douai à Rome, Notre-Dame-de-Lorette, Venise, Jérusalem et autres saints

lieux

, a cura di H. R. Duthilloeul, Douai 1851.

21

r. comba

,

Paesaggi della coltura promiscua: alteni, «gricie» e terre altenate nel Piemonte rina-

scimentale

, in

id

. (a cura di),

Vigne e vini nel Piemonte rinascimentale

, Cuneo 1991, p. 17, ove è ri-

portato il racconto di «un pasto allietato dal piacere “de bien boire”», che Jacques Le Saige con-

suma nel viaggio di andata all’osteria della Croce Bianca nei dintorni di Rivoli, osservando i vi-

gneti e le terre fertili della campagna alle porte di Torino. Cfr. oltre, nota 31.

22

Il testo integrale del manoscritto, conservato nella Bibliothèque Municipale di Tolosa,

Epi-

stolae Boyssonei

, ms 834, n. 202 (che ho potuto leggere in copia fotostatica grazie alla cortesia di

Jocelyne Deschaux, «Conservateur chargé du fonds patrimonial» presso la stessa Bibliothèque) co-

sì suona: «Hic ubi sum ridet coelum, est gratissimus aër, | Urbs patet insigni non male structa lo-

co. | Undique prata virent, exhalant floribus horti, | Depromit botros vinea laeta suos. | Lympidus

hic amnis placidis dilabitur undis, | Humana per agros rivulus arte fluit. | Adde quod et hic sunt

hic [

sic

] praestanti corpore Nymphae. | Quae Veneres ipsas exuperare queant, | Et quae vel durum

possint mollire Catonem, | Tanta est in facie gratia, forma, lepos. | Cum nihil hic desit, nobis ta-