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Primo tra tutti – se si esclude Biondo Flavio, il quale nell’

Italia illu-

strata

apparsa nel 1453 pone l’accento non sull’aspetto, bensì sulle anti-

che imprese di «Taurinum civitas vetustissima»

8

–, Giacomo Foresti da

Bergamo, autore del

Supplementum chronicarum

venuto alla luce a Ve-

nezia nel 1490 per i tipi di Bernardino Rizzo, e ripubblicato in libera

traduzione italiana dallo stesso stampatore l’anno successivo, evoca con

rapide, essenziali pennellate la città subalpina sul finire del

xv

secolo

9

.

Non senza indulgere alla seduzione della leggenda delle origini, «Turi-

no […] fu edificata nel tempo de Moysè da Fetonte figliuolo del Sole»,

egli fissa lo sguardo sui caratteri salienti della città e soprattutto coglie

le prove della metamorfosi in atto.

Eletta a «capo de tutte le città de Piemonti» dai duchi di Savoia, «in

figura quadrata» con quattro porte «le quali si vedino tutte da una tor-

re, che è in su la piazza», non lontana dal mitico fiume Po, attraversa-

ta da un «fiumicello chiamato Durio, el quale tene molto necta la città

e molto l’adorna», Torino appare affrancata dal marchio della ruralità

vociante, disordinata e indecorosa, impresso dagli statuti trecenteschi

attraverso una sequela di norme insistite e disattese. Ripopolata ed ele-

vata socialmente con l’apporto della robusta immigrazione signorile quat-

Immagini della città nelle relazioni dei viaggiatori e dei diplomatici

813

8

Cit. dall’edizione torinese di Bernardino Silva,

blondi flavi

Italia illustrata

, Torino 1527,

f. 107

r

. Su tale opera si veda lo studio di

o. clavuot

,

Biondos «Italia Illustrata»

Summa oder Neu-

schöpfung?

, Tübingen 1990; inoltre

m. l. doglio

,

Immagini e metamorfosi di Torino

, in

r. roccia

e

c. roggero bardelli

(a cura di),

La città raccontata

, Torino 1997, pp. 1 sgg.

9

iacobus philippus bergomensis

,

Supplementum chronicarum

, Bernardino Rizzo, Venetiis

1490, f. 73. Per il cronista, Torino è «Cisalpine Gallie civitas et totius pedemontane regionis ca-

put»; così egli la descrive: «Ea quippe urbs, in figura quadrata structa, quatuor portas habet, que

ex turri in foro surgente iuxta gymnasium posita a speculatore omnes cernuntur. Padusque flu-

men illam quasi abfluit et Durie amnis rivulus mediam preterfluit, cuius quidem commoditate to-

ta civitas purgatur et plurimum decoratur. Nostra vero enim etate et divitiis ac aliis multis civium

edibus ac monasteriorum et ecclesiarum ornamentis mirifice crevit. […] Sabaudiensibus princi-

pibus seu ducibus iam diu paruit, qui in ea gymnasium bonarum litterarum primum constituere,

deinde alias dignitates et beneficia eidem contulere, quorum auxilio plurimum decorata est. In

huius itaque regione pre ceteris plurima atque preclara cernuntur oppida, adeo ut pre magnitu-

dine populorumque frequentia urbem ipsam antecedant; in quibus nonnulle clarissime et pre-

stantissime extant familie, omnes in eisdem iurisdictionem exercentes. Convalles quoque pluri-

me et longitudine ac magnitudine adsunt, que quidem a fluviis ubertim irrigantur et ferri multas

habent fodinas. Thaurinenses omnes nostro seculo molles et delicati sunt et in victu plurimum

frugales, eo quod, tyrannidis expertes, ex agro omnia ad victum necessaria preter oleum abun-

dantissime habeant». Le citazioni riportate nel testo, quando non siano apparse evidentemente

scorrette, sono tratte dalla libera versione italiana apparsa a Venezia, presso lo stesso stampato-

re Bernardino Rizzo, nel 1491. Una riproduzione fotografica del passo originale e la traduzione

pressoché coeva furono ripubblicati da

g. dondi

,

Gli incunaboli piemontesi

, in

l. firpo

(a cura di),

Immagini della Collezione Simeom

, Torino 1983, p. 27. Si veda il commento di

r. comba

,

Lo spa-

zio vissuto: atteggiamenti mentali e «costruzione» del paesaggio urbano

, in

r. comba

e

r. roccia

(a

cura di),

Torino fra Medioevo e Rinascimento. Dai catasti al paesaggio urbano e rurale

, Torino 1993,

pp. 38-39.