Table of Contents Table of Contents
Previous Page  209 / 242 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 209 / 242 Next Page
Page Background

dimensione urbana a quella territoriale. Il Corpo,

divenuto nel 1841 Corpo Topografico di Stato Mag-

giore, utilizzando i dati della triangolazione generale

del Piemonte, ultimata nel 1830, realizzè la

Caria

Topografica degli Stati di Terraferma (t

8

).

Queseul-

tima fu revisionata e completata lino al 1872, anno

di fondazione dell'Istituto Geografico Militare.

Le carte prodotte dal Corpo di Stato Maggiore si

sono dimostrate strumento fondamentale per la sto-

ricizzazione dello sviluppo degli assi viari e ferro-

viari, nonché per la lettura del paesaggio agrario

attraverso la ricostruzione dei sistemi delle cascine e

delle vigne e ville.

3.4.

Corografia e topografia della città e del

territorio storico

Essa comprende le carte che hanno corne finalità

la rappresentazione degli stati di fatto (della città e

del suo territorio). Nel Cinquecento ricordiamo le

carte del Caracha-Chrieger (

19

) del Danti (

20

) e del

Righettino (

21

), che sono state studiate soprattutto

per l'individuazione ed il riconoscimento dei Beni

all'interno della « città quadrata »

La cana corografica più significativa del Seicen-

to, è la Carta del Borgonio (

22

), che con le successi-

ve riedizioni e rielaborazioni è rimasta sino agli inizi

dell'Ottocento il più importante documento carto-

grafico territoriale del Piemonte. A partire dal Sette-

cento si sviluppa un particolare genere di cartografia

corografica limitata al territorio sia piano che colli-

nare gravitante sulla città, il cui scopo è di illustrare

appunto il rapporto e le connessioni della città con il

suo hinterland, con particolare riguardo alla struttura

viaria principale e secondaria, all'assetto idrografi-

co, all'individuazione e localizzazione per la parte

piana del sistema di cascine e per la parte collinare

del sistema di vigne e ville.

Gli esempi più significativi di questa produzione

sono:

— la

Cana topografica della Caccia (

23

);

— la

CARTA I TOP,OGRAFICA DIMOSTRATIVA I

dei contorni I DELLA CITTÀ I DI TORINO I e

Campagne Reali [...],

di Francesco De Caroly

(24)

;

— la

CARTA COROGRAFICA DIMOSTRATIVA

DEL TERRITORIO DELLA C777

-

À DI TORINO

l[...],

di Amedeo Grossi (

25

).

Nell'Ottocento ricordiamo le Carte Topografiche

di Antonio Rabbini, quella del 1840 (

26

) e quella del

1855 (

27

), estese alla parte collinare dei comuni di

Revigliasco e di Pecetto, con le prime infrastrutture

ferroviarie ed i piani di ampliamento della città.

Nel Novecento esempio di tale cartografia è

la cana redatta in occasione del censimento del

1911 (

28

), che riporta la configurazione dell'abi-

tato fuori della cinta daziaria, evidenziando la pre-

senza delle prime lottizzazioni fuori-porta. Sempre

a tale classe appartengono le tavolette dell'I.G.M.,

compilate a partire dal 1878 fino al 1884, non

classificate nella cartografia militare in quanto di uso

pubblico.

3.5.

Mappe e carte catastali

Nate corne strumento di politica fiscale, in con-

seguenza del grado di precisione del disegno e del-

l'abbondanza dei particolari raffigurati sono divenu-

te fonte documentaria preziosa per la lettura della

città e del territorio (

29

).

Torino pue

,

fare riferimento a ben quattro « im-

pianti » cartografici di origine catastale (

3

°):

— il

PLAN GÉOMÉTRIQUE I de la Commune de I

TURIN [...],

per masse di cultura, redatto da

J.B. Sappa nel 1805 (

31

);

— il cosiddetto catasto Gatti del 1820-29 (

32

);

— il catasto geometrico parcellare

non attivato

re-

datto da Antonio Rabbini a partire dal 1855 (

33

);

— il catasto geometrico particellare dell'Ufficio

Tecnico Erariale del 1892-1896 (

34

), il quale ri-

spetto al Catasto Rabbini si presenta con mag-

giore semplificazione e schematizzazione del

disegno, cui fa riscontro perè una più affinata

esattezza geometrica.

L'utilizzo di Cali fonti documentarie, unitamente

alla consultazione dei progetti edilizi conservati al-

l'ASCT, consente di leggere gli interventi avvenuti

a cadenze temporali abbastanza ravvicinate, quali le

sostituzioni e trasformazioni edilizie, gli sventra-

menti e demolizioni, l'articolarsi della proprietà

fondiaria, e diviene strumento essenziale per il rico-

noscimento e la classificazione dei tipi edilizi carat-

terizzanti gli ambiti urbani; costituisce inoltre valido

supporto per la ricerca archeologica che interpreta la

fonte cartografica con metodo ana-cronologico.

3.6.

Piani e progetti urbanistici per la città

Una caratteristica di tale genere di cartografia è

quella di riportare sovrapposto allo stato di fatto del-

la città il progetto di variazione di ampliamento. Pur

essendo necessario interpretarne i « segni », queste

carte offrono un interessante contributo alla ricerca

storica (

35

).

Per il Sei e Settecento disponiamo di una ricca

serie di documenti riferita aile varie proposte di

ampliamento della capitale (Morello, Negri, Garo-

ve, Vauban) che testimoniano le trasformazioni ur-

bane tra il XVI e XVII secolo. Dell'inizio dell'Otto-

cento, durante la dominazione francese, esistono

numerosi piani e progetti per la sistemazione e qua-

lificazione delle aree di ex proprietà demaniale su

cui insistevano le fortificazioni abbattute (Bonsigno-

re, La Ramée, Lombardi, Pregliasco) (

36

). Nono-

stante la rappresentazione schematica della città

questi documenti sono stati particolarmente utili per

la comprensione del processo di sviluppo dei viali e

degli

assi

rettori della composizione urbana, e per lo

studio di una prima localizzazione dei borghi cx-

traurbani della città.

Dopo la Restaurazione esiste la serie dei « Piani

di Ampliamento » sviluppati per settori; le molteplici

fasi di realizzazione sono legate aile « direzioni » di

espansione della città e vengono documentate dalle

carte allegate agli atti ufficiali della Municipalità

(Regi Biglietti o Regi Decreti). Gli interventi raf-