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striale e 3 aspiranti al diploma di architetto.
È
poi da no–
tarsi che, vigendo sempre il Regio Decreto del settembre
1865, fra gli indicati 326 inscritti non eravi alcun uditore.
Finchè furono in vigore i regolamenti del 1860 e del 1863,
gli aspiranti al grado d'ingegnere laureato dovevano subìre
nove esami speciali, ed erano tenuti a presentare una dis–
sertazione stampata su argomenti d'iugegneria a loro scelta,
assieme ad alcune proposizioni estratte a sorte dai pro–
grammi di geometria pratica, di meccanica applicata e di
idraulica pratica, di
macchin~
a vapore e ferrovie, di co–
struzioni. Sulla dissertazione e sulle proposizioni accennate
aveva luogo un pubblico esame che ciascun candidato do–
veva sostènere per lo spazio di tre quarti d'ora da una com–
miss~one
formata del direttore della Scuola che la presiedeva
e di altri sette membri, alcuni appartenenti al personale in–
segnanti ed altri esercepti l'ingegneria o privatamente o in
pubblici uffici.
.
Quando entrò in vigore il regolamento del 1867, ogni can–
dida,to ingegnere civile doveva sostenere undiéi esami spe–
ciali, nove
Q
dieci ogni candidato .per le altre categorie di
ingegneri, e sei ogni aspirante architetto. Fu tolta la pub–
.blicità dell'esame di laurea, però fu conservato l'obbligo
della dissertazione a stampa che ciascun candidato doveva
presentare sovra un argomento a sua scelta. Questa disser–
tazione esaminata da. apposita commissione (la quale, ove
lo credesse opportuno, poteva chiamare nel suo seno l'au–
tore per ottenere le spiegazioni che le abbisognavano e per
assicurarsi dell'autenticità dèllavoro) diventava l'oggetto di
una votazione.
Per ciascun candidato si sommavano i voti ottenuti negli
esami speciali con quello avuto per la dissertazione e, se–
condo le risultanze di queste somme, in ogni anno e per ogni
categoria venivano classificati i giovani dichiarati ingegneri.
Si riteneva che il merito della dissertazione non avesse ad
influire sulla promozione o non del candidato, ma unica-