

Tempio Valdese e quindi
il
Tempio
Israelitico, col nascere di borgo S. Sal–
vario; scoppiava la polveriera al «Ba–
lon », e si inaugurava in Piazza San
CarIo
il
monumento a Carlo Alberto.
Per le strade selciate, senza troppe li–
mitazioni correvano le carrozze, i car–
retti di venditori ambulanti. Il mag–
gior flusso di vita cittadina era intorno
a piazza Castello, e sotto i portici di
via Po si svolgeva la vita politica
(<<
Che si dice stamane al caffè Flo–
rio?
»
chiedeva sovente Cavour al suo
segretario); qui passeggiavano e discu–
tevano e sempre più aumentavano gli
immigrati meridionali, uomini politici
o di cultura. Intanto, sulla scia della
Gazzetta del Popolo
nata nel '48 con
Botero e Govean, cui collaborava l'estro–
so Norberto Rosa, sorgevano i quoti–
diani a piccolo formato , e i giornali sa–
tirici con illustrazioni in legno o lito–
grafate; e si arrivò al '57, inaugura–
zione del teatro Vittorio (ove c'è ora
l'Auditorium RAI) per il gioco del pal–
lone e l'equitazione; l'abitato si spinse
nel '60 ai bordi di piazza Statuto, e si
allargò in borgo Vanchiglia. Dopo di
allora, assai più rapido fu l'avanzamento.
Ma torniamo a Gustavo Modena, il
quale, appena arrivato, organizzò tre
rappresentazioni ad Asti, e poi si pre–
sentò al teatro Gerbino in novembre
e dicembre. Ardua impresa è seguirIo
nelle sue peregrinazioni, per quanto
li–
mitate allo Stato Sardo, del decennio.
Basterà notare che in Torino si presentò
ogni anno: per lo più al Gerbino, ma
anche al D'Angennes; che assai impor–
tanti furono le stagioni agosto-settem–
bre 1852 al Carignano, e marzo-aprile
1853 al Sutera, e gennaio-marzo 1859,
questa volta però al teatro Alfieri
Artista del secolo
Segnaliamo alcune tra le città del regno
ove Modena si produsse. Nel 1850 Ivrea
e Nizza Mare; nel '51 Chiavari, S. Pier
d'Arena, Sarzana, Oneglia, Vigevano;
nel '52 Vercelli, Cuneo; nel '53 Aro–
na, Tortona, Asti, Vercelli; nel '54 Biel–
la, Alessandria; nel '55 Novi , Voghera,
Novara; nel '56 Asti, Nizza Mare ; nel
'57 Asti, Casale, Acqui; nel '58 Alba,
Novara; nel '59 e '60 Milano, Livor–
no, Firenze. Dal '51 al '59 si produsse
ogni anno a Genova per lo più nella
stagione invernale, abbinando le
tour–
nées
al suo desiderio o bisogno di go–
dere un miglior clima.
Suoi cavalli di battaglia erano il
Saul
dell'Alfieri,
il
Luigi XI
di Delavigne, la
Francesca da Rimini
del Pellico,
La
morte di Wallenstein
di Schiller, ed
62
una infinità di opere, da Euripide a
Voltaire, da Goldoni a Scribe, da Nota
e Dumas e Sand ai suoi contemporanei
ed amici Dall'Ongaro, Vollo, Revere,
Sabbatini.
Oltre i soggiorni a Genova, ove le
amiche Benettini provvedevano ad alle–
stire le camere ammobigliate per i due
coniugi, questi affittarono nel marzo
1854 una residenza estiva a Torre Lu–
serna, oggi Torre Pellice, in una casa
«rustica ma ampia ed anche di una
certa eleganza
»,
casa che ancora resi–
ste intatta, la
«
maisan M. Peyrot, aux
Serres ». E l'anno dopo, in aprile, cam–
biò: «Non siamo più sulla costa della
montagna, contrafforte delle Alpi; sia–
mo al punto dove la vallata si schiude
e d'un colpo d'occhio vediamo la cre–
sta delle Alpi, due altipiani per acce-
dervi , due torrenti , e a Sllllstra la pia–
nura
».
È
la casa di Torre Pellice che
dà ora sulla via Gustavo Modena, quella
sulla cui facciata nel 1961, centenario
della morte, l'Istituto ·per la Storia del
Risorgimento appose una lapide comme–
morativa, durante il suo Congresso Na–
zionale.
A Torino, ci si chiederà , dove abitò Mo–
dena? Nei primi giorni diedi agli amici
questo indirizzo: «presso Annina Ma–
spesi, rione di Po, contrada Tintori,
n. 2, p. 4°
» . .
;La contrada Tintori era
quella dello scomparso teatro Gerbino,
ora via Maria Vittoria. Ma era quello
l'indirizzo della effettiva abitazione, o
solo un recapito postale? Non abbiamo
modo di precisarlo, mentre sappiamo che
egli probabilmente abitò per qualche
tempo all 'opposta parte di piazza Vit-
torio, in via dei Pescatori, che poi di–
venne via Matteo Pescatore. Sappiamo
invece che nel 1858 affittò con con–
tratto triennale un alloggio in via The–
sauro 8, p. 2' (S. Salvario) in una casa
finita appena allora: era sul bordo estre–
mo della città, di fronte era l'aperta
campagna; è ancora in piedi come è
stata costruita.
Gustavo, nel parIare con gli amlCl e
nelle comuni occorrenze, preferiva
il
dia–
letto veneto. La moglie lo usava qual–
che volta, e scriveva in italiano o in
francesè. Giulia fu per lui inseparabile
amica e compagna. Ad Agostino Bertani
scrisse una volta Gustavo (24 ottobre
1855): «A volte penso che ho torto di
lagnarmi dei miei .guai: vinsi un qua-
erno quel giorno che mi trovai fuori,
ne' monti della Svizzera e nella bufera
dell'esilio, una compagna di questa
fatta
».
Sul palcoscenico, quando istruiva i suoi
attori, era esigente; non diceva fate
come voglio io, ma voleva che ognuno
desse il meglio .di sè, nello svolgere la
propria . parte. Egli rinnovò i modi della
recitazione ed agì con tale maestria, da
essere considerato
il
maggior artista tea–
trale del secolo.
Fuori di teatro, era un uomo semplice,
senza pose, quasi rozzo . Apparì alla gio–
vinetta sua allieva Giacinta Pezzana -
poi prima donna tragica - fin troppo
umile quando nel 1859 lo incontrò per
le vie torinesi mentre tornava da com–
pere nei negozi, per alleggerire le fati–
che domestiche della sua Giulia. Non
accettò mai onorificenze, nè tabacchiere
d'oro dai regnanti , e non curò, come
allievi suoi diventati illustri, la
carriera
teatrale. Si esprimeva sul teatro con tut–
ta la spontaneità e la forza del suo in–
nato valore; pel resto, era un cittadino
premuroso del bene pubblico, ed un
amico gioviale.
Il 30 novembre 1860 diede la sua
ul–
tima recita di versi della
Divina Com–
media
al Carignano, con la compagnia
Pieri. Nel dicembre, piuttosto malazza–
to, fa un viaggio a Napoli per incon–
trarsi con Mazzini, nei giorni della tra–
volgente conquista ga ribaldina. Ma torna
presto a Torino, sconsolato. Vi muore nel–
la notte del 21 febbraio '61, lo stesso
giorno in cui Cavour - mancato cinque
mesi dopo - presentava al senato la leg–
ge con la quale Vittorio Emanuele avreb–
be assunto per sè e suoi successori il ti–
tolo di re d 'Italia.
Sconfitto nel suo ideale
Cavour diplomatico dopo aver gettato le
basi del nuovo stato moriva vincitore;
Modena moriva sconfitto nel suo ideale.
Sconfitta più grande e dolorosa sopportò
poi
il
suo maestro in politica, Mazzini:
è
il
retaggio dei precursori.
Modena, che non si vantava dei trionfi,
era un precursore anche in teatro; in
parte, lo è ancora.
Fu seppellito nel cimitero degli acatto–
lici.
La vedova, traslocatasi in un allog–
getto di via Nizza 9, donde potè vedere
l'inizio e il finire della Stazione di Por–
ta Nuova, gli sopravvisse otto anni nel
dolore e nel ricordo. Seppellita anch'es–
sa accanto a lui, la duplice semplice
tomba venne dal municipio rinnovellata
nel 1961.
La città di Torino nel 1900 eresse nei
giardini Cavour alla memoria di Modena
un busto in iillarmo, scolpito da Leo–
nardo Bistolfi, e le intemperie lo stanno
corrodendo, e male si legge l'epigrafe
dettata da Arturo Graf
(<<
Gustavo Mo–
dena - per altezza d'ingegno - per ca–
rità di patria - per integrità di vita -
degno di accompagnarsi coi sommi -
l'arte scenica aderse - a magistero su–
premo - di verità di virtù di bellezza -
memorabile esempio - a imitatori ed
emuli - di vera gloria bramosi - 1803-
1861
»).
A Venezia resiste meglio
il
grande monumento in bronzo dello scul–
tore Lorenzetti , eretto nel 1903.
La memoria di Gustavo Modena « arti–
sta drammatico e patriotta » come dice
la dimenticata epigrafe di S. Croce a
Firenze, è affidata, al di sopra delle epi–
grafi sul marmo, alla simpatia di chi ne
conosce la vita, ed ai repertori teatrali
e risorgimentali italiani.
Terenzio 6randi