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L'orchestra condotta da T oscanini

durante una prova

al Teatro Vittorio Emanuele,

dove il Maestro diresse quattro concerti

nel dicembre

1896

e nel dicembre 1897.

Costruito nel

1886

il teatro,

con una capacità di 3000 persone,

accolse la lirica

e concerti promossi da privati

tes[o] la sostanza, l'arte, l'espressione,

il vigore drammatico»

(1 5).

Se poi a tutto ciò aggiungiamo

il

veri–

ficarsi di alcuni gesti - ovviamente ap–

partenenti a un più ampio e omogeneo

programma di moralizzazione ed educa–

zione che 'troverà

il

suo punto di su–

prema applicazione nel famoso setten–

nio scaligero - volti consapevolmente

a innovare la pratica teatrale con l'eli–

minazione di quanto di malsano e anti–

artistico in essa albergava (per esempio

il

progressivo ripudio dei «bis» che

nei primi anni del secolo divenne de–

finitivo, le luci spente nella sala duran–

te l'audizione, la proibizione ai ritarda–

tari di entrare a spettacolo iniziato,

ecc.) - allora non c'è dubbio che da

qualunque parte la si guardi (ivi compre–

so l'aspetto strettamente familiare, chè av–

venne proprio nella nostra città l'incon–

tro di Toscanini con Carla De Martini,

ovvero colei che

il

21 giugno 1897 di–

venne sua moglie e 'per cinquantaquattro

anni esatti gli fu devota e affettuosa

compagna), la triennale esperienza tori–

nese 1895-'98 non solo si pone come

punto di partenza rdella fortuna e della

celebrità di Toscanini, ma viene addi–

rittura ad assumere un rilievo deter–

minante nel divenire artistico di lui.

Non c'è dubbio infatti che quando il

Maestro, nel luglio 1898, con grande

rimpianto di Depanis e degli altri tori–

nesi amanti della buona musica, venne

scri tturato , quale direttore artistico con

pieni poteri, dalla Scala, nella cui orbi–

ta era fatale che prima o poi finisse per

essere attratto, la feconda esperienza vis–

su ta a Torino aveva fatto di lui un

grandissimo direttore, perfettamente in

grado di reggere

il

confronto con tutti

i maggiori colleghi italiani, dai più an–

ziani (Martucci e Pomè, Mascheroni e

Mugnone, e lo stesso Mancinelli) ai coe–

tanei o quasi (Vigna, Vanzo e Rodolfo

Ferrari) , e in molti casi di sopravvanzar–

li quanto a meticoloso rigore di esecu–

tore e scrupolosa fedeltà di interprete.

Non pochi e abbastanza frequenti , du–

rante

il

trentennio successivo, i ritorni

58

a Torino di Arturo Toscanini, ormai

celebre e conteso da tutti i teatri e isti–

tuzioni di Europa e d 'America; e sem–

pre rinnovati i successi, diciamo pure

i trionfi, di quel fatidico triennio, e al

tempo stesso la nostalgia dei distacchi

e, ovviamente accresciu ta , la fervida at–

tesa dei ritorni.

Ricordiamo: i due concerti del maggio

1905 al Teatro Vittorio; la stagione li–

rica 1905-06 nel res taurato e ingrandi–

to iTeatro Regio (memorabile il

Sigjrido

inaugurale, superbo protagonista

Giu–

seppe Borga tti) ; i tre concerti del mar–

zo 1906, sempre al Regio, cui segue

una breve felicissima

tournée

nell'I talia

settentrionale (ivi compresa Trieste) con

la sceltissima Orchestra della Società To–

rinese dei Concerti

eS);

dopo un'assen–

za quinquennale altri cinque concerti in

occasione dell 'Esposizione Internazionale

del Cinquantenario (settembre 1911);

ancora una parentesi quinquennale, pri–

ma dei tre concerti che nel maggio 1916

Toscanini accetta di dirigere, sotto l'e–

gida della Società Torinese di Musica da

Camera, a beneficio della orchestra cit–

tadina in gravi angustie economiche a

causa dell 'infuriare della guerra (ed è

in questa occasione che si verifica un

episodio, legato all 'esecuzione della

Ber–

ceuse elegiaca

di Busoni , altamente in–

dicativo delle straordinarie qualità mne–

moniche del Maestro

e

7

).

Il dopoguerra registra innanzi tutto cin–

que concerti al Regio, fra il 31 maggio e

il

lO

giugno 1919, promossi da un 'anoni–

ma società cooperativa chiamata « L'Or–

chestrale », nel terzo dei quali To–

scanini presenta la

IX Sinfonia

di Bee–

thoven , che provoca, alla vigilia,

il

ben

noto incidente con un violinista, episo–

dio penoso e assai deplorevole le cui

proporzion i furono però ingigantite con

pettegolezzi e commenti assolutamente

smisurati all'entità del fatto , senza timo–

re di scivolare nell'assurdo (e nel ridi–

colo )

e S).

L'anno seguente trova Tosca–

nini ancora al Regio , questa volta a ca–

po di una sceltissima orchestra formata

appositamente per lui, e denominata ap–

punto « Orchestra Toscanini

»,

in due

concerti

DO

e 31 ottobre), cui ne

se–

guono altri 'due

il

14 e 15 giugno 1921.

Lungo addio alla città

Un intervallo di quattro anni separa

questi memorabili eventi da un altro an–

cor più degno di ricordo, che coincide

con l'ultimo altissimo saggio di direzio–

ne operistica offerto dal Maestro al suo

fedele e affezionato pubblico torinese:

sono le famose recite del

Nerone,

l'ope–

ra postuma di Arrigo Boito, a Toscanini

cansslmo, che si svolsero al Teatro Re–

gio fra il marzo e l'aprile 1925, gran–

de e ammirato protagonista Aureliano

Pertile.

Nessuno può saperlo, ma siamo ormai

alla vigilia dell'addio di Toscanini a

Torino, e come spesso accade in questi

casi esso coincide con l'apoteosi. I quat–

tro concerti dell'ottobre 1926, durante

i quali egli dirige le nove Sinfonie di

Beethoven per ricordare il centenario

della morte del sommo compositore, su–

scitano infatti grandissimo entusiasmo,

che si rinnova, imponente manifestazio–

ne di plauso, la sera del

lO

maggio

1930, quando, a capo della Philharmo–

nic Symphony di New York, Toscanini

sale per l'ultima volta sul podio del glo–

rioso Regio per dirigere un programma

che reca i nomi di Bach Mozart Debus–

sy e del

«

suo » Wagner.

Giusto un anno più tardi gli sciagu–

rati «schiaffi di Bologna» troncheran–

no per tre lunghi lustri il fervido soda–

lizio artistico di Toscanini con

il

suo

paese. Torino non lo rivedrà più, o me–

glio ancora lo rivedranno solo pochi

amici torinesi, un pomeriggio inverna–

le del gennaio 1933 , giunto quasi di

soppiatto per incontrare Max von Schil–

lings che la sera avrebbe diretto

il

Lohengrin

al Regio, e subito ripartito

la mattina seguente. .:( Era taciturno -

ricorda Vittorio Mazzonis in un suo