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Il decennio trascorso dall'attore tragico

Gustavo Modena in Piemonte - e fu

l'ultimo della sua vita (1803 -1861) - è

quello famoso che prese

il

nome da

Cavour. Potè, finalmente, entrare in To ·

rino con

il

consenso delle autorità poli–

tiche solo nell'autunno del 1849, quan–

do stava per chiudersi

il

biennio che

aveva scosso tutta l'Italia e veduto

la prima guerra nazionale. Non già che

egli ambisse « taurinizzarsi » nel '48-49:

aveva ben altro da fare che mostrarsi sul

palcoscenico. Ma dieci anni prima, al

ritorno in Italia dal suo lungo esilio,

lo avrebbe gradito, e più volte aveva

redatto « suppliche» in tono dignitoso,

da artista che chiede di poter onesta–

mente lavorare per vivere. L'esito fu

sempre negativo, anche quando l'amico

Angelo Brofferio si era volontariamente

messo ad infiorare la supplica con l'arte

sua suadente.

È

naturale: «i prece–

denti» della vita di Modena non riguar–

davano soltanto l'arte drammatica ...

Converrà accennarne, in fretta.

Suo padre Giacomo, attore molto sti–

mato, pensava di avviarlo all'avvocatura.

Quindi fece Gustavo i primi studi

nella nativa Venezia, quelli superiori a

Padova (ove fu ferito in una zuffa pro–

vocata dalla polizia : rischiò l'amputa–

zione di un braccio), e all'università di

Bologna conseguì la laurea nel 1822.

Entrò nello studio dell'avvocato Gio–

vanni Vicini, che poi fu capo della

rivoluzione emiliana del '31, ottenne

l'iscrizione all'albo degli avvocati bolo–

gnesi, ma non proseguì: attratto dare

scene, si fece filodrammatico e subito

dopo attore col capocomico Fabbrichesi,

contrariamente alla volontà del padre.

Il quale però, di fronte agli evidenti

grandi successi del figlio, smise i suoi

dinieghi, e consentì persino di far com–

pagnia teatrale con lui, che in pochi

anni - dal 1824 al 1830 - lo aveva

superato in valentia, affermandosi come

tragico insigne, a Roma, a Venezia, a

Padova, a Bologna.

Ma scoppiano i moti del marzo '31 negli

Stati della Chiesa, e Gustavo Modena

Gustavo

Hodena

artista

draftlftlatieo

e

patriota

si fa combattente; vinti i rivoltosi ad

Ancona, con tanti altri compagni ripa ·

ra -

il

fortunoso viaggio per mare fu

di quaranta giorni - a Marsiglia, e

si butta nella lotta ;repubblicana, con

Mazzini, in Francia, Svizzera - ove in–

contra e sposa, rapita al padre notaio,

Giulia Calame - e Belgio. Sono otto

annidi addio al teatro, nnchè dopo un

trionfale successo di declamazione di

canti della Divina Commedia

all'Rer

Majesty's Theatre

di Londra ritorna in

Italia alla fine del 1839 per fare l'at–

tore, limitatamente al Lombardo-Veneto.

Qui scoppia nel 1848 la rivoluzione con–

tro l'Austria: egli vi prende parte come

combattente a Treviso, a Palmanova, a

Venezia, insieme alla moglie, e come

giornalista e consulente de' suoi amici

ministri nel governo provvisorio della

proclamata repubblica; poi passa a Mi–

lano; poi nel '49 a Firenze ove è eletto

deputato; ritornata la città sotto Leo–

poldo, passa a Roma accanto a Mazzini,

a difendere la fugace e gloriosa repub–

blica romana.

Sconfitta anche questa da quattro eser–

citi, Modena scrive a un suo collega in

arte a Genova: «L'aria di Roma è mal–

sana; vorrei cambiarla senza andare in

Asia, finchè si smorzino le rabbie della

moderazione repubblicanafoba », aggiun–

gendo: «Ora che si riuniscono le Ca–

mere a Torino, c'è da sperare che i de-

putati ottengano almeno che si accordi

sbarco e rifugio costì agli Italiani? Po·

tresti tu, col sussidio dell'amico D'Aste,

interessare qualche impiegato per otte–

nermi che mi si lasci sbarcare e vi–

vere rincantucciato qualche tempo a Ge–

nova? ».

Agitatore repubblicano

Ci

voleva ben altro che l'interessamento

di subalterni... Più elevate pedine occor–

reva far muovere per lasciare entrare nel

regno sabaudo, all'indomani della rivolu–

zione repubblicana di Genova, soffocata

nel sangue dal Lamarmora, un tale che

era innanzi tutto un agitatore repub–

blicano, e poi anche un attore di tea–

tro, per quanto di molto valore. Si mosse

il

marchese lombardo Gaspare Ordono

de Rosales, un mazziniano intimo di Mo–

dena, nonchè amico di Massimo D'Aze–

glio e della sua seconda moglie Luisa

Blondel, che si rivolse appunto a Mas–

simo, presidente del consiglio dei mini–

stri, per chiedere il libero ingresso del–

l'attore e di sua moglie.

Gli rispose D'Azeglio: «Ho tutta la

voglia di far piacere a Modena, e pro–

vare alla mia bella nemica [la signora

Giulia l che non sono un codino così

feroce come crede. Ma non c'è da farsi

illusioni: nessuno del Consiglio vuole

che venga qui. C'è anche da dire:

il

mi–

nistro dell'interno avendo egli la poli–

zia, bisogna ch'io abbia riguardo onde

non parere di voler usurpare e fare

il

presidente tiranno. Credo perciò che

l'unica via sarebbe che Modena, o chi

per lui, scrivesse direttamente a Pinelli.

Me ne parlerà ed io appoggerò... ». Può

darsi che

il

Rosales stesso si sia adope–

rato con le cautele suggerite dall'amico

Massimo per vincere l'opposizione di

Pinelli, sensibile ai «consigli» delle

diplomazie « estere ». Fatto sta che Mo·

dena arrivò a Torino.

Vi arrivò poche settimane prima che in

città si svolgessero (Chiesa Metropo–

litana, Tempio Gran Madre di Dio, Su–

perga) i funerali di Carlo Alberto. Mo–

dena certamente non li avrà seguiti -

gli era un re più «bestemmiato» che

« pianto» - mentre poco fastidio si da–

va del processo contro guerrazziani ed

antiguerrazziani (di questi egli era

il

pri–

mo) che a Firenze si imbastiva col risul–

tato di sentenziare molte condanne al–

l'ergastolo, i più dei condannati, in con–

tumacia .. . Poche settimane dopo, era

il

«proclama di Moncalieri», bandito da

re Vittorio, in accordo con D 'Azeglio.

Allora Torino era assai limitata nell 'abi–

tato. Si poteva fare

il

completo giro di

circonvallazione esterna partendo dal Po,

ponte in ferro Maria Teresa costruito nel

1848, risalire a sud-ovest la strada del

Re, ora corso Vittorio Emanuele, sino

all'Imbarcadero di Porta Nuova; rasen·

tare in qua il maschio della Cittadella

sino al corso Valdocco, svoltare al rondò

della Forca per toccare Porta Palatina,

girare attorno al giardino ,di Palazzo

Reale , fare la via della Zecca ora Verdi,

estrema, e toccare di nuovo il Po. Oltre

Po, solo poche case stavano a fianco

della Gran Madre di Dio, che, per la re–

staurazione sabauda, eressero nel 1815

« Ordo populusque taurinorum ».

Torino cominciò dopo

il

'50

~

costruire

sull'altro Iato di strada del Re, che di–

venne corso del Re; nel '52 sorse

il

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