Table of Contents Table of Contents
Previous Page  179 / 652 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 179 / 652 Next Page
Page Background

commosso articolo di dieci anni or so–

no -, imbronciato, perfìn un po' tri–

ste, come sentisse di dar un lungo ad–

dio a una città che gli era particolar–

mente cara e che non aveva mai dimen–

ticato fra le tante vicende di una vita

movimentata e irrequieta come la sua»

e

9

) .

Una città, aggiungiamo noi, che gli

ha voluto molto bene e che, non casual–

mente, ha contribuito in modo determi–

nante - è bene ribadirlo agli imme–

mori che si affannano in funebri rievo–

cazioni - a costruire le solide basi su

cui incrollabilmente poggia la meritata

fama di Arturo Toscanini.

Giorgio Gualerzi

(')

Andrea Della Corte,

Toscanini visto da un

critico,

ILTE, Torino,

1958,

p. 26.

(2)

Id.,

p.

25.

(3)

Fu in occasione della serata

(14

aprile) in

onore della protagonista che, ricorda Della Cor–

te, si ebbe notizia di un Toscanini compositore.

La

Borghi cantò infatti, durante un intervallo,

la romanza

Sono gelosa

(versi di

R.

Pagliara)

scritta dal Maestro appositamente per lei. Un

modesto tentativo, e nulla più, rimasto prati–

camente senza seguito perché T oscanini, a dif–

ferenza per esempio di un Mancinelli e di un

Mahler, rinunciò quasi subito all'attività crea–

tiva, affermando che «tanti e tanti sono

i

ca–

polavori necessari alla vita spirituale d'un uo–

mo, e non c'è bisogno e posto per le medio–

crità». Saggia risposta: «meglio il silenzio -

annota infatti Della Corte

-

che la così detta

'musica da direttore d'orchestra',>

(op. cit.,

p.

31).

(')

Il capolavoro di Bizet non rientrava tuttavia

fra le opere preferite da Toscanini. Basti dire

infatti che dopo le molte recite dirette negli

anni giovanili

(1887-1892), Carmen

comparve

solo più tre volte sotto la guida del Maestro

(Scala, 1906; Metropolitan, 1908 e

1914),

il

quale, nonostante ripetutamente l'includesse

nelle stagioni del famoso settennio scaligero,

volle però sempre affidarla ad altri direttori.

(')

Singolare destino anche per

il

capolavoro di

Gounod. Diretto da Toscanini per la prima

volta nella stagione di esordio a Rio e poi a

Torino nel 1890, il

Faust

comparve infatti nel

repertorio del Maestro solo più due volte: al

Teatro de la Opera di Buenos Aires (1904) e,

ventitre anni più tardi, alla Scala.

(0)

Nell'ottobre di quello stesso

1892

Tosca–

nini

-

sostituendo Luigi Mancinelli che aveva

diretto le prime due recite del

Cristoforo Co–

lombo

(a proposito dell'anticipata partenza del

celebre direttore, che suscitò disparati commen–

ti circa presunti dissensi fra questi e l'autore e

un'altrettanto presunta insofferenza manifestata

da Mancinelli per Toscanini, cfr.:

A.

Della Cor–

te,

op. cit.,

pp.

37-8,

e il recente volume di Lu–

ciano Silvestri,

Luigi Mancinelli direttore e

compositore,

Gastaldi, JVfilano,

1966,

pp. 39-40)

- diresse al Carlo Felice di Genova le recite

successive dell'o pera di Alberto Franchetti, mu-

sicista ingiustamente dimenticato, che attende

da Torino, sua città natale, l'avvio a una più

equa valutazione critica.

l')

Per la ricostruzione del significativo episo–

dio, cfr. Mario Labroca e Virgilio Boccardi,

Arte di Toscanini,

ERI , Torino,

1966,

pp. 24-5.

(")

Cfr.

A.

Della Corte,

op. cit.,

p. 42.

(") Ibid.

('0)

Si è soliti considerare questa rappresenta–

zione del

Crepuscolo degli dei

come la prima in

Italia; si tratta in realtà della prima edizione

in lingua italiana, poiché l'opera già era apparsa

in Italia nel

1883,

recatavi con l'intera

Tetra–

logia

dalla compagnia appositamente raccolta

dal famoso impresario Neumann sotto la dire–

zione del non meno famoso Anton Seidl per

una

tournée

che approdò anche al nostro Re–

gio nel maggio di quell'anno.

Né d'altra parte l'edizione del

Crepuscolo

cu–

rata da Toscanini può dirsi integrale, poiché,

stando alle ricerche compiute da Giovanni Gal–

lina per la storia del Regio (appunti tuttora

inediti), la durata dello spartito risultò abbre–

viata di circa un quarto con la soppressione,

fra l'altro, del personaggio di Waltraute.

(U)

Per !a complessa questione legata alla 'pri–

ma' di

Turandot

rimando al mio articolo «Il

quarto enigma di T urandot», (in

Discoteca,

n. 60,

15

mag.-15 giu.

1966,

p.

11).

(,2)

A.

Della Corte,

op. cit.,

pp. 48-9.

(13)

Id.,

p.

66. -

Di particolare interesse, nel

corso di quei

43

concerti, la prima esecuzione

per l'Italia dei

Pezzi sacri

verdiani, avvenuta

il

26

maggio, a proposito della quale si legga

il resoconto che Della Corte dà del famoso in–

contro fra il vegliardo autore e il giovane in–

terprete recatosi appositamente a Genova per

chiedergli lumi (cfr.

op. cit.,

pp.

69-71).

(H)

A.

Della Corte,

op. cit.,

p.

59. -

Non a

molti è noto (e del resto anche la minuziosa

Maggio 1930: Toscanini arriva alla stazione di Porta Nuova per dirigere al Regio il con–

certo (l'ultimo suo a Torino) con la

Philharmonic Symphony

di New York . I piemontesi

sempre nostalgici del Maestro, scommettevano che, con i dollari, anche in Italia, si

sarebbe potuto creare un'orchestra, per fama e bravura, non inferiore a quella americana

59