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Immagine di

S.

Giovanni Battista,

usata dai Berruerio,

a partire dall'anno 1508

Qui accanto:

Marca di Martino Cravatta,

(Torino, 1535-1573).

A destra:

Marca dei fratelli Mascheri,

da Bergamo

(Alessandria, 1549-1550)

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E sfogliando le pagine dedicate agli il–

lustratissimi libretti usciti in quegli anni

abbiamo veramente l'impressione di

trovarci di fronte a qualche immagine

di santo, magari riproducente affreschi

di qualche chiesa della zona, inserita

quasi la forza (con la sua brava cornicetta

evangelica) in un testo d'altro genere:

così il San Giovanni Battista

(7),

singo–

lare sovrappiù rispetto alla splendida

serie di figure d'animali incorniciate su

fondo nero del

Libellus de natura anima–

lium perpulcre moralizatus

di Alberto

Magno (1508), ripetuto nel libretto de–

voto

De bene vivendi,

del 1517, dove

un'altra silografia dello stesso tipo fa

pensare alla maniera pittorica di Jaque–

rio

(8),

nella vita

De sancto

J

ohanne

uscita a Savona e naturalmente in rie–

dizioni , pure savonesi, delle due opere

precedenti.

Con l'Alberto Magno del 1508 Vincen–

zo Berruerio inaugura però la sua pro–

duzione libraria mostrandosi veramente

degno successore dei Le Signerre nel

gusto ornamentale; su fondo nero non

sono soltanto le vignette del bestiario,

ma pure una cornice meno sontuosa, ma

richiamante la medesima asimmetria del–

le saluzzesi, e chiusa inferiormente da

una coppia di dragoni reggenti uno scu–

do, destinata a largo impiego nelle edi–

zioni degli anni seguenti. Di gusto affat–

to diverso, come inconsueto è il genere

della pubblicazione, le figure tratte da

certi affreschi del Mazzucco in San Fio–

renzo di Bastia per opera della stessa

mano riconoscibile nel San Giovanni

savonese or ora citato, per illustrare una

singolare sacra rappresentazione (1510):

Queste sono le auctoritate de li sacri

doctori de lo advento de Cristo bene–

decto al finale Jtidicio com el preambulo

horibil e malitia de questo pesumo se–

dutore homo de Anticristo

(9).

Sono tuttavia assai più frequenti gli

esempi di silografie usate più o meno a

proposito per illustrare o presentare

opere diverse. Si tratta di un accorgi–

mento per risparmiarne la spesa, ass'ai

gravosa rispetto a quella decisamente li-

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mitata d'impianto di una stamperia; e

ben si spiega con l'organizzazione affat–

to artigianale prevalente nelle nostre

province, dove tardò parecchio a com–

parire e ad affermarsi, come a Venezia,

Basilea, Parigi, Lione, l'editore-finan–

ziatore, proprietario delle iniziali ornate

e delle tavole incise su legno, assai più

costose e durevoli dei caratteri me–

tallici. Una produzione libraria a carat–

tere popolaresco doveva fare affida–

mento, più che su eleganti iniziali inta–

gliate, sull'efficacia espressiva delle so–

vente schematiche illustrazioni silo–

grafiche. Poteva trovare, infatti, una

clientela abbastanza numerosa da assor–

bire le parecchie centinaia di copie di

ogni tiratura non nella cerchia ristretta e

facoltosa che nelle età precedenti com–

missionava i codici miniati, bensì nel più

vasto mercato degli acquirenti di stam–

pe, religiose o no, dai rapidi tratti sen–

za sfumature, facilmente colorabili al–

l'acquerello come efficacissime nella

presentazione di un'idea o di un rac–

conto pure agli occhi meno colti e me–

no esercitati. Si spiega così e il numero

abbastanza notevole, e la varietà d'argo–

mento delle edizioni di certi tipografi, e

i loro cambiamenti di sede (solo appa–

rentemente analoghi alle peregrinazioni

dei compagni e dei conterranei di Gu–

temberg, disseminatori della nuova ar–

te per tutto il continente europeo) per

sfruttare fino in fondo i preziosi legni

fra un diverso pubblico, oltre che a di–

versi scopi.

Tipica è in proposito l'opera del mila·

nese Francesco de Silva, «librere de

Thurin

»(l0)

dove stampò nell'agosto

1485 il

Floridum compendium synoni–

morum

di Domenico de' Serafini, e quin–

di, fino al 1501, una diecina d'altre ope–

re grammaticali, religiose e giuridiche,

compreso un testo universitario di me–

dicina:

l'Anothomia Mondini cum po–

stillis

(11). Dal 1503 «magistro Fran–

cisco

»,

come ormai si definisce, si but–

ta nelle edizioni illustrate - dove ave–

va fatto solo un timido e rozzo tenta–

tivo con la cornice dei

Rudimenta gram-

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