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PARTE II — DESCRIZIONE GEOLOGICA

Dal momento che il sollevamento ebbe termine cessa ogni fase marina,

e comincia la fase terrestre d’accumulamento di materiali sugli ultimi

sedimenti

astiani.

Al subentrare di questo nuovo regime, deve subentrare puranche una

nuova èra; egli è per ciò che noi crediamo opportuno di chiudere il

cenozoico

cogli ultimi strati marini

feM'astiano.

Tutto ciò che ad essi

si sovrappone a costituire la valle padana è opera di demolizione dei

rilievi alpini ed appenninici, di trasporto dei rottami di questa demoli­

zione, dell’abbandono di essi in ammanti, rivestimenti, di forma e confi­

gurazione diversa secondo le circostanze diverse verificatesi durante la

loro formazione.

Lo elevarsi delle Alpi e dell’Appennino fu accompagnato da quello del

protendimento langhiano-monferrino di questo ultimo rilievo, epperò

l’alta valle padana al di sopra di Casale venne nettamente separata dal

restante di essa valle per tutto il versante da Sud ed i fenomeni sus­

seguenti si verificarono un po’ diversamente in queste due porzioni del

versante destro. Gli Appennini meno elevati, e meno adatti alle accolte

di nevi hanno inviato in basso masse detritiche, imponenti bensì, ma

non come quelle che dal versante alpino provennero in varii tempi ; ed

anche per natura di rocce, e quindi per mole degli elementi dovevano

differire le alluvioni dalle due catene discendenti ; e per la varia energia

degli agenti di trasporto, diverso di esse alluvioni doveva riuscire lo as­

setto. Coll’aumento successivo delle precipitazioni meteoriche, e coll’ac­

cumularsi delle nevi sulle alture, si ebbe la invasione glaciale, novella

causa modificatrice, la quale doveva esercitarsi in modo ben diverso nel-

l’Appennino che non nelle Alpi, essendo queste state dotate di più elevata

altitudine, e di più ampii circhi a raccoglimento di nevi da trasformarsi

in ghiacciai.

Ma procediamo con ordine; le due catene per differente elevazione

riuscirono diversamente atte a condensazione di vapori fin dal principio

del

quaternario

, epperò le correnti appenniniche meno potenti riuscirono

delle alpine, e conseguentemente diverso e minore il contingente che po­

tevano trasportare con minore violenza; notando ancora che la minore

precipitazione atmosferica aveva per risultato anche una minore degra­

dazione delle rocce relativamente però alla natura di queste, ed in con­

seguenza minore contingente di rottami pronti alla discesa. Se riflettiamo

bene a queste differenze e ne ponderiamo le possibili conseguenze, noi

saremo tratti ad ammettere che ben diverso lavoro si doveva compiere

al piede appenninico, da quello che al piede alpino nella valle padana. Ed

infatti dal rilievo langhiano-monferrino a valle sul versante destro le allu­

vioni, anche profonde, le più antiche si presentano di media grossezza, per