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PARTE III — GEOLOGIA ECONOMICA

cada ad immediato benefizio del terreno vegetale, quindi delle piante, e

quanta invece si raccolga nei ghiacciai, nelle nevi di più tardo utiliz-

zamento per fusione posteriore, quanta immediatamente defluisca rac­

cogliendosi in correnti liquide; noi dobbiamo conoscere di queste cor­

renti il regime, per sapere se più o meno velocemente possa essere quel

quantitativo di acqua loro asportato dalla regione che ci occupa; con­

viene conoscere se lungo queste correnti dei serbatoi possano ritardare

con opportuni immagazzinamenti il deflusso delle acque, e se artificial­

mente si possa aiutare questo rallentamento ; occorre conoscere la per­

dita che il capitale subisce per evaporazione superficiale, quale sia la

quota di acqua che penetra nella profondità in rapporto colla natura dei

terreni, e quanta di quest’acqua resasi profonda riesca, e dove, a giorno

per ulteriore utilizzamento, e come artificialmente si possa ottenere

questo ulteriore utilizzamento. Davvero che ci spaventa la mole di questo

complesso di notizie occorrenti ad una perfetta conoscenza delle condi­

zioni geoidrologiche della Provincia nostra di fronte alla scarsità somma

di dati che si possedono. Di fresca data, quindi molto incomplete, sono

le raccolte di osservazioni pluviometriche, sulla evaporazione, sulle perdite

in genere delle acque di pioggia, raccolte dovute alle direzioni ed alle

società meteorologiche; scarsissimi e per lo più inattendibili sono i dati

sulle portate dei fiumi e delle sorgenti che dovrebbero essere con gran cura

dagli ingegneri del Genio Civile raccolte ; le indigeste e pesanti raccolte

statistiche poco o nulla contengono al riguardo. Non vogliamo ricercare

qui le cause, e di chi sia la colpa di un deplorabilissimo stato di cose

che non è dato rimediare colle più energiche volontà dei privati studiosi;

lo constatiamo e deploriamo che in causa di esso non si possano al

giorno d’oggi ottenere quegli importantissimi risultati che dal progresso

scientifico in vista economica dovremmo attenderci.

Nella prima parte di questo lavoro vedemmo come a Torino la falda

di acqua precipitante dall’atmosfera possa valutarsi in un anno a metri

0,8385; questa quota cresce coll’altitudine fino ai 2800 metri pel di­

minuire della temperatura, per cui i vapori vanno via via condensandosi;

ma al disopra di quella altitudine l’aria secca non può più dare copia di

pioggie o di nevi, per quanto si abbassi ancora di più la temperatura.

Laonde che in via approssimativa noi possiamo ritenere a 1.80 metri

la falda media annua di precipitazione atmosferica della nostra Provincia.

Di questa quota, tenuta a m. 1,000 fino a m. 700, metri 0,1416 corri­

spondono alla precipitazione invernale, e si conservano quasi integral­

mente sotto forma di nevi nelle regioni appena appena elevate, es­

sendo piccolissima la quantità che si perde per evaporazione, per

assorbimento dal terreno, per opera degli organismi; questa quantità