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I A FFSTA DI SAN G IOVANN I

li. Aprivano il corteo due gruppi di « Ba­

lilla » e di « Piccole italiane ». L ’Urna

delle reliquie era portata da sacerdoti. La

precedeva, col clero della Metropolitana,

S. E. il Cardinale Gamba in mitria.

La processione seguì per via Quattro

Marzo, piazza Palazzo di Città, via Gari­

baldi, via XX Settembre, piazza S. Giovan­

ni. Lungo il percorso si assiepavano mi­

gliaia e migliaia di cittadini reverenti.

Intanto sulla piazza, in appositi banchi,

soci della « Famija » distribuivano il pane

benedetto tradizionale di S. Giovanni, me­

diante un ’offerta per la beneficenza.

Terminata la cerimonia, il Presidente

della « Famija » avv. Colombini, accom­

pagnato dai Priori della Festa, marchese

Percy Roero di Cortanze e conte Civalieri

di Masio, si recò a Palazzo Reale offrendo

a S. M. la Regina Elena il pane benedetto

di San Giovanni.

L ’avv. Colombini accennò poi alla So­

vrana d ’Italia il significato della festa, ri­

chiamato in vita dalla nostra <' Famija ».

L ’Augusta Sovrana ha accettato di buon

grado l ’offerta, dicendosi lieta che Torino

mantenga alte le sue più belle tradizioni.

Il

Presidente ha inoltre rivolte le più vi­

ve felicitazioni a Sua Maestà per la nascita

che in questi giorni ha allietato la Reale

Famiglia.

Dopo la visita, il conte di Seyssel d ’Aix

— gentiluomo di Corte della Regina — ha

fatto pervenire al presidente della « Fa­

mija », in nome della Sovrana, la cospicua

somma di lire 1000 per la Cassa di Bene­

ficenza della « Famija » stessa.

Successivamente il comm. avv. Giulio

Colombini, il marchese Percy Roero e il

conte Civalieri «tono stati ricevuti dalle Lo­

ro Altezze i Duchi d ’Aosta e di Genova,

ai quali l’offerta del pane benedetto è tor­

nata graditissima.

E così la festa tradizionale rievocata dal­

la benemerita associazione nostra ebbe tut­

ta la solennità ed il consenso del popolo e

della Reggia.

* * *

La celebrazione della festa di S. Gio­

vanni a Torino, data dal secolo XIII. Essa

è antica quanto quella che Firenze celebra

col famoso carro e la colomba. A Torino,

nel passato, fu il San Giovanni indubbia­

mente la festa più popolare dell’anno.

Essa comprendeva tre parti principali :

la vigilia o veglia di S. Giovanni: la corsa

del carro con benedizione e distribuzione

di cibarie nel mattino della festa ; diverti­

menti popolari nel pomeriggio.

Da tutti i paesi circonvicini pioveva in

Torino, la sera del 23 giugno, una grande

moltitudine di villici con le loro famiglie,

le quali si attendavano in piazza S. Gio­

vanni sotto baracche fatte con rami d ’albe­

ro e trascorrevano tutta la notte pregando

e cantando le laudi del Santo.

A notte inoltrata, poi, fin dalla più re­

mota antichità, si usava accendere un gran

falò, sulla piazza del Castello, a ll’altezza

di via Dora Grossa e per mantenere l’ordi­

ne vegliava tutta la notte il Cavaliere del

Vicario con alcuni donzelli d armi.

Gli uomini di Grugliasco, come dipen­

denti della città, provvedevano le fascine,

ma la grossa catasta veniva accesa con tor-

cie dal Corpo decurionale ed in tempi po­

steriori, talvolta, da qualche principe di

Casa Savoia. I carboni e le ceneri del falò

venivano donati agli spazzacamini che sta­

vano vicino alla chiesa di S. Lorenzo.

L’antichissima tradizione del falò, che

ricorda gli ingenui divertimenti dei vecchi

tempi, fu abolita — per i pericoli d ’incen­

dio che presentava — nel 1854 dal Muni­

cipio.

Narra Davide Bertolotti che alla vigilia

di S. Giovanni veniva pure creato il « Re

Archibugiere », il quale era scelto tra i

giovani che avevano fatto il miglior colpo

al tiro del pappagallo — così chiamavasi

allora il bersaglio — rappresentante la figu­

ra

quest’uccello. Il « Re Archibugiere *•

riceveva un donativo della città, e trovasi

che nel I 590 gli furono donati 200 fiorini.

Un altro eroe della festa era « Re tambur-

landò » il quale aveva l ’incarico di guidare

la ridda intorno al « falò ».

Ma il

clou

della festa consisteva nella

corsa del carro

e nella distribuzione gene­

rale di cibarie che si faceva nella mattina

della festività di San Giovanni.

Da quanto si può dedurre da antichi atti

capitolari, dai libri di Sindacato e da altri

documenti, la festa mattinale del 24 giu­

gno si svolgeva in questo modo :

Sopra di un maestoso carro, dipinto a