

ì
—
e z u z i o
- i ~ u
.n . : : . s . . .
.
Un'altra: nei pressi di Forno Alpi Graie si narra d ’un
hallo che le fate, incoronate di
edelweit,
intreccerebbero
sovente nelle notti di primavera, volando sulle balze e
non dileguando che ai primi raggi dell aurora. Anche il
territorio di Gr»sraval!o ha la sua leggenda : quella della
cosidetta
pielta
cagna :
un macigno che il diavolo avrebbe
ottenuto di poter gettare, dall'alto, sopra una città i cui
abitanti erano condannati allo sterminio. L ’enorme proiet
tile era destinato appunto a schiacciarli. Sennonché, men
tre il diavolo volava da un picco all altro portando sul ca
pace dorso il macigno, fu visto — dal fondo della valle
— da un eremita, che tosto s inginocchiò a pregare. Il
masso scivolò allora dalle spalle del demonio, andando a
cadere dove adesso si trova. D una seconda pietra si parla
in un villaggio della stessa Val Grande, il quale prese giu
sto il nome di
Campo della pietra
perche una giovane spo
sa. durante 1assenza del manto, sarebbe rimasta schiac
ciata da un masso rotolato dal fianco della montagna. Al
ritorno, il marito s'affannò invano per rimuovere il masso
che — quasi una pietra tombale — fu poi mèta di gen
tili pellegrinaggi da parte dei commossi valligiani.
Originale, sui ghiacciai della Sea. è la diceria che esista
una
guida dei morii :
quanto dire un pietoso e audace
montanaro, il quale si assumerebbe l'ufficio di accompa
gnare tra le gole più selvagge e per i sentieri più difficili
il corteo di coloro che perirono nelle ardue escursioni sulle
Alpi.