

fu la Porta Decumana, ma l'insieme dimostra
eh essa doveva essere disposta rientrante nelle
mura e che sullo spiazzo ora prcspicente verso
via Garibaldi, erano certamente costruiti gli al
tri edifici annessi pel Corpo di Guardia e pei
vari servizi.
Dopo la caduta dell'im pero la porta Decu
mana come in complesso tutta 1opera di dife
sa. perdette la sua importanza fino a che nel-
1X1 secolo coll'assurgere di Torino a libero Co
mune, le mura ripresero la loro funzione. A l
poeto degli edifici retrostanti alla Porta, ch’erano
alquanto rovinati, furono costruite alcune casu
pole per i gabellieri delle quali si sono trovate
tracce a ridosso della cinta muraria; finché pas
sata la città al Marchese di Monferrato Gugliel
mo V I I nel 1276. questi disegnò di trasformare
la Porta Decumana in una specie di castello. Si
trattò di un edificio, il cui lato ovest era sempre
rappresentato dalla Porta, mentre i muri nord e
sud si spingevano in fuori dal lato del Po ; sono
le due muraglie che. modificate ed accresciute
in lunghezza ed in altezza, oggi ancora però co
stituiscono in parte i due lati suddetti, mentre il
muro di chiusura ad est scomparve in seguito al
le modifiche apportate nel secolo X\ . 1 olta alla
Porta Decumana la sua funzione, fu aperta nel
muro di cinta a destra della torre di sud un'al
tra porta detta Fibellona o Porta di Po. che si
conservò molto a lungo.
Cinto da tre parti di fossato il Castello costi
tuiva ad un tempo abitazione e Cittadella pei
dominatore di Torino. E quando nel 1280 la città
passò alla Casa di Savoia, anche la cosidetta C a
sa Forte fu rimessa nelle mani del Conte T om
maso III.
D ’allora in poi la sorte del Castello è intima
mente legata con quella di Casa Savoia. Sede
per parecchio tempo, dei vicari dei Conti, o tem
poraneamente fatta campo di ricevimenti ad
importanti personaggi dell’epoca, la Casa Forte
fu. pur senza subire trasformazioni fondamen
tali. oggetto frequente di lavori, riparazioni, mo
dificazioni varie interne ed esterne tanto per ac
crescerne l’efficenza militare, quanto per miglio
rarne la comodità. M a la grande, nuova e radi
cale trasformazione che portò il Castello alle di
mensioni attuali se non al suo odierno aspetto,
è dovuta all'ultimo Principe d ’Acaia Ludovico
che ne iniziò i lavori compiuti poi sotto Am e
deo V ili, spentosi il ramo di Savoia-Acaia.
Anzitutto si pensò alle opere di difesa. A ll’in
torno del Castello correvano fino allora sui tre
lati fuori delle mura, un fossato ed una paliz
zata. Questa venne sostituita, in gran parte al
meno, da un muro definitivo che si innestava
nella cinta della città. Ma specialmente si volle
ampliare il Castello per renderlo adatto ai sog
giorni dei Principi Sabaudi, soggiorni che già al
lora col crescere d'importanza dei loro domin i
subalpini si facevano cgnor più frequenti. I mu
ri laterali di sud e di nord furono intanto note
volmente innalzati portandoli da 16 metri, quali
erano, a circa 30 metri. Abbattuto poi il mure
verso levante, l’edificio venne prolungato con
un nuovo corpo di fabbricato e ai due nuovi a n
goli s'innalzarono due torri simili alle romane.
Come difesa poi ai lati delle due torri romane,
si eseguirono altre due torri quadre alte circa 30
metri, destinate a guardare i due lati nord e sud
dell'edificio; nel cortile interno s'innalzò una
torre con un grande scalone a chiocciola. Poche
le finestre sull’esterno come si add iceva ad un
Castello, più numerose quelle sul cortile quasi
tutte bifore; il cortile era pure cinto di portici.
Dietro al castello si cominciò la sistemazione di
un giardino.
Ne lla prima metà del secolo X V fu condotto a
compimento il muro di cinta del Castello e nel
periodo successivo l’interno andò gradualmente
trasformandosi, da semplice maniero di difesa
in Palazzo degno di ospitare una Corte. Infatti
nella seconda metà del secolo i documenti p a r
lano di tappezzerie di seta, di velluto, di drappo
d oro; di arazzi di celebri autori e di quadri.
Particolarmente si ricordano gli addobb i eseguiti
dal pittore N icolao Roberti per ordine della du
chessa Jolanda vedova di Am edeo IX nell’occa
sione del ricevimento a Federico d*Aragona che
sposò la di lei figlia Anna.
Durante il fosco periodo del dominio francese
nella prima metà del secolo XV I il Castello giac
que in abbandono, finche Emanuele Filiberto
rioccupò Torino. Il Duca però preferì abitare nel
Palazzo Vescovile sorgente a lato de l Castello e
ad esso collegato con una galleria; in seguito si
costruì un nuovo Palazzo presso la Chiesa di
S. G iovann i, ora abbattuto.
Il
Castello usato dalla Corte per allora sopra
tutto come teatro fu però fatto oggetto di nuove
cure da Carlo Emanuele 1 il quale lo arricchì d.
quadri e di sculture. Il salone principale conti-
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