

R i c o r s i s t o r i c i d i u n s e c o l o f à
Iprezzi dei viveri e il numero dei rivenditori
Nessun miglior ammaestramento si può
trarre se non dal consultare le vecchie pa
gine della storia le quali possono in un am
bito diverso, talora riprodurre le conseguen
ze della violazione di una legge economica
e ribadire il risultato di un principio troppo
dimenticato e vilipeso. Riesce il fatto tanto
più interessante quanto più si studia l ’am
biente nel quale il fenomeno si rinnova, sic
ché non poche volte la storia ci mostra teo
rie non disprezzabili a educazione ed am
monimento dei presenti.
Maestro in quest’arte di riprodurre dalle
segrete no tile d ’archivio il più vasto mate
riale di studio a servizio ed insegnamento
ai molti sapienti di una scienza « da rifa
re » era il Prato, che con diligenza somma
e con acume maravigliosa esumava nelle
fonti storiche certe nuove legislazioni a sod
disfazione intellettuale dei moderni, e con
cretava in novella luce quei precedenti « ri
spetto ai quali l ’indagine scientifica ha pure
da gran tempo concretati in leggi ancor più
tassative e precise i risultati della secolare
esperienza ».
Pratici e teorici sono oggi quasi comple
tamente d ’accordo e la Confederazione Na
zionale Fascista dei Commercianti ne riba
disce il concetto, che « magna pars » delle
cause prime del caro vita sono provocate
per certe regioni e particolari rioni dall'ec
cessivo numero di negozi i quali frazionan
do il prodotto per ogni venditore, diminui
scono le vendite unitarie, sì che necessita
vendere a caro prezzo quel poco di merce per
salvaguardare le spese d’impianto, d’eserci
zio, le tasse, le imposte e i naturali profitti.
Ma parmi però interessante ad esumazione
di fenomeni periodici che sull’economia lo
cale si ripercuotono a distanza d ’anni e
d ’ambiente, riprodurre un ordinato della Ci
vica Amministrazione di Vercelli del 16 ago
sto 1815, esumato dalle «Spedizioni» del
nostro Archivio Comunale e dai documenti
dell’Archivio torinese. Interessanti sono le
deduzioni che esso apporta i
i « carez
za del pane », ragione prima del malumore
sordo che fra il popolo serpeggiava. Intra
vede l’Amministrazione locale la ragion pri
ma del caro prezzo del pane nell'eccessivo
numero di panettieri che non hanno un fon
do di grano per almeno un mese. Molti di
essi infatti privi di denaro sono obbligati
a comperare il grano a credito e pagarlo
maggiormente. Conclude l ’ordinato come il
pubblico «avrebbe sempre il pane a minor
prezzo se non fossero più ammessi che pa
nettieri scortati li quali ed in vista di un
fondo adeguato con cui fare le proviste a
tempo opportuno, o in riflesso del notabile
profitto che loro risulterebbe da un così as
sicurato maggior smaltimento potrebbero
procurare nelle tasse sensibile vantaggio al
pubblico e godere di un benefizio adeguato
e stante che dalla deposizione degli stessi
prestinai più scortati, risulta che coll’ag
giunta di un solo garzone, quello che con
due garzoni panizza otto sacchi al giorno
ne può panizzare sedici con tutta facilità ».
Continuando quindi tali panettieri in so
prannumero a comprare il grano a credito
e non « panificando » che tre o quattro emi
ne per giorno « per quanto gravosa al pub
blico sia la tassa che fissata venga al pane,