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il prodotto di loro panificazione non farà

mai fronte alle spese e mantenimento della

loro famiglia »». Giuste erano quindi le con­

clusioni dell'ordinato, ed infatti il numero

dei panettieri non calcolando le innumere­

voli famiglie che « panizzavano » in casa

per proprio conto, ammontava a 42 ; nume­

ro indubbiamente sproporzionato data la

popolazione della città, mentre appunto il

rapporto del Provveditore diceva che « per

lo meno la metà circa di detti prestinai non

sarebbe attualmente provvista che per po­

chi giorni ».

Più giuste ancora le determinazioni nelle

quali si giunse, poiché si dichiarò che <«cie-

scun panataio non sarà d’or in avanti con­

servato se non avrà il fondo di grano ne­

cessario per un mese proporzionalmente al

suo smercio, al quale effetto dovrà ciascun

panataio passare la debita sottomissione

con cauzione avanti la R. Giunta d’Anno­

na », « e ciò provvisoriamente sino a che il

numero dei panatai sia ridotto a ventiquattro

al più pel pane buffetto, e a quello di sei

per il casalengo ».

Parmi utile questo breve ricorso che in

questi ultimi tempi la politica economica in­

terna fascista ha ripreso in serio esame il

problema mettendo a nudo quei vari aspet­

ti di politica economica, e quei vari mezzi

che tendono a ridurre l ’illimitata libera con­

correnza, causa non dubbia di particolari

incrementi di prezzi. Sicché in ultima ana­

lisi : consigli di commissioni, pratici ed ac­

cademici nel mentre vengono a dimostrare

la consistenza del principio che l’eccessiva

concorrenza può generare gli stessi svan­

taggi del monopolio, dimostrano nel con­

tempo di aver considerato il problema eco­

nomico alla luce dell’esperienza educatrice

della storia, e non già alla stregua di teorie

sbagliate, sebbene consolidate da scuole e

indirizzi.

Ma non devesi per altro dimenticare co­

me la distribuzione stessa delle rivendite si

presenti di una importanza non indifferente

nell’esame spassionato e obiettivo del pro­

blema, per cui alla severità dell’indagine e

delle conclusioni è sommamente consiglia­

bile vedere il problema sotto quegli altri

aspetti che in una soluzione affrettata si

potrebbero mettere in non cale. Sicché si

rileva il fatto che in una città la quale sia

stata sottoposta a fenomeno espansionisti­

co, il numero dei negozi relativamente ad

alcuni centri può essere sproporzionato,

mentre non lo può essere affatto per alcuni

altri rioni recenti, nei quali il movimento

economico non ha raggiunto il livello della

materiale espansione edilizia o demografica.

E’ questo un problema di non piccola im­

portanza che potremo eventualmente studia­

re a suo tempo, basandoci su l ’esempio di

qualche centro importantissimo.

A N T O N I O F O S S A T I

Dal Laboratorio di Economia Politica

della R. Università di Torino.