

Laudo, g io ie llo architettonico del celebre |u-
vara.
Il nome de lla località è antichissimo.
S u p p u n ic um
denominavasi, nel remoto
passato, il territorio, del quale Corrado il
Salico nel 1026 confermò la proprietà al-
l ’ Abbazia de lla Novalesa, che lo aveva oc
cupato due secoli innanzi. D ivenne poi S/u-
p u n ic o , S u p p o n ig o
e infine Stupinigi ; pos
sesso, a ll'in iz io del trecento, dei nobili Cavo-
retti, indi d e ll’ astigiana fam iglia dei Solari.
In quest’ epoca c era già il vecchio castel
lo, tuttora visibile a levante della pa lazzi
na : un rossiccio e greve edificio di modeste
dimensioni : consunto balocco al confronto
della maestosa costruzione juvariana. E p
pure, nel m ed ioevo , dipendendo dalla ca
s t e lla la di Moncalieri, aveva avuta una cer
ta importanza bellica e si narra che lo guar
dasse uno stabile picchetto di nove fanti,
provvisti di lancia e di scudo.
N e l quattrocento, per pochi anni, il ter
ritorio fu d e l duca Am ed e o V i l i di Savoia,
che lo cedè nel 1439 a un marchese Pa lla
vicini di Zobe llo . N e lla seconda metà del
secolo, dopo essere stato del maresciallo
francese conte Carlo di Brissac, diventò pro
prietà di N ico la Signore di Cremieux, da cui
Emanuele Filiberto, con atto del IO giugno
1564, riscattava terreno e castello, insieme
con « ventiquattromila scudi d ’ oro del sole
di buona lega » , dietro cessione al Cremieux
della intera giurisdizione di Altessano In
feriore.
N e l 1572 il vincitore di S. Quintino isti
tuisce l ’ O rd ine di San Maurizio, ottenendo
ne dal Pontefice l ’ unione con quello di San
Lazzaro. Dovendo dotare il nuovo Ordine,
gli concede •<Stupinigi con l ’ antico castel
lo, i suoi boschi e le sue terre » . A ltre do
nazioni di circostanti campagne g li fa, in
sèguito, il figlio Carlo Emanuele I. Si for
mava. così, il primo e più ingente nucleo
di beni d e ll’ Ordine Mauriziano.
L ’ erezione della palazzina è del 1730. Si
sa che il Sovrano del Piemonte fu sempre
Generale Gran Maestro d e ll’ O rd ine , e, fin
d a ll’ inizio della gestione, il territorio aveva
costituito una zona riservata per le battute
regali. A l centro ili essa V ittorio Am e d e o 11
vaghegg iò n e ll’ aprile 1729 di e levare un
palazzo, non lungi dal castello m ed ievale,
ii pei gli usi di caccia della Rea i fam ig lia » .
Del progetto, come dicemmo, fu incaricato
l ’ architetto abate H lippo Juvara. L ’ Ordine
ne assunse l ’ effettuazione, contribuendo
nelle spese con le proprie rendite, fornendo
soprattutto il legname necessario e chiaman
do a dirigere i lavori l ’ architetto G iovanni
Tom aso Prunotto.
Il pa lazzo è ogg i visibile a tutti e ad age
volarne la conoscenza provvede in modo
esauriente un opuscolo che illustra con cura
scrupolosa i suggestivi lavori di pittura e
scultura contenuti ne ’ suoi quattro apparta
menti detti « Nuovo » , « della R eg ina » ,
<1
del R e » e « dei Duchi » . Intorno a un ma
gnifico salone centrale s ’ aggruppano sale,
salotti, gabinetti, gallerie, anticamere, con
affreschi, stucchi, ori, bronzi, intagli, in
tarsi, che compongono un’ affascinante leg
giadrissima visione d ’ arte settecentesca. Ci
lim iteremo quindi a un elenco parziale de
g li artisti che lavorarono alla decorazione e
ag li arredi : i più bei nomi d ’ artefici che in
Piemonte, provenendo da ogn i reg ione d 1-
talia, s ’ affermarono durante il secolo X V I I I .
Anzitutto, il colossale cervo di bronzo dora
to che dom ina la cupola, a ll’ esterno, è del
famoso fonditore Francesco Ladatte. Poi,
ecco tra i pittori : i fratelli V itto rio e M i
chele Raposso, i fratelli Va lerian i, il Wan-
L oo , Cristiano W erlh in , il Sevorze lli, l ’ A l-
beroni, il Crosato, il Cignaroli e d iversi loro
discepoli ; tra gli scultori : i fratelli Co llino ;
tra gli stipettai : il Piffetti, il M inei, il Cas
setta.
Quando, nel dopo guerra, in quei locali
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