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IL VI RADUNO DEI CAVALIERI D’ITALIA

La sabauda e regale Torino dal 27 al 30 dello scorso

aprile, accolse colla sua consueta ospitalità i Cava­

lieri di tutta Italia che vi effettuarono il loro VI ra­

duno, inteso a stringere vieppiù i sacri vincoli di

quel fraterno cameratismo che sempre li tenne, li

tiene e li terrà uniti negli ideali, nei ricordi e nelle

speranze non soltanto fra loro, ma altresì coi loro

giovani camerati in serv izio attivo dei quali Torino

si onora di avere nel suo presidio l'antico Reggi­

mento « Nizza » primo per numero, per istoria, per

gloria e fedeltà

( ISicea fidelis)

ed il cui nome ri­

corda un ben grave sacrificio compiuto per l'unità

della Patria ed una non lontana speranza.

I raduni dell'Arma di Cavalleria si iniziarono con

quello di Roma, ove risiede il Comando del Reggi­

mento Cavalieri d'Italia, raduno che fu ben degno

della Capitale del mondo civile. Il secondo si effet­

tuò a Trieste la redenta e che, dopo secolare schia­

vitù, ritornò per virtù delle nostre armi in seno alla

madre Patria costituendo un vero affratellamento di

spiriti e di cuori. Il terzo ebbe luogo a Como, patria

dei due Piini e di Alessandro Volta e ricca di glorie

garibaldine e di fervido patriottismo. Il quarto a

Venezia, città che, come scrisse il mio amico Gene­

rale Cambiè. è « l'unica che nello svolgimento della

vita civile non adoperi il cavallo » ma che tuttavia

può ben dirsi sede di quella squisita gentilezza d 'a­

nimo e di costumi che è retaggo atavico della Caval­

leria italiana e dove i quattro aurei cavalli attri­

buiti a Li«ippo e provenienti dall'arco di ISerone

vennero, dopo varie vicende, a fermarsi sulla Basi­

lica

di San

Marco

fin dai tempi della Serenissima.

Infine il quinto raduno

ebbe

per mèta Napoli, pa­

tria della

gloriola

Cavalleria

partenopea, che col

fastoso e valoroso Murai, detto

Magiiter equitum

o

centauro francese

(benché còrso e

quindi

limitano

come il grande

suo

cognato), si coperse di gloria in

tutti i campi di battaglia delle guerre napoleoniche.

Fu scelta Torino per questo raduno, anzitutto per*

che essa è la culla del nostro Risorgimento nazio­

nale e può inoltre ben dirsi anche la culla della

nostra Cavalleria, inquantochè. come ben scrissero

nel loro libro « I fasti della Cavalleria italiana » il

Generale Pezzi Siboni ed il Capitano Larghini Ra-

vagnati. lo Squadrone di Savoia fu formato da più

compagnie di gentiluomini piemontesi, mentre

l'eroe di S. (Quintino, Emanuele Filiberto testa di

ferro (al cui nome si intitola la nostra 2* divisione

celere), modificava il sistema feudale organizzando

la Cavalleria nazionale e creando quella sua guar­

dia personale dalla quale proviene l'attuale « Squa­

drone Carabinieri guardie del Re ».

Fu proprio Torino a vedere i primi Reggimenti di

Cavalleria di cui parlano le antiche pergamene, le

ducali patenti e le vecchie istorie del Ducato Sa­

baudo, nonché le leggende, le ballate ed i romanzi

ricchi di avventure galanti, di eroiche imprese e di

squisite cortesie. Fu scelta Torino perchè al suo

nome si intitola l'antica dignità comitale della Città

del cui nome fu insignito il terzogenito del cavalle*

resco Principe Amedeo Duca d'Aosta e che durante

la grande guerra fu il Comandante in capo della Ca-

valleria italiana. Venne infine scelta Torino poiché

proprio di fianco al tipico, storico, sabaudo, me­

dioevale Palazzo Madama sorge il monumento al Ca­

valiere d'Italia, sul cui basamento leggonsi le tappe

delie sue glorie e veggonsi i trofei delle sue armi,

mentre dalPaltro lato della piazza, l'invitto Condot­

tiero ,«ta fra i suoi fanti « fiso a la mèta ».

Per le eccezionali circostanze del momento la scelta]

della Città, che fu la prima Capitale di un piccolo]

Regno divenuto, per virtù del Fascismo, un grand*]

Impero, riveste uno speciale significato che terw

non può sfuggire ad alcuno, poiché Torino fu il v trJ

fulcro non solo della politica di Vittorio Euunuelaj

e Camillo Cavour, ma anche di queH'Etereito che da;

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