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monte?* e specie ai tempi del memorabile assedio

dei Francesi che furono vinti e fucati da colui che

fu il primo Re Sabaudi» e dal valoroso suo cugino

Eugenio di Savoia!

Ma la scena più tipica e solenne culminò nella ma*

unifica e pittoresca sfilata avvenuta in piazza Ca­

stello davanti a S. A. R. il Conte di Torino e alle

Autorità tutte presso il monumento al Cavaliere.

Al suono di guerresche fanfare passarono ardita­

mente con fiero e marziale cipiglio il Comandante,

il Medagliere, i Generali e non solo tutti i Reggi­

menti di Cavalleria attuali, ma anche quelli che esi­

stevano durante la grande guerra e che malgrado

soppressi vivono tuttora nella memoria delle loro

gesta gloriose e nel ricordo dei superstiti che non li

dimenticheranno giammai.

Passarono secoli e secoli di storia gloriosa, dai Dra­

goni gialli del Conte Solaro di Macello, dal Reggi­

mento di Cavaglià del Conte Gontari, dallo Squa­

drone di Piemonte dei Conte di None, dai Dragoni

bieu del Conte di Verrua e Dragoni del Genovese

del Conte Gattinara, Reggimenti cui furono noti i

campi di tutte le guerre dal 1690 in poi. fino agli

ultimi Reggimenti di Lancieri e Cavalleggeri che,

dopo la grande guerra, scomparvero |*er effetto dei

nuovi sistemi di combattimento. Con essi, colle loro

insegne e con gli smaglianti e vari colori dei Irto

colletti, passarono tutti i ricordi delle battaglie da

essi valorosamente combattute per la grandezza del­

la nostra Italia.

La sfilata fu stupenda e suscitò i più vivi ed appas­

sionati applausi del pubblico torinese. Ma quando

Carlo Delcroix salì sul palco per prendere la parola

gli applausi cambiarono tono moltiplicandosi ed as­

sumendo il carattere di vera e propria ovazione.

Ed egli così parlò:

Altezza Reale,

Si legge in Plutarco la vita di Marcello, il principe

dei cavalieri romani, come fin dalla remota antichità

cominciasi quel processo di meccanizzazione che ha

spostato il rapporto fra potenza di mezzi, valore di

soldati e genio di capitani, giungendo a fare della

guerra un problema di organizzazione c di produ­

zione in cui sono impegnate le risorse e le attività,

prima che la virtù dei popoli. .

La battaglia ha acquistato in terribilità e in esten­

sione quello che ha perduto in bellezza c rapidità.

La vittoria sembra diventata una questione di peto

per chi dispone delle

risorse

più vaste c dei mezzi

più potenti, ma noi sappiamo che la decisione ul­

tima spetta al

cuore,

che la

guerra rimane

un

pro­

blema di volontà, che la superiorità è dei popoli più

ricchi di virtù e di genio, di eroismo e di santità.

Coti oggi questa adunata dei cavalieri nella città che

diede i suoi re e i suoi soldati a Roma, pan che la

festa di un'arma, sembra a noi l'esaltazione della

virtù che, non ostante ogni inferiorità e avversità,

fece di un popolo umiliato e diviso una Nazione,

uno Stato, un Impero.

Tutte le armi sono ugualmente necessarie alla no­

stra potenza e sacre alla nostra storia, ma ciascuna

ha la sua tradizione, il suo carattere, il suo destino.

La cavalleria, prima che un'arma, fu un modo di

vita e il suo spirito e il suo stile sono più che mai

necessari oggi che la distruzione e l'orrore sembrano

essere il fine ultimo e il solo aspetto della guerra.

I)i tutte le armi quella che meno si adatta ai modi

mutati della battaglia, è la più aderente alle sue im-;

mutabili necessità come scuola d'intrepidezza nelj

pericolo e di impassibilità nel sacrificio.

Non per nulla dalle fila della cavalleria sono usciti:

gli eroi classici, quelli che servono di paragone e di

modello agli altri: Kulceri Paolucci de Calboli, per*

fetto cavaliere dello spirito, che tocca nella santitàj

la cima dell'eroismo; Francesco Baracca, che sul ca­

vallo alato corre la sua avventura unica nella soli*|

tudine dei cieli.

Noi siamo l'ultimo popolo che possa rinunziare

questi valori che sono la nostra prima ricchezza; ma|

quanto più la guerra si appesantisce di cemento c di

ferro, tanto più è necessario riservarsi la possibilità

delle decisioni fulminee e dei sacrifici supremi per

il momento in cui un gesto può arrestare o precipi­

tare le sorti.

Perciò — egli dice — « la cavalleria, invano chiusa

dagli impedimenti che limitano il campo aU'azioue.

in ogni nuova impresa dà la sua parte di sangue,

coglie il suo momento di gloria : perchè il progresso

meccanico arriverà forse a distruggere sè medesimo,

ma non potrà dare una figura della virtù militare

diversa da quella che insieme hanno creato la poesia

e la storia e non è possibile immaginare un esercito

senza la cavalleria come non è immaginabile la vit­

toria senz'ali ».

Noi soldati e fascisti sappiamo che quando si è datoj

tutto non si è dato abbastanza, ma l'enfasi è incom­

patibile con l'eroismo e per qualunque evento e peri

ogni prova noi, sapendo che ogni parola può avere]

un peso di sangue, ripetiamo semplicemente di es­

sere pronti a fare il nostro dovere agli ordini del|

Duce, per la gloria del Re.

Al tennitie dell'appassionata orazione scoppiò un|

vero*uragano. che pareva non dovesse mai terminar*

ed il magnifico oratore fu oggetto delle più vive

sentite acclamazioni.

Nella giornata, dopo una colazione offerta al Cir<

colo del Wist dai due Decani degli Ufficiali di

valleria torinesi Conte Merli Miglietti c

Spinola ai maggiori esponenti dd Raduno, vi fn

Pare* dd Valentino una iplmdida rinatane il

che si concluse con una brillante gara di Amazzoni,

ed alla sera un sontuoso ricevimento offerto dal Po­

destà a Palazzo Madama.

Nel giorno successivo la storica città di Pinerolo fu

la mèta dei Cavalieri i quali, dopo la visita alla

Caserma della Scuola di Applicazione, dove furono

accolti colla p iù squisita ospitalità, assistettero pri­

ma ad arditissimi esercizi di equitazione al campo

ostacoli, quindi al galoppatoio di Baudinasca ove

ehi ero campo d ì ammirare le ardimentose imprese

li Ufficiali, i difficili percorsi, i vari e nuovi mezzi

ccanizzati, nonché la perfetta presentaaione dei

’eparti dell'Arma.

>l»o

il gran rapporto tenutosi a Torino ebbe luogo

ristorante dd Valentino il tradizionale a rancio a

redimentale che riuscì animatissimo, seguito poi da

ricevimento offerto dai Comandanti di Grappo

ili Squadroni di Torino nei locali della Sncidà

ippica.

‘1martedì successivo i Cavalieri, con nobile e de*

alo

pensiero, si recarono alla Reale Basiiira di

iperga e, dopo aver iià it à i alla S. Marna, eolio-

«no una corona d'alloro sulla tomba di Re Carlo

Alberto concludendo con questo pietoso e patriot­

tico rito le cerimonie del loro raduno.

Tra le manifestazioni offerte in onore della Caval­

leria italiana, che tanti lauri raccolse combattendo

in tutte le maniere e prodigandosi generosamente,

vi furono geniali e pregevoli articoli nei giornali

quotidiani nonché esposizione di scritti, armi, in­

cisioni, fotografie e cimeli nelle vetrine della c Gaz­

zetta del Popolo a, de « La Stampa a e dell'Ente del

Turismo e venne altresì pubblicato un numero unico

speciale a cura ddlo Squadrone di Torino, redatto

da Generali ed' Ufficiali superiori, con pregevoli il­

lustrazioni, veni ed articoli d'occasione.

Se ciascuno dei partecipanti reca secò il più dolce

ricordo dd lieto convegno, la Città dì Torino ch'eb­

be ad ospitarli rammenterà col più vivo compiaci­

mento la loro graditissima visita ch'ebbe a suscitare

tante care memorie dd passato, procurando la gioia

dd presente e liete sperane per nn avvenire pena

sin» e sicuro ben degno della nastra istoria!

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