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tocentesoa non sono però riuscite a scalfire la

piena italianità dell'arte di Crosso, la quale,

inoltre, poco o nulla ha di quel provincialismo

formale e sostanziale espresso e significato da

tutta la pittura subalpina del secolo

XIX,

da

quella del Gilardi e del Gamba a quella del

Gastaldi, di Paolo Gaidano e di Vittorio Ca­

valieri. La pittura di Grosso ha, e manterrà,

un posto autonomo sulla scala dei valori del­

l'arte italiana dell'Ottocento, con alcune opere

di una energica e scoperta bellezza formale,

dall'impianto qualche volta solenne e dall'e­

semplare, castigata sobrietà tonale.

L'Artista che è slato certamente il più rapido

e. si può dire, il più istantaneo e sicuro defi­

nitore di fisionomie fisiche dell'Ottocento ita­

liano, realizzando con sicura ma quasi sempre

troppo facile mano, maschie figure in abiti

borghesi dalle stoffe pesanti e monocrome, So­

vrani e Principi nelle splendenti e decoratis­

sime uniformi militari, straeleganti donne in­

gioiellate, il Papa Benedetto XV inginocchiato

ed orante, se si fosse più severamente control­

lato e se non avesse avuto troppi e troppo pre­

tenziosi clienti, avrebbe potuto riprendere e

continuare, nell'Ottocento borghese, la tradi­

zione della migliore ritrattistica del Cinque e

del Seicento da lui ammirata e studiata con

raro acume critico e con molto amore di su i

più formidabili documenti conservati nelle Pi*

nacoteche e nei Musei d'Italia e dell'estero.

Basterebbero a dare gloria a un pittore il «

R i­

tratto del Padre

», quello della «

Signora Rop-

Itolo

» che s'impone in una sala della Galleria

Nazionale d'Arte Moderna di Roma, nell'im­

pianto e nello stile richiamante la suprema pe­

rizia deH'immenso Goja, la «

Signora in gri­

dio »

di proprietà di S. M. il Re Imperatore

e l'altro ritrattone, forse un po' troppo ad ef­

fetto nel pur magistrale scroscio delle sete

giallo-oro di Virginia Reyter. Ma queste sono

tele celebri. Ve ne sono altre egualmente im­

portanti se pure poco conosciute o del tutto

inedite : per esempio il «

Ritratto del pittore

Staglia

», che l'Autore avrebbe desiderato en­

trasse in questa Galleria e die ora fa parte

della Collezione Delleani di Carignano; l'altro,

severo e monocromo di «

Arturo Toacanini

»

ed

una

delle sue ultime pitture, il «

Ritratto

di Edoardo Rubino

», agile e franco di

pen­

nellata, vivacissimo ed espressivo, di

una

so­

miglianza psico-fisica

perfetta,

se

pure la fisio­

nomia è alquanto

garbatamente alterata.

Quando Grosso, signore

della larga pennellata

f

abilissimo nell'uso sapiente

e prudente delle

carezzevoli velature, non si limitava a ripro­

durre il volto e

i vestiti

delle persone in posa,

si perdeva, esperto e imbattibile riprodut­

tore di stoffe seriche e di sontuose tappezzerie

nelle ambientazioni fastosamente incombenti

ed

ancbc spesso squilibrate, allora arrivava a