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quillo. f o r i ascoltando ancora dalla commossa voce

della moglie fedele, l'attesa ed invocata notizia re­

rata al morente dal podestà del borgo nativo. Il Mu­

nicipio di Cambiano aveva deciso di acquistare la

tela della «

Sacra Famiglia

» per collocarla nella

Chiesa dove il fanriulletto predestinato andava a

serv ire la Messa, e dove, all'alba e al tramonto,

nel l'ineffabile rito liturgico dell'* Angelus» la sua

mamma, frequentemente senza un pugno di farina

nella madia e col focolare spento, ma miliardaria di

fede, si recava a pregare fiduciosa nel Signore della

bellezza, della speranza e della carità perchè al suo

figliolo fosse riservato un avvenire di onore c di

gloria.

L'ammirato e popolare Dipintore di tante formose

donne ostentanti al sole la loro attraente bellezza,

abbandonate voluttuosamente su pellicce di orso o

dentro corolle rosse, azzurre o cupe di damasco e

di velluto: il ritrattista delle giovinette riflettenti

le gentili e tuttavia floride forme ignude contro lu­

cide specchiere e mobili dorati, vive e vivrà nella

storia della pittura italiana, non soltanto per que­

sta — secondo noi molto secondaria — produzione

sensuale e solleticante, ma specialmente per il co­

spicuo gruppo di ritratti e per non poche sugose e

profumate « nature in »ilenzio » composte secondo

un gusto un po* vecchiotto, ma eoa bella parta pit­

torica e eoo vigore di stile. I nudi femminili pro­

sperosi e sfrontati, il graade quadro

a i

effetto «

La

cella delle /tazze

» che, in verità, è un prodigio di

pittura monocroma giocata sapientissimamente sul

bianco e sul nero, ed una composizione serrata ed

equilibratissima, lo scomparso nella fiamma « Su *

premo convegno

» che doveva dare all'autore rino­

manza clamorosa e mondiale per l'interdetto del Pa­

triarca di Venezia che sarà poi il santo e mite Papa

Pio X e per la protesta della Regina Margherita,

pure fervida ammiratrice del Pittore, se confermano

l'abilità tecnica davvero fuori classe, denunciano

apertamente qualche consenso al cattivo gusto allora

imperante: cattivo gusto estetico ed etico per altro

non imputabile esclusivamente a Crosso, ma presso­

ché a tutti gli artisti della sua generazione, volon­

tariamente o involontariamente asserviti alla men­

talità mediocre d i una clientela borghese, operosa

si ma senza ideali, gaudente e senza aspirazioni di

coltura e di spiritualità, tutta presa dal positivismo

in filosofia e dal verbo zoliano.

Giacomo Grosso vive e vivrà nella tradizione pitto­

rica italiana avvenire per la sua molto imitata ma

inimitabile arte di ritrattista : vivrà anche se il suo

nome non si legge fra quelli grandi, grossi, piccoli e

minimi elencati in una recente opera di storia e cri­

tica dell**

Ottocento Nocacemto

» per un gruppo di

ritratti di graade respiro, alcuni dei quali soao di*

ventati, per disposizioae del Dace, sacro

del Municipio di Torino, richiamaati preziosità

la ormai celebre e aggiornafistiata nostra