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la -uà giacitura ». Romano per spirito, egli ebbe

l'avvedutezza di riconoscere che solamente ?ul « Di-

riiio

» poteva fondarsi la solida impanatura di uno

Stato

che mirasse ad alti destini. E giunse a gettare,

valendosi dell'opera di giuristi celebri in allora, una

poderosa

opera miliare per la futura grandezza del

Pae.-e

e del suo popolo, colla promulgazione dei Ge-

aerali

Statuti. Questi Statuti valsero, in effetto, a

proteggere i successori, nella mera imposta dall'av-

v

r i

-ita delle circostanze, fino ad Emanuele Fili*

lierto,

che inizia veramente la gloriosa ascesa espan­

sionista del Piemonte'’.

Ora,

iti questi Generali Statuti o Dei reti si prescri­

vono pure i limiti della tolleranza (issati agli Kitrei

per

abitare negli Stati del Duca; precisamente in

sedici capitoli nel primo libro, dedicalo aU'unore

ed al culto di Dio.

Minuti e precisi, questi sedici «apitoli -evitano pro­

priamente l'inizio della regolare levitazione pie­

montese sulla questione ebraica, sebbene vi si fac­

ciano chiari accenni a precedenti disposizioni in

materia, tanto dello stesso Amedeo Nili quanto di

predecessori. Nella « Praefatio et Revocatio Privi*

le<:ioruin ludeorum... per Nos. Praedecessores no-

stro p

» si riassume il primo capitolo.

Poiché que-to lavoro non è determinato da movente

storico, ma unicamente procede dal desiderio di

interpretare le soluzioni allora adottate dal punto di

vi-ta razziale, mi limito alla discussione dei punti

che — nei quindici capitoli seguenti — sembrane a

noi rivestire maggiore interesse al riguardo.

In questi capitoli abbiamo

so tt'o cch io

uno squarcio

legislativo veramente organico e ben dettagliato.

He;:uo delle alle tradizioni giuridiche romane, da

cui può ritenersi ispirato, soprattutto per il senso

Hi equità e di umanità a cui si informa nei riguardi

depli Ebrei e per l'opportunità dei provvedimenti,

lucidi e sicuri, a salvaguardia dell'elemento etnico

regionale.

K -tato riconosciuto \ in effetto, che nel dominio

sabaudo vennero allora accordate axli Ebrei condi­

zioni sufficientemente buone, senza dubbio migliori

eli** negli altri paesi, nonostante le tendenze reli­

giose

dello Stato e di Amedeo V ili, nonostante an­

elo* l'ostilità popolare che attribuiva agli Ebrei le

pio gravi colpe e ne traeva motivo per sfoghi anti­

semitici quasi periodici.

Dovunque si >>parge in Europa la fama di questa

benevolenza accordata agli Ebrei e da ogni parte in

Piemonte affluiscono profughi da altri parsi per le

persecuzioni di principi e di popolazioni. Questi

nuclei ebraici sono un elemento raccogliticcio, tor­

bido; disprezzano e sono di»prczzati; odiano e sono

odiati; oggetto di infinite accuse e calunnie, rapaci

di midti delitti. (Nel 1404 un « maitre Sansonin

di lla giuderia

di

Bourg »

fu processalo per aver

d*ito

audacemente : « Se il Cristo ritorcale

in

vita,

lav

tirerei

per farlo di nuovo crocifiggere •}.

Ci

torna qni alla niente rbe noi ileni abbiamo avuto

occasione di rilevare nell'opera pittorica, precisa­

mente di quel periodo storico, che le più ab­

biette teuden/.e spirituali si facevano armonizzare

negli Ebrei colla morfologia schiettamente degene­

rativa. Così, il pittore piemontese Giovanni Cana-

vesio ci diede nel 1492 un magnifico «Giuda im­

piccato » quale quadro tenninale deU'affrescatura

di « Nostra Donna del Fontano », ai confini del no­

stro antico bel nizzardo. Il Canavesio — tipico rea­

lista ambientale, tanto da aver appeso l'apostolo

traditore non già ad un fico o al così detto « albero

di Giuda », secondo la tradizione, bensì al frassino

comune in Piemonte — parrebbe aver collo propria­

mente nel suo Giuda le sembianze di un lercio

ebreo, ricco di note degenerative, il quale doveva

averlo colpito iu modo particolare nella regione7.

Nel fissare i rapporti fra i sudditi e gli Ebrei dimo­

ranti nei suoi Stati, Amedeo V ili comincia a proi­

bire a tutti i Cristiani d'amliedue i sessi di abitare

insieme con alcuno degli Ebrei, tanto sotto pretesto

di servirli e di nutrirne i nati, quanto per qualsi­

voglia altra causa: « Hoc edicto prohibemus uni-

versis et siugulis Christianis utriusque sexus suhdi-

tis nostris. ne deinceps cum Iudeis, aut eorum ali-

quo causa famulandi, liberos eorum nutriendi, vel

quartini pie alia coliabitare presumant......» e ag­

giunge la prescrizione a.

ini di non com­

piere e di neppure avviare contratto di qualsiasi

sorta cogli Ebrei, come anche di non eseguire al­

cunché |»er loro, nei giorni di domenica e di altra

fe»ti\ità. Per i contravvenenti — tanto Cristiano

quanto Ebreo — in qualsiasi parte della norma, è

comminata la pena del carcere per giorni tre a pane

ed acqua (fig. 2).

Né deve sfuggire l'alto contenuto morale della mo­

tivazione di tutta questa grave limitazione nei con­

tatti fra Cristiani ed Ebrei : « Quia mores formantur

ex convictu. et a malorum consortiis boni frequen-

ter corrumpuntur ». perchè i costumi si formano

colla coabitazione e perchè i buoni frequentemente

si guastano al contatto coi cattivi.

Principio che viene ancora confermato nello stabi­

lire che gli Ebrei devono abitare insieme, in luogo

separato dai Cristiani, « in unum locum securum

clausum », dal quale non possono uscire dal cadere

fino al risorgere del sole. « unde a solis occasu, usque

ad ortum exire non pre-ument » , salvo casi eccezio­

nalissimi di cui veniva dato l'elenco; «N e mente*

fideli uni ex vicinitate ludeorum corrompantur, ipsi-

que ludei Christianis quantum vcllcnt nocere non

valeant ». affinchè le menti dei fedeli non siano

cor­

rotte dalla vicinanza dei Giudei, e gli stessi Giudei

non possano « quanto vogliono » nuocere ai Cri­

stiani. Dove, oltre alla ammessa contaminazione

spirituale dei Cristiani

per

il contatto eofji

Ebrei,

non viene esclusa l'intenzionalità

da parte di qwesti

di agire perniciosamente contro di quelli (fig. 3).

Si constata, di conseguenza, quanto fosse radirata

profondamente, fin d'allora, negli Stati uh—di, la

convinzione che. a segnilo ddTintimn contatto eogft

Ebrei,

i

Cristiani palmeto anunarrnr il depreca»

M