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Iniziati i lavori del Convegno, gli ospiti li

alternarono, per tutta la durata del loro sog­

giorno. con visite alle più importanti attività

cittadine. Non si può dimenticare la visita ai

nuovi stabilimenti della Fiat, alla Lancia,

alla « Stampa » e alla «Gazzetta del Popolo »;

e

infine la gita a Cervinia, con la quale si

chiuse il loro soggiorno tra noi. Tra i ranci

in onore degli ospiti sono da ricordare quelli

offerti dal Podestà al Palazzo della Moda e

dal Dopolavoro Fiat nella sua bella sede in

riva al Po. E sempre nei brindisi fu messa in

rilievo la comunanza ideale e sentimentale dei

giovani popoli dell’Asse; la perfetta intesa sul

piano dello spirito, che, trascendendo il fatto

formale delle solite alleanze di stile democra­

tico. fondate sulla firma di freddi protocolli,

costituisce la prova tangibile di un’amicizia

sentita, costruttiva e tenace, della quale il

Duce e il Fuhrer sono gli iniziatori.

Resta da dire qualcosa — per quanto ci

può essere consentito in questa sede — dei

lavori del Convegno, presieduto, come s’è

detto, dall’Ecc. De’ Stefani, coadiuvato dai

commissari tedesco e italiano, dott. Prinzing

e prof. Pacces. Gioverà precisare i tre temi

specifici, con la trattazione dei quali gli uni­

versitari si proponevano di chiarire i presup­

posti sociali del nuovo ordine economico

europeo. Essi sono: la critica del capitalismo;

la risoluzione del problema sociale; l’ordine

nuovo come risultato delle comuni ragioni

storiche, politiche, economiche e sociali del

Nazionalsocialismo e del Fascismo. Relatori

tedeschi sui tre temi erano i camerati Pfeffer,

Biihler, Prinzing; relatori italiani i camerati

Indrio, Zincone e Talamanca.

A loro volta le camerate della Reichsstu-

dentenfuhrung e del Guf — riconoscendosi

alla donna un ruolo non secondario nel quadro

della vita sociale dei popoli — hanno tra tta to

il tema: « La funzione sociale della donna nel

nuovo ordine economico ».

Ed ora, a voler accennare in sintesi ai ri­

sultati del Convegno, si deve pur notare che

la fraternità ideale e sentimentale che tali

contatti rendono possibile costituisce la base

migliore per la reciproca intesa, per quelle

sicure amicizie nelle quali la ragione politica

trova il suo più sicuro fondamento. Ma ve­

nendo poi al vivo degli argomenti tra tta ti,

non si ha qui modo di riferire, nemmeno som­

mariamente, quell’insieme di ragioni, di prin­

cipi, di aspirazioni che furono talora soltanto

enunciati, talora svolti e approfonditi. Ci si

attenga al testo dell’ordine del giorno, accla­

mato

alla conclusione

del

Convegno:

• 0 terso

Convegno universitario italo-tedesco, dopo

aver approfondito il tema dei presupposti so­

ciali del nnovo ordine europeo, constata gli

utili

r isa lu t i

rad ian ti dall’apporto • dal con­

fronto del pensiero dei rappresentanti della

gioventù universitaria italiana e tedesca e le

feconde chiarificazioni del modo di rappresen­

tarsi l’attuazione rivoluzionaria e i problemi

ideali e strutturali che essa racchiude ».

Si può forse aggiungere che sui problemi

ideali hanno maggiormente insistito i camerati

italiani, mentre quelli tedeschi hanno dimo­

strato la loro preferenza per quelli strut­

turali.

Quanto al Convegno femminile, tutte e tre

le relazioni (della dottoressa Kottenhoff, fidu­

ciaria delle sezioni universitarie femminili

tedesche, della dottoressa Massai e della dot­

toressa Tabellini) hanno trovato una base co­

mune, altamente idealistica e a un tempo

piena di umanità e di concretezza: l’impor­

tanza politica della donna sarà sempre costi­

tuita dalla sua femminilità. Giustificata l’or­

mai irrinunciabile partecipazione della donna

al lavoro sociale, subito se ne sono affermati

e cercati i limiti, sì che la funzione fonda-

mentale della donna — nei suoi momenti spi­

rituale e generativo — non ne è uscita inde­

bolita o compromessa, ma, anzi, potenziata.

Si diceva della preferenza accordata dai ca­

merati ♦'•Hpschi ai problemi strutturali. Se i

camerati italiani hanno sovente esaminato le

cose da un punto di vista teoretico ed astratto,

i compagni dell’Asse rifuggivano di proposito

da qualsiasi considerazione aprioristica, e spe­

cialmente sul terreno economico procedevano

come chi non ha l’ingombro di alcuna teoria

precostituita. Dissertandosi sul capitali«mo

dal dott. Prinzing venne questo significativo

richiamo alla concretezza: « in fondo non

esiste il capitalismo, esiste il capitale!». E cre­

diamo di non errare affermando che i Tedeschi

mostravano di intendere l’economia assai più

come opera di artista che non di scienziato.

L ’ Ecc. De’ Stefani, il quale con pro­

fonda dottrina, pari alla vasta esperienza, ha

C

resieduto il Convegno, ha sempre riequili-

rato i termini della controvenia su di un

piano più alto, sino al quale la sua umana

saggezza rendeva a tu t t i agevole il pervenire.

E fu appunto De’ Stefani a far notare, quasi

a conclusione dei lavori, che ogni dialettica è

soltanto strumentale, e che quel che conta è

un interiore orientamento, comune alle gio­

vani forze di Germania e d’Italia.

Che esso esista, è la confortante certezza

che il Convegno ha ancora una volta con­

fermato. E un tale orientamento — se trova

nelle discussioni culturali le prime incerte for­

mulazioni — si afferma, con tu tta la fona di

un impulso

morale, e

cioè umano,

nel cuore

di milioni di uomini, dove troverà il calore

e la vita per costituire, «Svenuto azione e

dottrina, il nuovo o

riime.

•M .M C