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e colla quale presenta analogie singolari massime

nell'esterno, la Chiesa di S. Ivo della Sapienza,

del Borromini. Fu iniziata nel 1642, nel '50 la

muratura, tranne che nella lanterna, era termi­

nata, e nel ’6o tutta l’opera era compiuta. Guarini

la vide in costruzione durante il suo primo sog­

giorno in Roma, che non si protrasse oltre il *47, e

la potè indi rivedere ormai compiuta, fra il ’6o e

il ’Ó2, nel suo viaggio da Modena a Messina;

attorno al ’68 egli progettò la Cappella.

Comune ad entrambe le opere è il modo di con­

cepire il vaso come immerso sino all’altezza del

tamburo entro la massa di circostanti edifizi; la

partizione sul tre, in pianta; il mantenimento nel­

l’interno, dal pavimento sino al sommo, di un

fondamentale invariato contorno pianimetrico —

3 semicerchi e 3 angoli in S. Ivo, un cerchio nella

Cappella —; e, pure nell’interno, un accentuatis­

simo verticalismo.

All’esterno in entrambe il tamburo è scompar­

tito in 6 lati e terminato da una linea ondulata

— sviluppatesi in senso orizzontale in S. Ivo,

e verticale nella Cappella —; la cupola mostra i

meridiani — 6 in S. Ivo, 12 nella Cappella, fra

cui in quella salgono i gradoni, in questa le 6 so­

vrapposte serie di archi; la cuspide è costituita

da una ripetizione di elementi simili via via im-

piccolentisi. Ma entro questa analogia di schema,

quale diversità di espressione! Chè mentre nel

tamburo di S. Ivo l’Ordine è intatto, e l’ondula-

mento dà al tamburo un moto come di corpo che

calmo respiri, nella nostra Cappella l’Ordine si

mostra piegato attorno ai finestroni, e l’ondula-

mento gira tomo torno impetuoso. Là i meridiani

da una balaustra leggera scendono come a ripo­

sarsi sull’orlo del tamburo, racchiudendo fra loro

i gradoni uniformi; qui i meridiani salgono fìtti e

tesi e fra loro racchiudono un intreccio aspro.

Là la cuspide sale in una spirale tranquilla, fatta

di sovrapposti elementi che diminuiscono via via

di diametro, ma restano invariati di altezza; qui e

nella cuspide e nell’altre fughe gli elementi dimi­

nuiscono ad un tempo e di diametro e di altezza,

producendo quel ritmo accelerato che porta l’oc­

chio al vertice.

M AR IO PASSANTI

BIBLIOGRAFIA

Le notizie storiche sono state ricavate dalle pubblicazioni

seguenti:

Boccio C.,

Gli

'architetti

Carlo ed Amedeo di Castellamonte

Camilla

e

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l iv o

»

E - , A r t ic o lo s u lla riv is ta « Il D u o m o d i T o n n o »,

I. 111. t9*S.

nice. Va questo ondulamento tomo tomo con un

suo piglio largo ed austero: e su quello è tutto

un restringersi di minuti ripetuti elementi sovrap­

posti, in un ritmo che di fuga in fuga — con un

solo momento di arresto nella lanterna — riprende

più serrato, sino ad appuntarsi al vertice nella palla

portante i simboli della Passione.

Fusi in una nuova unità sconcertante e gagliarda,

si riscontrano in questopera, come ben fu osser­

vato, elementi disparatissimi, taluni classici, altri

gotici, altri orientali, sì che da uno studio appro­

fondito di tali fonti ne verrebbe a noi una più

chiara coscienza. Noi ci limiteremo qui a raffron­

tarla con un’opera che di pochi anni la precedette

F ig .M - C a n te lli « « ir a