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DE PIEMONTESI NELLE ARMATE NAPOLEONICHE

L'epopea napoleonica è stata senza dubbio

uno degli avvenimenti storici che maggior*

niente ha colpito l'opinione pubblica di tutti

i

tempi.

In modo particolare la tradizione militare

acquisita attraverso le continue guerre soste­

nute per la propria indipendenza non poteva

lasciare il Piemonte indifferente di fronte al­

l'alone di gloria che aleggiava intorno alle

aquile dorate dell'invincibile Corso.

Sebbene l'attaccamento secolare alla mo­

narchia sabauda fosse sempre vivissimo, il

soldato del forte Piemonte e la sua migliore

gioventù si sentirono irresistibilmente attratti

dalla figura del piccolo Imperatore che con il

suo genio militare rovesciava i troni più an­

tichi e scompaginava gli eserciti più agguer­

riti; del resto non bisogna dimenticare che lo

stesso Carlo Emanuele, al momento di recarsi

in Sardegna, aveva dato ordine alle armate

piemontesi di unirsi a quelle francesi.

Molti furono quindi i giovani che si arruo­

larono nelle file dell'esercito imperiale; tra

questi i fratelli Luigi Giacomo Ignazio « Ga­

sare Enrico Provana del Villar ci hanno la­

nciato più di 200 lettere che la pietosa mano

della madre loro ha raccolto e serbato affet­

tuosamente.

È tutta un'epoca che rivive dalle carte in­

giallite, epoca che per la nostra storia non va

dimenticata, poiché se

anche essa è dominata

dalla figura di Napo­

leone, risale tuttavia a

questo periodo il primo

'Orgere, dopo millenni,

di una coscienza ita­

liana ed è nelle guerre

napoleoniche che i sol­

dati d'Italia hanno di­

mostrato per la prima

volta di fronte a tutta

l'Europa il valore e l'in­

domito coraggio della

nostra razza, meritan­

dosi il plauso e il rico­

noscimento dell'impe­

ratore stesso.

Queste lettere, scrit­

te

parte in italiano e

parte in francese, han­

no come

intestazione i

nomi sacri alle glorie

napoleoniche: attraver-

■41loro si può rifare il

cammino percorso dalla

Grande Armata e sembra di vedere i grandi

marescialli nelle ricche divise dell'epoca o di

udire il rullo dei tamburi che segna il passo

marziale della Vecchia Guardia; ma sopra­

tutto rivivono due caratteri, melanconico l'uno,

entusiasta ed esuberante l'altro, due uomini,

due piemontesi che hanno insito in loro la dote

migliore della nostra terra: la dedizione al do­

vere sino al sacrificio.

Essi appartenevano a una delle più antiche

famiglie piemontesi, il cui nome è stretta-

mente légato a tutta la nostra storia militare

e politica; Luigi era nato nel 1779 nell'avito

Castello di Villar-Almese che sorge su un con­

trafforte del monte che sbarra l'imbocco della

valle di Susa e Gaspare, chiamato in famiglia

Pinot, nel 1780.

Il padre loro Giuseppe, signore del Villar

e della Torre del Colle, consigliere di Stato

presso il governo sardo, aveva subito la con­

fisca dei suoi diritti feudali secondo le leggi

della Rivoluzione Francese; morto ancora nel

fiore ucgu anni, l'educazione dei numerosi

figli era rimasta affidata alla moglie, Emilia

Caissotti di Chiusano, donna di grande intel­

ligenza e di rara energia che aveva saputo

fare del Villar uno dei principali centri della

valle di Susa, tanto che era nota col nome di

« regina della Dora ».

Questo stato di cose aveva favorito l'affetto

particolare che legava i

figli alla madre; anche

tra loro i fratelli era­

no unitissimi: Luigi e

Gaspare poi in modo

particolare con le quat­

tro sorelle e special-

mente con le

2

ultime,

la bella Gasparina ri­

masta ben presto vedo­

va del conte Radicati e

la povera Carolina che

costituirà il cruccio di

tutta la famiglia per il

suo disgraziato amore

con il conte Amoretti

d'Envie giocatore e dis­

sipatore.

La loro situazione di

cadetti oltre alla loro

particolare vocazione,

n spingeva, secondo le

consuetudini dei tempi,

ad abbracciale In car-

nera delie armi, ■cane

al pria n f <Hl> Gian-