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passione e lo stesso entusiasmo. Afferma­

zione di fraternità che accorcia le distanze,

che annulla dal vocabolario fascista la parola

servi e padroni: fraternità bella e santa, nella

pace e nella guerra, nell'opera e nell'azione

che da tutti è compiuta per il bene di tutti:

anche nel sacrificio. Ed è perciò che da tutti

gli animi si leva più forte il grido della cer­

tezza nei destini della Patria Imperiale.

Il cons. naz. Bisi, designato dal Partito a

rievocare la data nella città di Torino, ha

rivolto il saluto della Patria all'esercito dei

lavoratori, che, dietro la linea di combatti­

mento, prepara gli strumenti e le armi, per

la guerra e per la vittoria. È l'esercito dei

lavoratori torinesi che, deposti gli strumenti

del lavoro, interrotta la fatica di tutte le ore,

levano per un istante il capo per ascoltare

la voce della Patria e di Roma. Nella realtà

del lavoro il popolo italiano guarda, nel Na­

tale di Roma, con adamantina fede, al suo

Re ed al suo Duce, Condottieri di tutte le

vittorie.

La folla acclama: il grido « Vincere »risuona

scandito dai cuori di tutti i presenti: è l'asso­

luta certezza che combattiamo per la nostra

libertà sui mari, per l'esatta distribuzione

delle ricchezze, per l'identica distribuzione

delle materie prime: perchè le nostre naturali

aspirazioni divengano, alla luce di Roma e

del Littorio, realtà inconfondibile ed eterna.

Nella palestra, tutta addobbata di trico­

lori, i grandi fasci littori rossi in campo nero

sembrano un simbolo: il simbolo della fatica

e del lavoro — cosparso dal sangue degli

invalidi presenti — che si svolge nel clima

fascistissimo della città, presupposti della

vittoria delle nostre armi.

Poi salgono sul palco delle Autorità i lavo­

ratori a ricevere i premi: volti glabri e scarni,

mani rudi e callose, fronti aggrottate e pen­

sose, passi cadenzati sul ritmo di una fatica

senza soste. Poi sono i grandi invalidi del

lavoro: uomini che nella carne portano inciso

indelebilmente il segno del loro lavoro, l’ul­

timo loro lavoro, che hanno irrorato con il

loto sangue, che hanno reso sacro eoa la loro

offerta ed il loro sacrificio.

I canti della Rivoluzione ed i canti ai guerra,

i canti della nostra certezza e del nostro

destino, hanno chiuso la celebrazione di Casa

Littoria.

Pochi minuti dopo alla Fiat-Mirafiori si

è svolta un'altra imponente manifestazione.

La massa dei lavoratori ha salutato con una

ovazione senza fine il Vice Segretario del

Partito, che, con parole concise, ha esaltato

la fede dei lavoratori ed il loro fattivo contri­

buto alla guerra, combattuta per affermare

i diritti alla vita del popolo italiano.

E si è pure manifestata nella giornata

ancora una volta la solidale fraternità del

popolo lavoratore con i nostri combattenti

e con i gloriosi feriti degenti negli ospedali

della città. Le donne Fasciste, in ossequio

alle direttive del Partito, hanno recato pacchi

doni ai fe

J hanno visitato le case dei

combattenti, recando la concreta espressione

della solidarietà del Partito.

* * *

I

Gerarchi hanno visitato la « 3 Gennaio »,

intrattenendosi affabilmente e paternamente

con i piccoli ospiti e si sono pure recati allo

Ospedale Militare, avendo per tutti i degenti

parole di ammirazione e di affetto, di stima

e di incoraggiamento.

Cosi, con manifestazioni di fede e di lavoro,

è stata celebrata in tu tta la città la data della

nascita, sui sette colH fatali dell'Urbe, di

Roma, Madre e Maestra alle genti, nel clima

di un sempre più fervido lavoro.

«Lavoro ed armi »: come ieri, come domani,

sempre: le sole nostre forze sante possenti

invincibili.

Con il lavoro abbiamo stroncato la guerra

economica, realizzando l'autarchia che ha

permesso di forgiare le armi per il combat*

timento, con le armi abbùuao infinto colpi

mortali al nemico, sfasciando la teatrale e

traballante costruzione venagKese. Giunge­

remo alla vittoria completa, nei tripudio di

questa trionfale primavera, fatta di lavora

e di sacrificio, di fede e di firm a i

MOSTO ALATI