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RASSEGNA DI POLITICA ESTERA

F A T T I E D I S C O R S I

La propaganda inglese nell'ormai abituale

vana fatica di separare, nella coscienza delle

compagini italo-germaniche, il volere dei Capi

dall’interesse dei popoli. le decisioni dei Go­

verni dalle aspirazioni delle masse, i Regimi

dalle tradizioni, ha sparato, per bocca di

Churcill, un natalizio messaggio alla Nazione

italiana. Non è stato inutile. Ha dimostrato

alla Nazione italiana che la incomprensione

britannica verso le ragioni vitali per la quale

essa è scesa in guerra è così totale ed immu-

tabile che non avrebbe potuto trovare altra

risposta che quella delle armi. Il discorso di

Churcill ha legittimato il dubbio che il governo

inglese avverta ormai tu tta la precarietà della

propria situazione. A questo insuccesso orato­

rio il governo britannico ha dovuto aggiun­

gere, a breve scadenza, il fallimento diplo­

matico del colloquio Eden-Maiskj, ennesimo

tentativo di guadagnare l'U.R.S.S. alla causa

della plutocrazia. In fa tti il rinnovo del pa tto

di amicizia russo-tedesco avvenuto il 10 gen­

naio con la stipulazione di un nuovo accordo

economico e la delimitazione delle rispettive

frontiere, ha provato la consistenza delle ami­

chevoli relazioni che intercorrono fra i due

grandi paesi confinanti e la indipendenza della

politica

deir

Unione Sovietica.

In tan to negli S ta ti Uniti, malgrado le pre­

cedenti promesse di « non coinvolgere l’Ame­

rica nella guerra » (Wilkie), e di « non impie­

gare forze americane all’estero » (Roosevelt),

Wilkie ha dichiarato che «una sconfitta del­

l’Inghilterra significherebbe la minaccia della

sicurezza nazionale degli S tati Uniti » e Roo­

sevelt che « mai prima d ’ora la sicurezza del­

l’America è sta ta così minacciata dall'esterno ».

All’inizio dell'anno, il Presidente degli S. U.,

inaugurando il 77° Congresso, ha cercato di

giustificare, di fronte agli americani, la sua

politica di non dichiarato intervento asserendo

la necessità di difendere, con quella degli

altri, la libertà del suo popolo.

Roosevelt, ovvero Rosenvelt, è ebreo; il go­

verno americano è dominato dagli ebrei;

ammiragli Bloch. Taussing, Kaìbfuss sono

ebrei. La finanza americana è controllata dai

Loeb, dai Breitung. dagli Schiff, dagli Huauer,

dai Warburg, da Baruk, nipoti ed eredi degli

Schiff, dei Warburg. dei Baruk, dei Loeb che

f in s e ro Wilson ad intervenire nella guerra

del

1914

e poi a de ttare i famosi

quattordici

punti

della

Pax Judaicm.

L 'aquila

che cam­

peggia nello stemma nazionale americano è

l’aquila degli stendardi delle tribù d’Israele,

le 13 stelle e i rami d’olivo negli artigli del­

l’aquila sono i simboli d ’Israele, i motti che

vi sono iscritti sono quelli delle tribù guer­

riere d’Israele. Il commercio, l’industria, la

Alta Banca, la radio, la stampa, il cinema,

il teatro , tu tto è manovrato dagli ebrei. Gli

S. U. sono il quartiere generale dell’ebraismo

internazionale.

America grande democrazia dove la pluto­

crazia ebraico-massonica ha la libertà di do­

minare 120 milioni di americani illudendoli di

essere liberi. L’Impero Inglese è sempre stato

la grande riserva di caccia della finanza ebraica.

L’Inghilterra quindi non deve cadere. Roo­

sevelt, ovvero Rosenvelt, ne alimenta la resi­

stenza per salvare, col democraticismo, tu t t a

la organizzazione economico politica di Israele.

L ’aiuto americano non è incondizionato. È

impostato, con tecnica mercantile, sul « do u t

des », che significa: pagamento in contanti e

basi navali, oro e terre. Anche la corda so­

stiene l’impiccato.

Per la Francia, il Presidente degli S. U.

prega: « Io prego affinchè il popolo francese

possa presto godere di nuovo la felicità della

pace e della giustizia, della pa r ità e della

fratellanza ». Auguri da

Capodanno

che l’Ame­

rica ha rivolto ad una Nazione dove tu tto era

diventato democraticamente, fraternamente

ebraico. Basta una prova: prima del con­

flitto, il totale del capitale francese assommava

a circa

900

miliardi di franchi;

700

erano

nelle tasche delle dodici famiglie ebree facenti

capo ai Rotschild. Forse Roosevelt prega per

il ritorno di questa giustizia.

In Francia si fa il processo alla guerra. La

responsabilità è generale. Tu ttav ia Flandin

ha garantito al Maresciallo Pétain che « la

Francia ha capito », che « essa si riavrà me­

diante la concordia nel ricordo delle sue t r a ­

dizioni ». Il ricordo dovrà risalire almeno

150

anni di storia perchè dalla Rivoluzione ottan-

tanovesca ad oggi la storia francese è quella

del progressivo incontrastato prevalere della

civiltà ebraica.

L'atteggiamento di questo popolo, non pare

ancora quello di chi na capito e sa perciò

che deve conformarsi al nuovo ordine europeo,

è

piuttosto l'atteggiamento equivocante di chi

attende tergiversando l'esito finale del con­

flitto.