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PARLIAMO DI LEONARDO

Si è sentito parlare spesso e con fondato

interesse, in questi mesi, dell'ultimo libro di

Giuseppina Fumagalli, quel « Leonardo omo

senza lettere

»

apparso poco prima che si

aprisse l'importante mostra Leonardesca di

Milano.

Figura, quella di Leonardo, che conta una

adeguata letteratura di studi critici, che, per

quanto riguarda la prosa vinciana, annovera,

fra le altre, le opere del Seailles, del Muntz,

del Solmi, di Isidoro del Lungo oltre le con*

siderazioni sparse di Paul Valery

(Introduction

à la méthode de Léonard

), del Venturi, del

Frey, ecc. Nè possiamo tacere della voce

compresa nel volume XV dell’

Enciclopedia

Italiana

, redatta da illustri studiosi come il

Carusi, il Favaro, il Gentile, il Marcolongo, il

Venturi medesimo.

L’antologia odierna della Fumagalli viene

pertanto ad aggiungersi ad una precedente

sua (

Leonardo prosatore

), e compone un pae­

saggio genuino e raccolto intorno alla gran*

diosa figura del Vinci prosatore: nè soltanto,

che poi dalla prosa stessa del Nostro il quadro

viene ampliato con felice varietà e profonda

analisi, permettendoci così di addentrarci at­

traverso i più disparati campi dello scibile.

Alla riunione antologica delle pagine del

Maestro, la Fumagalli ha fatto seguire un suo

opportuno e fedele « Glossarietto Vinciano ».

Come dire dunque, in così breve giro di

pagine, in così fugace annotazione, delle virtù

evocative, del fascino vario ed irresistibile che

risultano dalla scrittura leonardesca, la quale

ha la sapienza del colore — suggerita allo

scrittore dal pittore — , la esattezza della co­

struzione, secondo le leggi proprie dello scien­

ziato, la sintesi succosa ed incisiva?

E se egli scrive:

« Movesi l’aria come fiume e tira con seco

li nuvoli, sì come l’acqua corrente tira tutte

le cose che sopra lei si sostengono. Quel vento

sarà di più lieve movimento il quale fia di più

impetuoso principio, e questo ci ha insegnato

il foco che sbocca delle bombarde, il quale ci

mostra la figura e la velocità del moto col

fumo che penetra l’aria che li sta per riscontro

con lieve e spana remozione; ma il vento

è

di

discontinua impetuosità, come d mostra la

polvere da quello levata in fra l’aria con varie

dilatazioni e tortuosità; ancora si sente nelli

gioghi delle Alpi le percussioni d’essi venti

esser fatte a impeti di varie potenzie..... »;

così seguitando, non si può non riceverne un

improvviso senso di incanto. È questo appunto

l’incanto che promana dalla pagina del Vinci

prosatore, come dalla tela della « Vergine delle

rocce »: meandri subitanei densi di un’ombra

corposa e ricca, si aprono al lume dell’inda­

gine sottile ed instancabile, ci si avvia per le

viottole più incerte e difficili, ci si addentra

nel regno inesausto della natura.

Leonardo fu forse colui che meglio si giovò

delle disparate esperienze: si pensi ad esempio

con quale maestria egli seppe non dimenti­

carsi, scrivendo, d’essere un eccellente padrone

del pennello: ricordiamo le fugaci impressioni

descrittive della donna sulla porta, con quel

contrasto di luce e di ombra realizzato per

mezzo delle parole e con tecnica che oseremmo

dire pittorica veramente.

Nella antologia che abbiamo sott’occhio

ecco le molte pagine dedicate alle

Visioni:

pagine per le quali più che mai valgono le

nostre proposizioni di sopra; se leggete per

esempio la prosetta « Quando il sole allumina

la foresta », ne avrete una prova. E vorremmo

ripetervela qui, ma ce ne manca il tempo;

vorremmo ripetervela, convinti come siamo

che sempre sia piacevole il documentare con

copia di carte, con le fonti originali insomma,

le osservazioni critiche.

Ma mancandoci il modo per la pagina citata,

non vogliamo tuttavia rinunciare a rileggere

qui con Voi « De’ prati », un attimo di squi­

sita pittura letteraria:

« Stando il sole all’oriente, le verdure de*

prati e altre piccole piante sono di bellissima

verdura per essere trasparenti al sole, il chè

non accade ne prati occidentali; e l’erbe me­

ridionali e settentrionali so di mediocre bel­

lezza ‘di verdura ».

Dove quella voluta insistenza di termini,

quella sapiente disposizione di parole, adduce

nell’animo le sensazioni che possono creare

vivaci pennellate di verde contro il soie che

sorge.

n o