

Problemi anonari in Piemonte agli inizi del secolo XI
(La questione della “ tassa,, sul pane)
È noto come la « tassa » annonaria o » cal
miere ", sopratutto quando si trasformava in
un vero prezzo politico, non risolveva il pro
blema del « giusto » compenso ai panettieri,
e neppure soddisfaceva alle esigenze del popolo:
ciò si rileva da un complesso di ormai note
circostanze. Scompariva la merce, si dete
riorava il prodotto con crusche, cruschelli ed
altre cose peggiori, restava scoraggiata la
produzione, cresceva il malcontento.
Gravi disordini scoppiarono ad esempio
a Vercelli verso la metà del 1815, in causa
della « carezza » del pane. Una lettera ano
nima che, pur nella sua rudimcntalità reto
rica, non poco dovette spaventare il Sin
daco di Vercelli, Conte Avogadro della Motta,
venne inviata al Ministero dell'interno. Essa
diceva:
« Invito all’Amministrazione Civica di Ver
celli,
« Ho Amministrazione che d'occhi bendati
sei adorna, a questo eccesso di carestia tu
permetti e non provedi al raccolto e fame si
grida, tu dunque addotti questi grida e per
metti che si opprima il popolo tuo e i tuoi
simili e trionfi ancora? Tremar tu devi se
consideri nel modo che amministri, orsù prov
vedi alla estrema calamità che tu ho ammi
nistratore fai parte, (rena il tuo egoismo e
provvedi al terribil manipolio che oggi trionfa;
veglia su di coloro che assorbiscono il sangue
dei miseri, che un dì per disperazione gli
costringerai a tumulto e pensa gli eccessi che
potranno succedere... provedete, provedete,
considerate lo stato del commercio oppresso,
le sorti come languiscono, il carro prezzo
dei viveri, investitevi dello stato di un padre
tenero verso i suoi figlioli e poche sostanze
per disfamarli, ma prima di morire di fisime
mi armerò di bronzo il cuore, la mano di
ferro e manderò tutti gli egoisti a casa del
diavolo con manto nerro.
Lo supplicante N. N. ».
Ai poveri veniva comunemente venduto
pane più scadente in « forme » e non in peso.
Facile era la frode vendendo forme grosse sì,
ma non compatte. Il che suscitava aspre
rampogne e diaconi facinorosi. In una let
tera di un certo Balestreri diretta al Mini
stro dell'Interno si legge come « li discorsi
incendiari che ora liberamente si tengono nei
privati ridotti od anche nelle botteghe
farmacisti, caffè e bigliardi » erano caus
dalle tristi condizioni annonarie e dallo « s
nuimcnto del peso del pane ».
E ancora si fa presente come <in Geno
oltre il caro prezzo del pane egli è così
li
composto, mal fabbricato, mal cotto, e
tante farine estranee mescolate che rie
quasi insopportabile e certamente anche in
lubre, poiché fra le altre manipolazioni c
si praticano da molti si annovera quella
impastarlo con acqua di lissivo ».
Non erano però tutti d'accordo su le cau
del caro prezzo dei generi alimentari.
Ad esempio l'amministrazione civica
Vercelli giustificava l'alto prezzo del pane
t
un « ordinato » le cui conclusioni, che han~
un curioso sapore di attualità, dimostra
che assai spesso l'eccessiva concorrenza gene
gli stessi effetti del monopolio.
Intrawedeva quella amministrazione
ragione principale del caro prezzo del pa
nell'eccessivo numero dei fornai che noi
avevano un fondo di grano per almeno
mese.
Conclude infatti l'« ordinato » come il pub*
blico, « avrebbe sempre il pane a minor prezze
se non fossero più ammessi che panettie~
scortati li quali od in vista di un fondo ad
guato con cui fare le provviste a tempo oppo
tuno, od in riflesso del notabile profitto c*
loro risulterebbe da un così assicurato mag
gior smaltimento, potrebbero procurare nelle
tasse sensibile vantaggio al pubblico e godere
di un benefizio adeguato, stante che dalla
deposizione degli stessi prestinai più scortati,
risulta che coll'aggiunta di un solo garzone,
quello che con due garzoni panizza otto sacchi
al giorno, ne può panizzare sedici con tutta
facilità ».
Continuando quindi tali panettieri in so
prannumero a comperare il grano a eredita
e non panificando che tre o quattro emi
per giorno « per quanto gravosa al pubbli
sia la tassa cne fissata venga al pane, il p
dotto di loro panificazione non farà mai
fronte alle spese e mantenimento della
famiglia ».
Giuste erano le conclusioni dell'« ordinato
che, in fitti, il numero dei panettieri,
calcolando le innumerevoli famiglie che
ficavano in casa per conto proprio,