Table of Contents Table of Contents
Previous Page  7 / 420 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 7 / 420 Next Page
Page Background

“Ogni città riceve la sua forma dal deserto a cui si oppone”, scriveva Calvino.

Ogni città è il frutto di un sovrapporsi di stratigrafie, di storie, di atti che necessariamente hanno distrutto e a

cui il tempo avrà dato nuove forme.

Spesso viviamo ignari di respirare, nelle nostre città, lo spirito di tempi e di forme che, sovrapponendosi, hanno

lasciato traccia e segno di sé e del senso che hanno rivestito per generazioni. Indagare questi aspetti, dunque, è

tanto importante quanto rispondente alle domande che ogni storia pone, che ogni contesto urbano porta con sé.

Questo volume indaga quelle storie, quello spirito. Indaga le ragioni della sedimentazione in contesti che

si tramandano solo apparentemente immutati e tuttavia vivi, solo in apparenza slegati dagli innesti urbanistici

successivi. Esso è il frutto di una ricerca analitica, guidata da perizia urbanistica e sociologica, che mette in luce

edifici e angoli nascosti, raccontando così una storia che appartiene alla comunità.

Il lavoro dei professori Pia Davico, Chiara Devoti, Giovanni Maria Lupo e Micaela Viglino dà merito delle stra-

tificazioni intervenute in contesti popolari e che hanno visto un succedersi ininterrotto di insediamenti antropici.

È una Torino straordinaria quella che emerge dalle pagine che seguono. La cifra è lontana da quella dell’

Augusta

Taurinorum

, ma lo sviluppo ortogonale del

castrum

romano è lo stesso di duemila anni fa. L’analisi documenta

bene gli agglomerati di strade, vie e piazze che a partire dal Settecento hanno mantenuto pressoché inalterati

i loro connotati, o ai quali interventi successivi hanno acquisito prestigio e bellezza, come è avvenuto ad esem-

pio in Borgo Campidoglio, in Crocetta o, a Mirafiori, grazie ad interventi e arredi congrui e coerenti. Guardando

il volume emergono nitide le anime di una classe produttrice composta da famiglie di artigiani, tessitori nelle

filande, maniscalchi e osti, barbieri e sarte, lavoratori a domicilio impiegati in occupazioni che hanno sfidato i

tempi, in una città – che è stata prima capitale del Regno d’Italia – che si è votata per gran parte del Novecento

alla monoproduzione industriale, per poi cambiare ancora. Emerge così la memoria, ad esempio, dei lavandai

di Bertolla e dei loro edifici, di Aurora, Lingotto, delle vestigia di Borgo Dora – dove innestandosi sulla matrice

medievale si svela l’opera della devozione del Beato Cottolengo. Si restituisce così alla conoscenza un patrimonio

di tradizioni altrimenti a rischio di oblio. Analizzando le caratteristiche dei diciassette borghi e delle quattordici

borgate, si sono rese vive anche le ragioni delle trasformazioni legate alle accelerazioni del mondo produttivo

cittadino, dapprima artigianale, quindi industriale e poi tecnologico.

Il Comune di Torino ha dato volentieri il proprio patrocinio alla lunga ricerca che trova la sua esposizione com-

piuta in questo volume. Un’indagine complessa, appassionata, su quei brani di città – i borghi e le borgate – che

sono ormai profondamente radicati nella coscienza urbana, ma non sempre adeguatamente conosciuti e com-

presi nella loro specificità. Piccoli o meno piccoli “luoghi di centralità” non centrali, che, lungi dal contrapporsi al

più aulico centro cittadino, lo completano, vi si integrano, gli fanno da corona. Il progetto di ricerca è così venuto

a rinsaldare una consuetudine di lunga data alla collaborazione tra la Città e il Politecnico di Torino, cui sono stati

affidati, nel corso degli anni, programmi d’indagine che hanno posto l’Amministrazione cittadina in posizione di

reale avanguardia, a cominciare dagli studi per l’

Individuazione e classificazione dei Beni architettonici ambientali

nel Comune di Torino

, per continuare con l’

Individuazione del Patrimonio storico nella città extrabarocca

e con

altre collaborazioni legate al Piano Regolatore della Città.

Una consuetudine virtuosa che si rinnova con quest’ultima indagine che analizza aree già considerate in occa-

sione del grande rilevamento dei beni culturali ambientali, ma con un altro sguardo, e con la consapevolezza che

non poche di queste ora siano profondamente cambiate. Infatti, se talvolta mancano i caratteri aulici più tipici dei

settori presi d’assalto dai turisti, i borghi e le borgate di Torino offrono una dimensione “altra”, autentica, iden-

titaria, storicamente determinante e non meno carica di significati, che va compresa con le sue caratteristiche

e specificità, quelle stesse che questo lavoro approfondisce nella speranza di una sempre maggiore attenzione

a tessuti fragili, speciali, irripetibili. Un lavoro imponente: non solo l’analisi di un contesto ma uno strumento di

conoscenza e ricchezza per tutta la comunità cittadina.

Il Sindaco

Piero Fassino