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Prefazione

Pia Davico, Chiara Devoti, Giovanni Maria Lupo, Micaela Viglino

I termini stessi di “borgo” e “borgata”, pur riferiti entrambi a zone esterne al nucleo

più antico della città, vengono usati di frequente in modo improprio. Semplificando al

massimo i concetti che saranno chiariti nelle pagine seguenti, precisiamo quindi che in

questo volume si distingue tra i

borghi

, antichi insediamenti formatisi nel territorio rurale

e le

borgate

, nate nel XIX secolo in relazione alle porte della prima cinta daziaria (1853).

Dei 17 borghi e delle 14 borgate analizzate nella ricerca pluriennale qui presentata si

sono anzitutto precisate le odierne perimetrazioni. L’indagine sui confini nasce da una

selezione critica dei limiti di fiumi, ferrovie, strade, confini comunali, che interessano i

perimetri borghigiani. I borghi e le borgate sono luoghi distinti secondo una scelta di tipo

storico, che si lega, per i borghi, alla settecentesca cerchia di fortificazione e alla pace di

Aquisgrana (1748), e poi riguarda – per i borghi e le borgate – le due cinte daziarie (1853-

1912, 1912-1930). Tale indagine sui confini borghigiani pone,

in primis

, il problema della

distinzione tra la zona piana (in sinistra di Po) e la zona collinare (in destra di Po).

Per i borghi della zona piana, risulta una formazione connessa a strade foranee e a ele-

menti primari (per esempio, cascine, chiese, opifici), che inducono un’edilizia residenziale

di vario tipo, cui si connette una maglia viaria storicamente stratificata, che in un primo

tempo oscilla fra caratteri rurali e urbani, e che – più tardi, quale ampliamento – risulta in-

teressata da schemi di pianificazione. Per i borghi della fascia pedecollinare, si deve tener

conto di questioni altimetriche e stradali: nel senso che, oltre una certa quota, si localizza

un’edilizia segnatamente di alto rango; e, invece, le strade di costa sono infrastrutture che

attraggono elementi primari e tipi edilizi residenziali – connessi ai diramati processi dell’a-

gricoltura, del culto, dell’industria –, collocati su una maglia viaria tendenzialmente legata

a strade foranee secondarie e a rii.

Per le borgate della zona piana, la prima cinta daziaria (1853-1912) ha un ruolo impor-

tante, in quanto le barriere, aperte nella cinta all’intersezione di strade foranee, hanno un

ruolo di tipo morfogenetico per gli aggregati edilizi e poi urbani, che costituiscono i nuclei

delle borgate. Anche in questo caso, un’ulteriore formazione è indotta sia da elementi

primari, sia da schemi di pianificazione che propongono l’ampliamento della città, fra Otto

e Novecento. Per le borgate della zona pedecollinare, risulta ancora importante il ruolo

svolto dalle due cinte daziarie, non tanto per la morfogenesi delle barriere, quanto per i

limiti perimetrali dell’altimetria.

Nell’analisi su queste varie realtà negli insediamenti borghigiani, l’odierno studio si è

avvalso delle conoscenze maturate dagli autori durante le consulenze a supporto dei Piani

regolatori generali per Torino: PRG, non realizzato, conseguente al Progetto preliminare

del 1980 e PRG del 1995. Le consulenze svolte nell’ambito dell’allora Dipartimento Casa-

città del Politecnico, erano volte a individuare i

valori storico-ambientali

dell’intero terri-

torio comunale, e non solo della sua zona aulica. Uno degli obiettivi assunti dal presente

lavoro è risultato pertanto l’esame, a trent’anni dai primi rilevamenti, su quante e quali

valenze, riscontrate in passato nell’ambiente e nel costruito di borghi e borgate, si siano

conservate e a quale livello.

Pur se oggi, in molti casi, l’assetto urbano nei luoghi studiati presenta brani disgregati,

vi permangono valori storico-ambientali, riscontrati nella realtà attuale mediante attente

analisi

in loco

, che costituiscono il pregio di ciascun insediamento borghigiano renden-

dolo degno di conoscenza e di conservazione. Tali valori vengono esaminati, nei capitoli