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Borghi e borgate: morfologia, tipologia,

ruoli e tutela

Giovanni Maria Lupo

Un’ipotesi alternativa per gli studi sulla città storica europea

La città storica europea risulta quale fatto urbano stratificato e complesso, codifica-

to per ragioni politiche, economiche, culturali, topologiche; tale tipo di città, dalla sua

fondazione fino quasi al secolo XX, è stato spesso racchiuso entro un perimetro tenden-

zialmente definito che, nel divenire della storia, ha assunto i ruoli o di limite virtuale o di

infrastruttura perimetrale: qualora questo perimetro reale esista, gli aggregati edilizi che

si sono localizzati sia al suo interno, sia al suo esterno – qui tangenti a quel perimetro, op-

pure lontani da esso – manifestano specifiche forme e destinazioni, che risultano legate a

usi diversi e a filtri normativi di vario tipo. Per tali aggregati edilizi, che appaiono subalterni

rispetto alla città centrale aulica e dotati di fragilità topologica, il carattere non omoge-

neo – ma portatore di una cultura diramata che oscilla fra città e campagna – è stato già

affrontato in un volume di tipo collettaneo

1

, che contiene uno scritto cui intendo riferirmi

e raccordarmi

2

. I processi storici e i fenomeni inerenti, sui quali si fondano quegli aggregati

edilizi subalterni rispetto alla città cui appartengono, hanno prodotto e consolidato una

realtà preurbana che – nei suoi luoghi storici non centrali, con aspetti di prima periferia

vicina – è alternativa in confronto alla realtà urbana, tipica sia delle aree centrali auliche,

sia delle estese e anodine zone della periferia attuale.

Come si potrà poi notare, l’approccio alle parti di città che qui si studiano è complesso

e di tipo non lineare; del resto, l’affrontare oggi quei luoghi storici non centrali richiede

un’analisi nuova che pare simile – per il carattere sperimentale, di là dal dato topologico

– a quell’analisi che si è tentata una cinquantina d’anni fa per i centri storici (per esempio,

con la Carta di Gubbio del 1960).

Se è vero, come pare sia, che il fatto urbano nella sua complessità debba richiedere

un’attenzione olistica, bisogna attrezzarsi al fine di fornire nuovi strumenti e metodi di

approccio e di analisi per lo studio della storica e prima periferia vicina.

Nell’indagine presente, il riferimento è al caso dei borghi e delle borgate di Torino,

caso considerato quale esempio in forma di paradigma e

compendium

. Per tali borghi e

borgate, l’interesse che sottende questo studio – in quanto mirato all’analisi storica e al

rilievo urbano – parte da osservazioni selettive e critiche della complessa realtà borghigia-

na, al fine di enuclearne pezzi e parti, per capirli, rilevarli, tutelarli. I borghi e le borgate di

Torino conservano ancora alcuni insiemi tipologici e topologici che appaiono relativi a una

stratificata cultura, cui si legano la localizzazione degli edifici e l’organizzazione planivolu-

metrica di pezzi e parti di città; l’esempio è relativo sia a qualche tipo edilizio di probabile

derivazione bracciantile, sia a un ricorrente aspetto d’impianto viario, con vie strette e

case basse: i suddetti casi denotano un rapporto tra tipologia edilizia e morfologia urbana

che è peculiare delle zone storiche non centrali della città.

In un luogo urbano “ipernormato” qual è Torino, il confronto della città centrale au-

lica (che ha un impianto regolare, in diversi modi pianificato) con la città non centrale,

1

Gambino, Lupo, 2011.

2

Lupo, 2011, pp. 30-81.