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cinta, e, anche esse, consolidano e accrescono i limiti
perimetrali, in seguito a varianti di piano regolatore.
I borghi e le borgate, che erano stati costruiti in as-
senza, poi in carenza, infine in presenza di regole urba-
ne ed edilizie, possono essere individuati osservando
alcuni fatti: i tipi di maglia viaria che li caratterizzano, gli
elementi morfogenetici che li hanno prodotti, le localiz-
zazioni che risultano interne o esterne alla prima cinta
daziaria. Ove possibile, si seguono le fasi di trasforma-
zione e di ampliamento, per approdare ai confini peri-
metrali che oggi individuano quei luoghi borghigiani.
Tali luoghi non si possono legare alle attuali circoscrizio-
ni, le quali sono nate come unioni amministrative.
La distinzione tra borghi e borgate è legata – fondamentalmente, tranne qualche caso
– alla prima cinta daziaria. I borghi si trovano entro o fuori la cinta daziaria ottocentesca;
le borgate sono quasi sempre esterne a tale cinta e a essa tangenti. Per i borghi e le bor-
gate sono ravvisabili gli aspetti di identità e differenza. L’identità è intesa nel senso di un
insieme di caratteristiche che rendono un luogo quello che è, distinguendolo da tutti gli
altri; la differenza è intesa nel senso di un carattere che è peculiare di un luogo. Per tali
luoghi borghigiani, esistono processi storici di analoga formazione che, però, producono
fenomeni diversi.
Di una certa complessità è l’indagine sui limiti perimetrali dei luoghi borghigiani; tali
limiti sono legati a fatti urbani sia naturali (fiumi o torrenti), fissi e costanti, sia artificiali
(infrastrutture daziarie, stradali, ferroviarie), fissi o variabili. La formazione e la dimen-
sione dei luoghi borghigiani possono essere legate: ai ruoli morfogenetici di attrezzature
di servizio o di infrastrutture; ad alcuni elementi primari o all’assetto dell’area della resi-
denza, pubblica e privata; ad aspetti ricorrenti della tipologia edilizia o della morfologia
urbana o dei livelli normativi, per le lottizzazioni e i piani regolatori.
L’elenco dei borghi e delle borgate di Torino non vuole ridursi a una lista dei luoghi bor-
ghigiani, e a una indicazione dei limiti perimetrali che li definiscono; la definizione di tali
limiti è stata in parte tentata già da Pietro Abate-Daga
6
, nel suo libro sulle zone periferiche
di Torino. L’indagine relativa ai limiti borghigiani se è, da un lato, utile per definire in senso
fisico il carattere dei luoghi risulta, però, di complessa e diramata attuazione: tale indagine,
infatti, appare spesso filtrata sia dal tipo di maglia viaria che denota qualche parte di quei
luoghi non centrali, sia dai riferimenti storici – medievali o moderni o contemporanei – che
6
Abate Daga, 1926.
2. Via Castagneto. Anche
l’“isola” urbana, cui que-
sta via appartiene, appare
di significativa unicità. Fra
Otto e Novecento, la ten-
denza pianificatrice che
denota Torino si è estesa
alla sponda destra del Po,
nella zona pedecollinare,
ma non ha interessato
questo aggregato urbano.
La nervosa volumetria de-
gli edifici non è tanto le-
gata alle singole tipologie
edilizie (come può accade-
re per le aree destinate a
palazzine e villini), quanto
connessa alla situazione
orografica collinare: tale
varietà di spazi urbani e di
volumi edilizi, con interval-
li di giardini, è incrementa-
ta dalla presenza di scalee
che consentono l’accesso
a vicini livelli diversi. An-
cora in questo caso – se si
pensa alla diffusa bellezza
di tale pezzo di città –, la
consapevolezza che deriva
dalla valutazione del senso
del sito, dovrebbe innesca-
re un’attenta prassi di tu-
tela, per evitare incongrue
intrusioni e per proporre
idonee
pavimentazioni
stradali (stralcio planime-
trico tratto da
Pianta di To-
rino
, in
Guida di Torino
, Pa-
ravia, Torino 1949, tav. 89).