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Connotazione dei luoghi non centrali

attraverso la cartografia storica

Chiara Devoti

Rispetto al cosiddetto “nucleo di più antica acculturazione”

1

della città capitale, i luoghi

non centrali rappresentano settori urbani di crescente rilievo, che tuttavia spesso sfuggo-

no all’attenzione generale nonostante la loro ragguardevole estensione e il loro risvolto

sostanziale nella gestione stessa della città. Ritracciarne le origini, comprenderne il peso

nello sviluppo cittadino, sono i fini di questa ricerca, nell’ambito della quale l’analisi della

cartografia storica ha occupato un ruolo di tutto rilievo, nella convinzione dell’importanza

del mostrare, nel disegno preciso del rilevamento, o nella previsione del progetto, il ruolo

fondamentale dei segni territoriali e urbani per la comprensione delle scelte urbanistiche,

delle costrizioni topografiche (con il relativo violarle o viceversa assecondarle), dei lacerti

di strutture più antiche in grado di condizionare il reticolo viario e la composizione urbana.

Nel contesto di una città ipernormata, nata come capitale e come tale sempre conside-

rata

2

, la cartografia storica appare ricchissima

3

, sicché più che una lista – che rischierebbe

sempre di tralasciare qualche dato più che significativo – si propone qui una disamina di

alcuni segmenti di periodizzazione urbanistica con il relativo appoggio di una selezione di

mappe reputate emblematiche. Otto di queste, fondamentali per l’analisi, sono oggetto

anche di una schedatura minuziosa in allegato.

La cartografia del Settecento, dalla città capitale al contado

La cartografia storica, anche quando sia concentrata soprattutto sul nucleo più propria-

mente cittadino o sulla cerchia della fortificazione – compiuta per settori successivi tra la

seconda metà del Cinquecento e gli anni venti del Settecento e ormai alla metà di questo

secolo

oeuvre architecturale achevée 

4

– non trascura sovente l’immagine del territorio

circostante, contribuendo in modo determinante alla individuazione di quegli elementi

morfogenetici (cascine, bealere, strade extraforanee, complessi religiosi) che sono alla

base dello sviluppo dei borghi e delle borgate. Se infatti, la struttura storica della città

5

, alle

soglie del passaggio dalla connotazione di capitale di un semplice, per quanto strategico,

ducato a quella di

caput

di un regno (con il trattato di Utrecht del 1713)

6

, non annovera

che i due borghi della Dora e del Po, i fattori che porteranno alla formazione degli altri

1

Il termine, che definisce in modo estremamente chiaro quale sia il ruolo generatore e polarizzante del

settore centrale della città, sostituendo e integrando il concetto di centro storico, è stato introdotto in occa-

sione delle analisi per il PRG cittadino del 1980, poi non attuato, ed è criticamente discusso in

Beni Culturali

Ambientali

, 1984, p. 17.

2

Comoli Mandracci, 2000, p. 11.

3

Per uno sguardo completo alla produzione cartografica relativa alla città si veda Lupo, 1989.

4

Comoli Mandracci, 1983.

5

Ancora per questa definizione, si rimanda all’Introduzione, in

Beni Culturali Ambientali

, 1984, pp. 17-22.

6

Si tratta non di un solo trattato, ma di una serie di trattati di pace, firmati a Utrecht tra marzo e aprile del

1713, al termine della guerra di successione spagnola. A Vittorio Amedeo II di Savoia è concesso il titolo di re

di Sicilia (poi scambiato con quello di Sardegna qualche anno dopo, nel 1718), è reso il contado di Nizza, viene

assegnata la Sicilia (da cui deriva appunto la regalità), il Monferrato, Alessandria, Valenza, tutta l’alta valle di

Susa, Pinerolo, le vallate alpine di frontiera a questa piazzaforte connesse, e alcune parti del territorio già mi-

lanese, fino al confine naturale rappresentato dalla Sesia.