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apprezzare una chiara e articolata dignità

e di vedere una struggente bellezza, che

sono tipiche di quelle parti urbane storiche

non centrali.

In generale, l’Ottocento e il primo

Novecento mi pare possano essere pensati

come filtri, ossia quali elementi cronologi-

ci che selezionano gli esiti del passato, per

trasformarli nel rapporto dialettico tra in-

novazione e conservazione.

All’esterno dell’ex barriera delle

Maddalene – prima cinta daziaria –, un

piccolo aggregato urbano è racchiuso in

un perimetro viario che comprende: via

Mottalciata (già privata), corso Novara,

via Bologna, via Candelo (già privata), via

Pollone (già privata), via Quittengo (pri-

vata), via Pacini, via Regaldi; all’interno si

trova via Sordevolo (già privata). Tale pez-

zo di città ha un reticolo viario ortogonale

– forse una lottizzazione –, la cui positura diagonale rispetto agli assi viari di corso Novara

e di via Bologna potrebbe essere determinata dai limiti poderali che erano pertinenti alla

cascina Nigra (fig. 1).

All’interno dell’ex barriera di Val San Martino – seconda cinta daziaria –, il piccolo ag-

gregato urbano, già denominato «Frazione Ponte Trombetta», è racchiuso in un perime-

tro viario che comprende: un tratto di cinta daziaria (poi occupato da corso Picco), via

Montiglio, via Castagneto, piazza Ponte Trombetta (poi Hermada), strada comunale Val

San Martino, via Baldissero (privata); al suo interno, il piccolo aggregato urbano è tagliato

da via Lauriano. Tale pezzo di città ha una maglia viaria irregolare, legata alla sua situazio-

ne orografica (fig. 2).

All’esterno dell’ex barriera di Chieri – seconda cinta daziaria –, sedici piccole case,

già denominate «Case Gilardi», sono state costruite nel primo Novecento, lungo il rivo

Reaglie, vicino a corso Chieri (da Torino, prima di strada D’Harcourt). Il carattere specialis-

simo di nucleo omogeneo che hanno quelle piccole case è relativo a una destinazione per

la residenza delle classi meno abbienti (fig. 3).

3. Corso Chieri, 38. Strada

d’accesso a sedici piccole

case, progettate nel primo

Novecento, su incarico di

Adriano Gilardi, proprie-

tario immobiliare. Que-

sto singolare aggregato

edilizio – che pare simile

a una frazione pianificata

– ha conservato la strut-

tura formale delle case,

pur con qualche variante

di accorpamento, legata a

nuovi usi. Nel caso di que-

sto aggregato, l’interesse

critico dovrebbe esprime-

re un giudizio di valore in

chiave tipologica, al fine di

suggerire interventi legge-

ri, qualora sia richiesta una

modificazione della strut-

tura formale delle case

per nuove esigenze d’uso

(stralcio planimetrico trat-

to da

Pianta di Torino

, in

Guida di Torino

, Paravia,

Torino 1949, tav. 91).