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sottendono la morfologia di quei luoghi, negli aspetti di formazione, di stratificazione, di

rinnovo. Per i luoghi borghigiani, la selezione dei tipi di maglia viaria e dei riferimenti sto-

rici a essi inerenti fa sì che l’investigazione debba puntare su qualche struttura, in forma di

enclave

, dei borghi e delle borgate. Sembra, quindi, interessante – oltre che utile ai fini di

una segnalazione di tutela – tentare un’identificazione di alcuni nuclei che rappresentano

peculiari aspetti di diversità all’interno dei luoghi borghigiani. Se ci si colloca in una visione

storica selettiva e critica, si vede che, oggi, non tutto è distrutto o perduto: bisogna partire

dall’osservazione attenta e sistematica delle cose per capire, anche tramite lo studio di

alcuni piccoli pezzi di città, il valore dei brani da tutelare all’interno della struttura storica

dei borghi e delle borgate.

Nell’elenco alfabetico dei borghi e delle borgate – con le barriere più importanti del-

la prima cinta daziaria (1853-1912), barriere dette di prim’ordine –, può accadere – per

esempio – che alcuni borghi di fondazione medievale o moderna siano poi assorbiti to-

talmente da uno schema di pianificazione in epoca contemporanea o, nel corso dell’Otto-

cento, siano anche organizzati secondo una prevalente destinazione d’uso industriale (per

cui sopravvive solo la denominazione della zona); oppure che qualche borgo sia non solo

contiguo a una barriera daziaria ottocentesca, ma integrato con lo sviluppo borghigiano

che quella barriera ha innescato; o, invece, che l’ampliamento di alcune borgate sia in

relazione ai poli delle pertinenti barriere; o, ancora, che si definisca barriera un insieme

di borgate, oltre il concetto di metonimia che assimila la barriera, intesa come passaggio

aperto nella cinta daziaria, alla borgata, intesa come aggregazione edilizia localizzata at-

torno al passaggio della barriera.

Un elenco selettivo delle barriere fornisce alcune indicazioni che riguardano sia le due

cinte daziarie di Torino (I 1853-1912 e II 1912-1930), sia buona parte delle borgate rela-

tive alla prima cinta daziaria, sia i borghi e le borgate che si collegano alla seconda cinta

daziaria. La selezione delle barriere è legata all’importanza e alla capacità di concorrere

alla formazione delle borgate o di parti di esse, oppure alla possibilità di dividere le aree

di pertinenza delle borgate mediante assi stradali o, ancora, al fatto di essere collocate

su strade che portano a qualche borgo o che denominano una zona anche non vicina. Le

denominazioni delle barriere si connettono o ai nomi delle strade foranee su cui sono col-

locate, oppure a qualche nome borghigiano o di località prospiciente

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.

Qualche

enclave

di cultura borghigiana

Nella scia delle precedenti considerazioni, desidero segnalare ancora qualche

enclave

di cultura borghigiana: uno sguardo sulla città è per cogliere esempi di continuità dinamica

e discontinuità topologica. L’identità di un fatto urbano che presenta vie strette (rettilinee

e non) e case basse dev’essere anche colta nella differenza delle varie situazioni morfo-

logiche e tipologiche, di pianura e di collina: la varietà dialettica della prima periferia,

la cui vicinanza è legata – non staticamente – alle due cinte daziarie, credo consenta di

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Per le citate barriere l’elenco alfabetico è il seguente: Barriera di Casale I (piazza Borromini), tagliata dalla

strada di Casale, verso i borghi Madonna del Pilone e Po; Barriera di Casale II (piazza Coriolano), tagliata dalla

strada di Casale, verso le borgate Sassi e Rosa; Barriera del Foro Boario (piazza Adriano), generatrice della via

oggi Di Nanni, nella borgata di San Paolo; Barriera di Francia I (piazza Bernini), tagliata dalla strada di Francia,

con attestamento delle borgate Campidoglio e Cenisia; Barriera di Francia II (piazza Massaua), tagliata dalla

strada di Francia, con attestamento delle borgate Lesna e Parella e del borgo Pozzo Strada; Barriera di Lanzo

(piazza Baldissera), tagliata dalla strada di Venaria, poi generatrice del cavalcaferrovia, verso la via Stradella,

la borgata Vittoria e il borgo Madonna di Campagna; Barriera di Milano I (piazza Crispi), tagliata dalla strada

di Milano, poi corso Vercelli, con attestamento delle borgate Montebianco e Monterosa; Barriera di Milano

II (piazza Rebaudengo), tagliata dalla strada di Milano, poi corso Vercelli; Barriera di Mirafiori (piazzale Caio

Mario), tagliata dal viale di Stupinigi, poi corso Unione Sovietica, verso il borgo Mirafiori; Barriera di Nizza

I (piazza Carducci), tagliata dalla strada di Nizza, verso la borgata Molinette e il borgo Lingotto; Barriera di

Nizza II (piazza Bengasi), tagliata dalla strada di Nizza; Barriera di Orbassano (largo Orbassano), tagliata della

strada omonima, verso la zona di Santa Rita; Barriera di Piacenza I e II (slargo lungo il corso Moncalieri, fra le

vie Marsala e Milazzo, verso la borgata Pilonetto e l’ex borgo Rubatto; Barriera di San Paolo (incrocio delle vie

Monginevro e San Paolo), verso la borgata San Paolo; Barriera di Stura (piazza Sofia), tagliata dalla strada di

Settimo, verso i borghi Barca, Bertolla e Regio Parco; ancora Barriera di Stura (che denomina una zona non

vicina, tangente alla strada di Milano, poi corso Giulio Cesare), con strade verso i nuclei di Falchera e Villaretto;

Barriera di Vanchiglia (deflessione della cinta daziaria, poi incrocio del corso Belgio e della via Fontanesi), verso

la borgata Vanchiglietta.