

La città moderna
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marzo 2011
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Torino: storia di una città
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Il Palazzo del Principe
di Carignano (G.
Guarini, 1679) si pro-
pose, per le innovative
scelte architettoniche
e decorative, quale
prototipo di residenza
reale.
Palazzo Barolo (G.F.
Baroncelli, 1692; de-
corazione B. Alfieri) ha
come elementi salienti
la facciata, l’atrio e lo
scalone a forbice.
La Cappella della
Congregazione dei
Banchieri, Negozianti
e Mercanti (M. Garove,
1692) contiene opere di
Andrea Pozzo, Moncal-
vo e Legnanino.
Su commessa di Vittorio
Amedeo II, i Quartieri
Militari (F. Juvarra,
1716-28), adibiti a
caserme, costituirono lo
sbocco verso occidente
del terzo ampliamento
della città capitale.
L’ospedale Maggiore
di San Giovan-
ni Battista (A. di
Castellamonte, 1680;
poi fino al 1762) fu
istituito dalla seconda
Madama Reale.
La chiesa di Santa
Maria di Piazza, nel
’600 sede delle Uni-
versità dei minusieri,
osti e calzolai, conser-
va il presbiterio di B.A.
Vittone (1751).
La Chiesa di San Lorenzo (G. Guarini, 1670-79),
cappella ducale dedicata al santo titolare del giorno
in cui venne vinta la battaglia di San Quintino (10
agosto 1557), racchiude una mirabile cupola ad archi
intrecciati.
Gli Archivi di Corte (F. Juvarra, 1731-34),
inseriti all’interno della “zona di comando”
della capitale, furono il primo edificio europeo
appositamente destinato alla conservazione dei
documenti prodotti dall’amministrazione statale.
Lungo circa 13 km, corso Francia (M. Garove,
1711-12) venne realizzato, su richiesta di Vitto-
rio Amedeo II, come ampio e scenografico viale
alberato, “cannocchiale ottico” tra il Castello di
Rivoli e la Basilica di Superga.
1735
Capitale del Regno di Sardegna.
1713-1735
• Con il
trattato di Utrecht
(1713) Torino diviene
capitale
anche del regno di
Sicilia (commutata nel 1718 con quello della Sardegna) e ai duchi di Savoia è
riconosciuto il titolo regio.
• Vittorio Amedeo II (1666-1732) avvia un processo di
riforme istituzionali
e
rinnova l’immagine architettonica della capitale chiamando l’architetto messinese
Filippo Juvarra
.
• In un’ottica di “nuova scenografia urbana” Torino si apre la sede del governo e
all’intero territorio.
Si realizza l’
ampliamento occidentale
(il terzo) di Torino a
Porta Susina (con i Quartieri Militari), la “
zona di comando
”
con Segreterie di
Stato e Regi Archivi, i luoghi del potere regio (Basilica di Superga, Palazzina di
Stupinigi, avancorpo di Palazzo Madama), la
ristrutturazione
del centro cittadi-
no (rettificazione delle attuali via Garibaldi e Milano), oltre a
edifici religiosi e
civili
nei principali luoghi della città (Santa Cristina, chiesa del Carmine, chiesa
di San Filippo). Viali alberati collegano le residenze reali.
• 1735: Juvarra si trasferisce alla corte borbonica di Madrid.
i luoghi
1780
Una capitale europea.
1735-1796
• Le
riforme
dello Stato proseguono
con Carlo Emanuele III (1730-1773)
e Vittorio Amedeo III (1773-1796).
• 1780: Torino si prepara a essere città
dell’assolutismo, grazie agli architet-
ti regi, come
Benedetto Alfieri
, che
ne programmano la metamorfosi.
• Palazzi
in città e “
vigne
”
in collina:
la nuova
classe imprenditoriale no-
bilitata
sostiene la trasformazione
urbana.
• I continui cantieri delle
residenze sa-
baude suburbane
confermano l’impor-
tanza del sistema territoriale barocco.
Fotografie di Paolo Mussat Sartor e Paolo Pellion di Persano
Sopravvissuto allo smantellamento delle mura
che cingevano la città tra ’500 e ’800, il Bastion
Verde conserva pressoché integro il padiglione
(A. Vitozzi,1585-87) nei Giardini Reali.
Palazzo Scaglia di
Verrua, con il suo cortile
colonnato, è l’unico tra i
palazzi torinesi a conser-
vare linee rinascimentali,
oltre agli affreschi sulla
facciata (A. Parentani,
1603).
Nel pieno del centro romano e medievale, la
porticata piazza Palazzo di Città (B. Alfieri,
1756), già Piazza delle Erbe, converge
sull’edificio del Comune (F. Lanfranchi, 1663).
Edificato come residenza fluviale di “delizia”,
il castello ducale del Valentino fu realizzato su
modelli francesi a
pavillon-système
(C. di Ca-
stellamonte, 1621-41; poi A. di Castellamonte)
e decorato internamente fra ’500 e ’600.
Costruita sulle fon-
damenta di un’antica
fortezza (G. Soldati,
1583; poi A. Vitozzi,
1610), la chiesa di
Santa Maria al Monte
dei Cappuccini domi-
na la città.
Piazza San Carlo (C. di
Castellamonte, 1637-
42) fu il cuore del
primo ampliamento
della capitale, sull’as-
se della Contrada
Nuova.
Già vigna del cardinal
Maurizio, Villa della
Regina (A. Vitozzi,
1615) fu progettata
sul modello delle ville
romane.
La Reggia di Venaria
Reale (A. di Castel-
lamonte, 1659-80;
poi M. Garove, F.
Juvarra e B. Alfieri) è
la più grandiosa tra le
dimore della “corona
di delizie”.
Via Po, con il disegno
unitario delle facciate
porticate, fu l’asse
portante del secondo
ampliamento di Torino
(A. di Castellamonte,
1673).
1580
Una città fortezza.
1563-1640
• Nel
1563
la
capitale
del Ducato è
trasferita da Chambery a Torino.
• Emanuele Filiberto (1563-80) per-
segue la scelta strategica di collocare
la nuova
Cittadella
di Francesco
Paciotto e la
residenza ducale
ai due vertici opposti dell’antico
castrum romano.
• Carlo Emanuele I (1580-1630) si
dedica alla nuova città civile, tripli-
cata in estensione e chiusa entro la
“
mandorla
” delle mura. Viene rea-
lizzata la
Grande Galleria
(1608).
• 1619-20:
primo ampliamento
della
città a sud.
1680
Una città in espansione.
1640-1713
• Nel 1673 è avviato il
secondo ampliamento
della città, sull’asse di
via Po.
• 1680: Torino è immersa in una trasformazione senza precedenti. L’uniformità delle
architetture cede il passo all’eccezione dello straordinario. Guarino Guarini disegna il
volto “meraviglioso” della presenza dei Savoia a Torino. È Il trionfo del Barocco. La
regolarità delle vie e dei prospetti è metafora del buon governo.
• Sotto la reggenza della seconda madama reale Maria Giovanna Battista di Savoia Ne-
mours (1675-84) sono realizzati il
Collegio dei Nobili
e
Palazzo Carignano
disegna-
to da Guarini sul modello del Louvre di Parigi ideato da Bernini.
• A partire dal 1680 viene realizzato l’Ospedale di San Giovanni Battista, progettato da
Amedeo di Castellamonte.
• La bizzaria
dell’architettura religiosa
, in particolare delle cappelle palatine della Sin-
done e di San Lorenzo si impone sull’uniformità delle palazzate di edilizia civile. La
città assume un
piano del colore ante litteram
: il bianco e il grigio per le residenze
ducali; il cotto a vista per gli edifici dell’amministrazione dello Stato; il nero e il bigio
per la cappella della Sindone; i marmi colorati per gli interni del San Lorenzo.