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La città moderna

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marzo 2011

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Torino: storia di una città

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Palazzo Reale (fotografia di P. Mussat Sartor e P. Pellion di Persano).

LA CITTÀ Moderna

Capitale di uno Stato a cavallo delle Alpi, la città, immagine del sovrano e della dinastia, si sviluppa

per parti, impostata su una griglia ortogonale e sulla uniformità di facciata, e guarda ai grandi modelli internazionali.

Al disegno degli ingegneri militari si accosta il “meraviglioso” dei fulcri architettonici urbani e della

“corona di delitie” nel territorio. È la città di Vitozzi e dei Castellamonte, di Guarini, di Garove, di Juvarra e di Alfieri.

di

Giuseppe Dardanello

e

Costanza Roggero

T

ra 1580 e 1680, nell’arco di un seco-

lo, la città di Torino raddoppia nelle

dimensioni e triplica il numero dei

propri abitanti, che passano da 15.000

a circa 40.000: e la sua immagine viene

sostanzialmente ridisegnata fino a diveni-

re un’icona di governata continuità, im-

postata su una griglia ortogonale e sulla

uniforme regolarità delle facciate su stra-

da. Le due date marcano altrettante tappe

di grande significato per l’investimento

politico e istituzionale della dinastia sa-

bauda nella

nuova capitale dello Stato

,

trasferita da Chambery a Torino nel 1563.

Cultura militare e disegno urbano sono i

cardini dell’iniziativa del principe per la

capitale: il progetto, definito nelle linee

guida e concretamente messo in opera

dai duchi Emanuele Filiberto (1563-80)

e Carlo Emanuele I (1580-1630), trova la

sua prima fase di attuazione nell’amplia-

mento della “Città nuova” realizzato da

Vittorio Amedeo I (1630-37).

La costruzione della “città nuova”

e l’immagine pubblica della dinastia

Fortificare e controllare la città esistente

sono gli obiettivi della politica urbana

di Emanuele Filiberto, con la scelta stra-

tegica di collocare la

nuova Cittadella

e

l’insediamento della

residenza ducale

ai

due vertici opposti dell’antico

castrum

ro-

mano: l’imponente fortezza disegnata da

Francesco Paciotto e la residenza ducale

che si attesta nell’area del Bastion verde,

mentre rispondono a esigenze di difesa,

contemporaneamente stringono d’assedio

la città. Un’analoga posizione ambivalen-

te è assunta dal duca nei confronti della

Chiesa: con l’espropriazione del Palazzo

del vescovo per farne la propria residen-