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La città medievale

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marzo 2011

marzo 2011

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Torino: storia di una città

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Da Leggere

G.

Casiraghi,

La diocesi di Torino nel medioevo

,

Deputazione subalpina di storia patria, Torino 1979

G.

Sergi,

Potere e territorio lungo la strada di Fran-

cia. Da Chambéry a Torino fra X e XIII secolo

, Liguo-

ri, Napoli 1981

R.

Bordone

, S.

Pettenati (a cura di),

Torino nel bas-

so medioevo: castello, uomini, oggetti

, Musei Civici,

Torino 1982

G.

Sergi (a cura di),

Storia di Torino

, I,

Dalla preisto-

ria al comune medievale

, Einaudi, Torino 1997

R.

Comba (a cura di),

Storia di Torino

, II,

Il basso me-

dioevo e la prima età moderna

, Einaudi,Torino 1997

Ne 1472 il Comune acquistò il primo nu-

cleo dell’attuale Palazzo Civico, mentre in

precedenza il consiglio comunale si riuniva

presso case private o nella Torre. L’attrazio-

ne esercitata dalla città dalla seconda metà

del Quattrocento invertì il flusso demogra-

fico negativo: al principio del Cinquecento

la popolazione raggiunse infatti le 5-6.000

unità, e si sviluppò nei sobborghi cresciuti

fuori porta Segusina e porta Doranea e sor-

ti vicino al ponte sul Po. Il Quattrocento

si chiuse con la trasformazione del vecchio

complesso della cattedrale: fu costruito un

nuovo grande campanile (1469), ma un ra-

dicale rinnovamento architettonico si ebbe

con

il vescovo Domenico della Rovere

,

mecenate che fece edificare il

nuovo duomo

secondo i dettami rinascimentali (estranei

fin allora al Piemonte) su progetto di Bar-

tolomeo di Francesco di Settignano, detto

Meo del Caprina: i lavori ebbero inizio nel

1491 e si protrassero fino al 1505, quando la

chiesa fu solennemente consacrata.

La città si prepara a essere

capitale del ducato

Negli anni delle

“guerre d’Italia”

tra Fran-

cesi e imperiali si susseguirono passaggi degli

eserciti dei re di Francia, ospitati nel castello

di Torino (Luigi XII nel 1507, Francesco I

nel 1515); per contrastare le mire dei fran-

cesi (che nel 1511 avevano ottenuto lo scor-

poro di Saluzzo dalla diocesi di Torino), il

duca Carlo II e il vescovo Giovanni Fran-

cesco della Rovere nel 1513 ottennero dal

papa che Torino divenisse sede arcivescovile.

Il duca fece anche costruire

quattro bastio-

ni agli angoli della cinta muraria

e un ba-

luardo davanti al castello. Ciò nonostante i

Francesi nel 1536 occuparono Torino con

facilità, bene accolti dagli abitanti, mentre

il duca e la corte si ritiravano a Vercelli. In

seguito i Francesi fecero radere al suolo i

borghi fuori le mura che impedivano il tiro

delle artiglierie: scomparvero così i borghi di

porta Segusina, di porta Dora e di Po e le

chiese suburbane, fra cui l’antica abbazia di

S. Solutore.

Nel 1538 il Piemonte sabaudo fu annesso

al regno di Francia

e nel 1539 Francesco I

istituì a Torino un Parlamento e la Corte dei

Conti, mentre l’università fu temporanea-

mente soppressa. Nel 1548 il re Enrico II

entrò trionfalmente a Torino, ora governata

da un viceré. Solo nel dicembre 1562 i fran-

cesi lasciarono la città: nel febbraio 1563 vi

sarebbe entrato il duca Emanuele Filiberto

che prese residenza nel palazzo dell’arcive-

scovo. Sotto i francesi la città ebbe

un im-

pulso economico e demografico

, anche se

le 10-12.000 unità furono superate solo con

il ritorno dei Savoia e con l’organizzarsi della

corte. La posizione geografica contribuì allo

sviluppo delle strutture ricettive di Torino:

si contavano, allora, oltre una cinquantina

fra alberghi e taverne e alcuni albergatori

raggiunsero un rango elevato, come i titolari

dell’albergo del

Cappel Rosso

, situato presso

l’incrocio di via Garibaldi con via Porta Pa-

latina e dotato di 14 letti e di una cantina di

cinque botti. Alla prima metà del Cinque-

cento risale anche la sistemazione dell’alber-

go della Corona Grossa (edificio tuttora esi-

stente in via IV Marzo), attestato nel 1523

come

Hospicium Corone

.

Con interruzioni e accelerazioni,

il Me-

dioevo di Torino preparò il definitivo

assestamento della città come capitale

del principato sabaudo

: una funzione

che per molti secoli, sino alla fine del

Duecento, non era stato affatto fra le sue

“vocazioni”, anche se la centralità rispetto

a un ampio territorio fu un suo caratte-

re indubbio già dall’alto Medioevo, con

la sola interruzione della dipendenza da

Ivrea dall’888 al 950.

Renato Bordone è stato professore ordinario pres-

so la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università

degli Studi di Torino.

Giuseppe Sergi è professore ordinario presso la

Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli

Studi di Torino.

14.244

5.000

4.500

3.100

8.000

1000

1325

1415

1500

1571

POPOLAZIONE

ANNO

POPOLAZIONE DI TORINO

Sotto gli Acaia la sede del governo della

città si collocava presso l’attuale piaz-

za Palazzo di Città

, detta

platea Taurini

o

platea civitatis

, allora collegata direttamente

con la piazzetta della chiesa di S. Gregorio

(ora San Rocco) di fronte alla Torre Civica,

all’incrocio fra le attuali vie Garibaldi e S.

Francesco. Nei pressi si teneva il mercato del

pesce, mentre il mercato del grano si svol-

geva davanti alla chiesa di S. Silvestro (ora

del Corpus Domini). Fra i muri della

platea

civitatis

c’erano i laboratori dei calzolai e i

banchi dei macellai, circondati da botteghe

artigiane. In questa fase, fu forte l’oscillazio-

ne demografica per le ricorrenti epidemie

diffusesi dal 1348 alla prima metà del Quat-

trocento: la popolazione si attestava proba-

bilmente allora sulle 3-4.000 unità.

Il Comune di Torino non aveva costruito, a

differenza dei maggiori Comuni piemonte-

si, un vasto distretto territoriale, ma – ere-

ditando in parte le 10 miglia di distretto

accordate da Federico Barbarossa al vescovo

nel 1159 – controllava un’area circostante

di circa 15 chilometri di raggio. Il territorio

extraurbano del Comune era delimitato a

nord dai borghi di Leinì, Caselle, Borgaro

e Settimo, a ovest da Collegno, Grugliasco

e Rivalta, a sud dal torrente Chisola e a est

dal crinale collinare esteso fra Moncalieri e

Gassino. Non esistevano borghi con proprie

comunità organizzate, tranne Grugliasco

(però infeudata nel Duecento ai signori di

Piossasco) e Beinasco, due dipendenze (“ti-

toli”) che Torino tenne per tutto l’antico re-

gime. Sulla destra del Po sorgeva la chiesa di

S. Vito «de Montepharato» con un piccolo

villaggio: a valle si poteva guadare il fiume

per raggiungere la chiesa di San Salvario.

Un vero centro abitato, detto Malavasio,

doveva sorgere in val S. Martino, e insedia-

menti sparsi si trovavano a Sassi. Sulla spon-

da sinistra tutta la zona pianeggiante era de-

finita la “campagna” (

Campanea

) di Torino,

come attesta ancora il nome di Madonna di

Campagna, mentre a occidente, sui diversi

sbocchi della

via Francigena

, si erano già svi-

luppati il borgo di S. Donato e di Colleasca

e le fondazioni ospedaliere di Pozzo Strada.

L’università e il duomo nuovo:

simboli di un prestigio in ascesa

Un primo segnale del rinnovamento urbano

fu nel 1404 la concessione, da parte del papa

avignonese Benedetto XIII, di istituire uno

Studium Generale

a Torino, confermata nel

1412 dall’imperatore Sigismondo. Al prin-

cipio l’università funzionò in modo discon-

tinuo, perché i docenti preferivano risiedere

e insegnare a Chieri e a Savigliano, consi-

derati più salubri durante le epidemie; nel

1436 il consiglio comunale di Torino riuscì

a ottenere patenti ducali che stabilirono in

città la sede definitiva dello

Studium

. L’edi-

ficio, ora non più esistente, sorgeva in via S.

Francesco, davanti alla chiesa di S. Rocco e

accanto alla Torre Civica.

Da quando nel 1418 era passata alle di-

pendenze dirette del duca Amedeo VIII di

Savoia, Torino si avviò a diventare uno dei

centri burocratici più importanti del ter-

ritorio sabaudo. Grazie anche al prestigio

della

sede episcopale, la città fungeva occa-

sionalmente da

sede del principe e della

corte

; in particolare vi si riuniva spesso il

Consilium cum domino residens

, organismo

itinerante al seguito del signore con funzioni

politico-amministrative e giudiziarie su tutti

i domìni. In seguito un nuovo organismo

amministrativo con competenze specifiche

per l’area di qua dalle Alpi, chiamato

“con-

siglio cismontano”

, fissò la propria sede a

Torino, in considerazione della collocazione

stradale della città verso la pianura lombar-

da; dal 1459, infine, vi si stabilì in modo

permanente, riunendosi nel castello di Porta

Fibellona, anche per agevolare la partecipa-

zione di personale burocratico uscito dallo

Studio torinese.

Il Duomo con il campanile quattrocentesco, coronato da Juvarra nel Settecento (fotografia di P. Gonella).

*

I dati demografici sono tratti da G. Melano,

La

popolazione di Torino e del Piemonte nel secolo XIX

,

Torino, 1961; R. Zangheri,

La popolazione italiana in

età napoleonica

, Bologna, 1966; U. Levra,

L’ altro vol-

to di Torino risorgimentale, 1814-1848

, Torino, 1988.

*