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La città medievale

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marzo 2011

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Torino: storia di una città

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Il prospetto meridionale del Castello degli Acaia (fotografia di M. Saroldi).

LA CITTÀ Medievale

Torino, fulcro di uno dei ducati longobardi, si attesta come nodo di transito e luogo di sosta obbligata tra la

l’Italia e l’Europa occidentale. L’influenza straniera si avvicenda con il potere dei vescovi fino alla nascita e

alla crescita del Comune. Una realtà in movimento che, dal Duecento in attesa di diventare

«Porta d’Italia», accoglie l’arrivo dei Savoia.

di

Renato Bordone

e

Giuseppe Sergi

G

iunta in Italia nel 568, una forza d’occu-

pazione formata da Longobardi, Eruli e

Turingi si insediò nel Torinese nel 570.

La guida della “coalizione” era saldamente

nelle mani dei

Longobardi

che

stabilirono

quattro ducati nel Piemonte

altomedieva-

le: i capoluoghi erano San Giulio d’Orta,

Ivrea, Asti, Torino, ma i confini fra i terri-

tori non erano precisi (la tradizione tribale-

militare non prevedeva nozioni territoriali e

provinciali chiare) sebbene i duchi avessero

sedi stabili, quasi sempre collocate in città.

La corte ducale torinese era situata nella

zona compresa, oggi, fra le vieTorquatoTas-

so, IV Marzo e Porta Palatina e la memoria

della sede si mantenne a lungo, se nel 1102

vi troviamo una chiesa intitolata a S. Pietro

de curte ducis

. Da questo luogo i duchi co-

mandavano le guarnigioni sparse in un am-

pio territorio circostante. Nel 591 fu eletto

re di tutti i Longobardi un duca di Torino,

Agilulfo, definito anche “duca dei Turingi”,

popolazione unitasi ai Longobardi dopo che

oltralpe il loro regno era stato abbattuto dai

Franchi nel 531.

Alla base dell’arco alpino occidentale pas-

sava il delicato confine fra le dominazioni

franca e longobarda: i punti di frontiera più

importanti erano nei fondovalle di Aosta e

di Susa, nei siti fortificati di Bard e di Chiu-

sa. Dopo il 575, in seguito alla cessione da

parte dei Longobardi delle valli d’Aosta e di

Susa al re merovingio Gontrano, Torino fu

più legata alla Pianura Padana che alle re-

gioni transalpine, benché fino alla domina-

zione di Sìsige (un capo goto riconosciuto

da Bisanzio), non fosse stato così; lo dimo-

stra il fatto che anche i vescovi di Torino da

qualche anno avevano dovuto rinunciare al

governo ecclesiastico di alcune zone di là dal

valico del Moncenisio.

L’

importanza strategica del ducato di To-