Previous Page  56-57 / 84 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 56-57 / 84 Next Page
Page Background

La città contemporanea. L’Ottocento

|

marzo 2011

marzo 2011

|

Torino: storia di una città

56

57

Gli attuali giardini Cavour, sul sito del Giardino dei Ripari realizzato nel 1834 in sostituzione delle mura abbattute in età napoleonica (fotografia di R. Goffi).

LA CITTÀ contemporanea.

l’ottocento

La realtà post-napoleonica e le chiusure della Restaurazione, le grandi trasformazioni della “Mecca” d’Italia e

i sogni di un futuro da “capitale politica”, la crisi dopo la perdita del ruolo e la ricerca

di una nuova identità e di nuove prospettive: Torino è il centro propulsore dell’industria nazionale.

di

Silvano Montaldo

C

on la definitiva annessione del Pie-

monte alla Francia, nel 1802, per To-

rino iniziò una fase nuova. Non più

capitale e fortezza, ma centro di servizi e

snodo commerciale tra l’Italia e la Francia,

la città assunse una forma diversa: mentre

si avviava lo smantellamento dei bastioni,

attorno alle cerniere degli antichi attesta-

menti viari fuori porta furono realizzate al-

cune grandi piazze, collegate tra loro da un

sistema di

promenades

alberate esterne

.

Per la prima volta i torinesi furono assog-

gettati al pagamento della tassa fondiaria e,

di conseguenza, iniziarono anche i lavori

per la realizzazione del catasto urbano. La

città, che stava vivendo un declino demo-

grafico, fu divisa in quattro distretti, corri-

spondenti alle direzioni dei flussi commer-

ciali e fu applicato il sistema introdotto per

la prima volta a Parigi, che assegnando a

tutte le vie e le piazze di Torino un nome

fisso, cui seguiva l’indicazione di un nume-

ro civico, permetteva di individuare con

certezza il domicilio di ogni abitante.

Il rientro dei Savoia

In una città irriconoscibile

Vittorio Emanuele I, rientrando nel

maggio 1814 dall’esilio durato sedici

anni, attraversò il solido

ponte napole-

onico

in pietra che ora univa Torino al

Piemonte meridionale e si trovò di fron-

te una città irriconoscibile: non più un

centro rinserrato tra i bastioni, ma una

grande

esplanade

alberata, ricca di spazi

da edificare. Torino, che tornava a esse-