Villa d'Agliè, già Vigna Morel, il Castelmagno
L'area affacciata sul Po, non lontana dalla confluenza con la Dora, venne abitata fin da tempi remoti, come testimoniano i reperti di epoca romana trovati in zona. Si ipotizza che, in considerazione della posizione strategica, fosse presente un castrum.
Nel XVI secolo questa zona venne scelta da Emanuele Filiberto per costruirvi una delle sue prime villeggiature (Villa Magri, già vigna Margherita).
La storia di questa villa è estremamente complessa, con molti passaggi di proprietà che si riflettono nelle varie denominazioni che ebbe.
Nel '600 la proprietà apparteneva agli eredi di Gian Francesco Bellezia, il sindaco che amministrò con saggezza Torino durante la peste del 1630. Nel 1672 ne era proprietaria la contessa Anna Berardino di Azighiano. Probabilmente danneggiata durante l'assedio del 1706, venne infatti definita“vecchia di casa” quando nel 1708 il conte Buronzo d'Asigliano la vendette al banchiere di Corte Francesco Antonio Colomba. In seguito egli fallì clamorosamente, a seguito delle severe leggi emanate da Vittorio Amedeo II sui feudi dell'antica nobiltà (1720) e della crisi economica che attraversò l'intera Europa.
La casa venne però venduta all' asta nel 1723 per un prezzo molto alto, che prova dei lavori di ristrutturazione commissionati ed effettuati nel 1716 dal Colomba stesso. Per la tipologia architettonica di questi importanti lavori si è ipotizzata l'opera di Filippo Juvarra.
Ne divennero proprietari i Dal Pozzo della Cisterna, in seguito i Padri Barnabiti che la vendettero nel 1742 alle sorelle Bogetto figlie di un banchiere. La ereditò Paola Bogetto maritata con il conte Carlo Felice Demorri di Castelmagno, ministro di Stato, e per più di un secolo la villa venne detta "Il Castelmagno", dal nome del feudo dei proprietari. La vigna passò quindi in eredità al figlio Renato Ignazio Demorri che in seguito la vendette al banchiere Giovanni Angelo Morelli.
Anche se non si conosce quando passò al Duca del Chiablese, una planimetria del 1796 testimonia che l'ultimogenito di re Carlo Emanuele III, Benedetto Maurizio Duca del Chiablese unì la tenuta della villad'Aglié con la vicina ed antica villa Margarita (ora villa Magri, già Vigna Margherita). E' noto che egli, nel periodo di occupazione francese, si faceva chiamare Conte di Aglié, in quanto proprietario del Castello ducale di Aglié. E' probabile che da ciò derivi il nome della villa. Nel passato si ipotizzò anche che il nome fosse legato a Filippo d'Aglié, che possedeva però la vigna Sammartino, ora Imperiali Becker, all'inizio della Valsalice.
Nel 1806, dopo il sequestro dei beni del Duca, fuggito a Roma a seguito dell'occupazione francese, la villa venne aggiudicata al conte Tarino di Chauvannaz. Con la Restaurazione passò in seguito al baronetto sir John Foster, ministro di Sua Maestà britannica alla Corte dei Savoia, che si dedicò con grande passione alla cura del giardino, piantando molte piante esotiche e fiori.
Nel 1842 venne acquistata dalla marchesa Carolina Pilo Boyl di Putifigari, che la mantenne per circa ottant'anni. In quel periodo i Reali visitarono spesso la Villa e la Regina Margherita si innamorò degli stucchi di Ignazio Collino che ornano il salone e ne volle copia in Palazzo Reale.
Dal 1928 al 1948 fu nuovamente proprietà di stranieri, gli svedesi Reinius, quindi subentrarono i Giacosa. Durante la seconda guerra mondiale, uno spezzone incendiario colpì il salone centrale che ha perduto la volta affrescata.
Nel 1947, i nuovi proprietari incaricarono il famoso architetto paesaggista, Russell Page , di ridisegnare gli spazi del giardino riportandoli al disegno originale seicentesco e dal 2007 è incluso nell'elenco ufficiale dei Giardini storici di interesse botanico della Regione Piemonte.
L'ultima denominazione, Villa d'Agliè, venne rispolverata durante l'epoca fascista. In questa villa furono girati alcuni film, tra cui La donna della domenica, tratto dall'omonimo romanzo torinese di Fruttero e Lucentini.
Note
Da Politecnico di Torino Dipartimento Casa-Città, Beni culturali ambientali nel Comune di Torino, Società degli Ingegneri e degli Architetti in Torino, Torino 1984:
VILLA D'AGLIE, GIÀ VIGNA MOREL, IL CASTELMAGNO
Strada alla Villa d'Agliè 26
Villa e vigna.
Edificio di interesse storico artistico, singolare esempio di villa e vigna di impianto seicentesco trasformata nel Settecento, che mantiene elementi formali distributivi e giardino qualificanti la corona pedecollinare della valle di Sassi.
Un primo documento risalente al 1672, riporta la cessione di una « vigna con beni e mobili… alla contessa Anna Berardino di Azighiano». Nel 1708 la villa viene acquistata da Francesco Antonio Colomba e nel 1723 è venduta all'asta. E probabile che sia stato il Colomba a commettere gli importanti lavori di ristrutturazione. Una stima del misuratore E. Rocca, del 1753, descrive l'edificio sia nella distribuzione che negli arredi. In questo periodo il proprietario promuove lavori di decorazione, probabilmente eseguiti da F. Collino. Nel 1796 è passata in proprietà al conte di Agliè.
A. GROSSI. 1791. p. 38-39: PLAN GEOMÉTRIQUE […]. 1805: [Catasto RABBINI]. 1866, fol. XIX: E. GRIBAUDI ROSSI. 1975. 140-146.
Tavola: 43
Bibliografia
- Politecnico di Torino. Dipartimento Casa Città, Beni culturali ambientali nel Comune di Torino, Vol. 1, Società degli ingegneri e degli architetti in Torino, Torino 1984 , p. 586 Vai alla pagina digitalizzata
- Cornaglia, Paolo, Villa d'Aglié, in Comoli Mandracci, Vera - Olmo, Carlo (a cura di), Guida di Torino. Architettura, U. Allemandi, Torino 1999, p. 135
- Lodari, Renata (a cura di), Atlante dei giardini del Piemonte, Libreria geografica, Novara 2017 , p. 168