Table of Contents Table of Contents
Previous Page  167 / 556 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 167 / 556 Next Page
Page Background

Monasterl~

conventi e case religiose

di Giuseppe Tuninetti

il

mondo dei monasteri, dei conventi e delle case religiose

l

nella Torino della Restau–

razione, alla vigilia del 1848, si presentava profondamente cambiato rispetto all'Ancien

Régime. Si trattava di una realtà in movimento e composita e ancora, nonostante la

ripresa, all'insegna della precarietà, in bilico tra la soppressione napoleonica del 1802 e

la minaccia di una nuova soppressione prospettata dalla cacciata dei gesuiti nel 1848 e

attuata poi dalle leggi Rattazzi del 1855.

Questa particolare realtà religiosa offre all' osservatore alcune caratteristiche: la

scomparsa definitiva di antichi ordini soprattutto monastici e mendicanti e, con loro,

di secolari tradizioni religiose: i camaldolesi dell'Eremo, i cistercensi della Consolata, i

teatini di San Lorenzo, i minimi di San Francesco da Paola, gli agostiniani di San

Carlo e di Sant'Agostino, i trinitari della Crocetta e di San Michele, i carmelitani del

Carmine, le clarisse di Santa Chiara e le agostiniane di Santa Pelagia; la destinazione di

monasteri e conventi ad altri usi, civili o militari, ma anche ad altre famiglie religiose: i

servi di Maria passano da San Salvario a San Carlo, le visitandine dalla Visitazione a

Santa Chiara, i preti della Missione dai Santi Martiri alla Visitazione; la ripresa di anti–

chi ordini: francescani, domenicani, gesuiti e altri; infine l'arrivo dalla Francia post–

rivoluzionaria di congregazioni di vita attiva, come le figlie della carità e i fratelli delle

scuole cristiane, che rappresentano un modello e un incentivo per le nuove congrega–

zioni, specialmente femminili e che costituiscono l'importante novità della vita religio–

sa dell'Ottocento.

Alla vigilia del 1848, il panorama complessivo dei religiosi e delle religiose torinesi

si presentava così articolato.

Tra le congregazioni maschili emergevano gli

Ordini mendicanti,

impegnati soprat–

tutto nella predicazione: domenicani a San Domenico; minori riformati nella parroc–

chia della Madonna degli Angeli; minori osservanti a San Tommaso; carmelitani scalzi

nella parrocchia di Santa Teresa; servi di Maria nella parrocchia di San Carlo; cappuc–

cini al Monte e a Madonna di Campagna. I

Chierici regolari

erano maggiormente dedi–

ti alla predicazione, all'insegnamento e all'assistenza, anche perché meno legati ad

impegni di vita comunitaria: gesuiti ai SS. Martiri e nel Collegio dei Nobili; barnabiti

nella parrocchia di San Dalmazzo; camilliani a San Giuseppe. Le

Congregazioni reli–

giose

erano impegnate negli stessi campi dei precedenti: i preti della missione alla Visi–

tazione; i fratelli delle scuole cristiane a Santa Pelagia; gli oblati di Maria Vergine -

nuova congregazione fondata a Pinerolo da Pio Bruno Lanteri - nel santuario della

Consolata. Infine i filippini, a San Filippo (Sant'Eusebio), non propriamente religiosi

con voti, ma preti secolari con vita comunitaria.

l

Oggi i tre termini, nel linguaggio comune, sono

usati indifferentemente per indicare comunità di religiosi

e di religiose; storicamente tuttavia essi indicano tre

forme diverse di vita religiosa affermatesi successivamente

nel corso della storia della chiesa: monasteri per monaci e

monache (ad esempio i benedettini e le clarisse), conventi

per gli ordini mendicanti (domenicani, francescani , car–

melitani, servi di Maria, trinitari, agostiniani), case religio–

se per i chierici regolari (ad esempio i gesuiti) e le altre

congregazioni sorte in seguito, sia maschili sia femminili.

In questa accezione storica vengono impiegati nel presen–

te saggio.

135